venerdì 2 aprile 2010

Mons. Grillo: «Sbaglia chi ci accusa, io cacciai i pedofili» (Tornielli)


Vedi anche:

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Dopo il politicamente corretto, il mediaticamente corretto ed il religiosamente corretto si fa strada un'altra categoria: il papalinamente corretto!

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«Sbaglia chi ci accusa, io cacciai i pedofili»

di Andrea Tornielli

«Vorrei soltanto far sapere che la colpa non è sempre di noi vescovi e che è davvero ingiusto generalizzare...». La voce di monsignor Girolamo Grillo, vescovo emerito di Civitavecchia e Tarquinia, è rotta dall’emozione. C’è sofferenza nelle sue parole. «Ho letto l’intervista al giudice Forno sul Giornale – dice – e la mia esperienza non è affatto quella descritta in quella pagina».

Che cosa contesta?

«La generalizzazione, l’immagine di una gerarchia ecclesiastica insensibile e preoccupata soltanto del buon nome della Chiesa. L’immagine di vescovi che non fanno nulla per evitare che questi abominevoli crimini si ripetano...».

Qual è la sua esperienza?

«Comincerei a descrivere qualcosa che mi è accaduto quando ero giovane prete. Alcuni seminaristi mi parlarono di abusi. Li invitai a raccontare immediatamente tutto al rettore e poi al vescovo. Inizialmente il vescovo prese tempo, ma la cosa arrivò a Roma e furono presi provvedimenti drastici e risolutivi».

E da vescovo, le sono capitati casi del genere?

«Purtroppo ho avuto delle segnalazioni durante i quasi trent’anni del mio episcopato...».

Come si è comportato?

«Da me sono venute persone che sapevano, che avevano raccolto le confidenze delle vittime o delle loro famiglie. Ma mai, in nessun caso, queste persone hanno accettato di firmare una testimonianza e, lasciandomela, di permettermi di intervenire nelle sedi opportune. Mai mi è stato fatto il nome di una delle persone che avevano subito abusi».

Ha mai incontrato le vittime o le loro famiglie?

«Da me non è mai venuta nessuna vittima, e nemmeno un suo familiare. Nessuno che mi abbia raccontato ciò che era accaduto assumendosene la responsabilità. Se fosse successo, avrei immediatamente invitato innanzitutto a denunciare la cosa alla magistratura».

Forno dice che i vescovi non denunciano.

«Ma si dimentica che la prassi ormai invalsa da anni è quella di invitare le vittime dell’abuso a rivolgersi alla polizia e alla magistratura. La Chiesa istruisce un suo processo, che è assolutamente indipendente da quello dell’autorità civile, ma invita chi ha subito la violenza a denunciare, perché la giustizia faccia il suo corso. Dunque, anche se non sono i vescovi direttamente a denunciare, invitano le vittime a farlo».

Lei ha chiesto di parlare con le vittime o le loro famiglie?

«Io ho pregato le persone che sono venute a parlarmi di questi episodi di mettermi in contatto con le vittime, per poterle incontrare, ascoltarle e agire. Questo però non è mai accaduto. Nel mio caso, purtroppo, non è mai accaduto. Non sono stato mai messo in contatto diretto con una vittima o almeno con un suo familiare. Non ho mai potuto manifestare loro la mia vicinanza e la mia sofferenza. E quando ho chiesto a chi mi parlava per conto terzi di assumersene la responsabilità firmandomi una dichiarazione, non l’hanno mai voluto fare. Talvolta hanno persino miminizzato i loro precedenti racconti».

Che cosa ha fatto allora lei? Ha lasciato correre?

«Nient’affatto. Ho cercato di assumere informazioni, e soprattutto ho tenuto d’occhio il sospetto. Poi l’ho convocato, gli ho detto che c’era chi lo accusava, lui si è difeso dicendo che non c’era niente di vero nelle accuse. Io però non avevo nulla di concreto da mettergli di fronte».

Tutto è rimasto allora come prima?

«Assolutamente no. In certi casi ho cacciato i sospetti, li ho allontanati dalla diocesi, anche rischiando ritorsioni. Ho sofferto molto. Ma non potevo fare di più. Perché per accusare formalmente qualcuno ci vuole qualcun altro che si assuma la responsabilità di quanto dice e che racconti l’abuso subito. O qualcuno che almeno testimoni di aver riscontrato l’abuso».

© Copyright Il Giornale, 2 aprile 2010 consultabile online anche qui.

Segnaliamo anche questa intervista pubblicata stamattina dal Giornale:

Pedofilia, padre di una bimba denuncia "Un prete la molestò: l’hanno coperto"

5 commenti:

Anonimo ha detto...

salve, vorrei sottoporre all'attenzione di questo sito una questione che ho notato leggendo le carte del NYT sul caso Murphy e che spero qualcuno sia in grado di chiarire:
riguarda il resoconto della riunione del 30 maggio 1998;
nella versione italiana al punto 4 si legge:

4. S.E. MOUS. WEAKLAND S'IMPEGNA A CERCARE DI OTTENERE DAL REV. MURPHY - DA LUI
PARAGONATO A UN BAMBINO "DIFFICILE" - UNA DICHIARAZIONE DI PENTIMENTO”.

ora nella traduzione inglese il punto 4 è molto diverso e ciò non può essere attribuito ad un traduttore automatico. Infatti così si legge:

“4. S.F. MONS. WEAKLAND SHOULD TRY TO HAVE THE REV.MURPHY DECLARED IMPEDED FROM MINISTRY”.

Quindi nella versione italiana si parla di pentimento ed in quella inglese di impedimento al ministero: due cose molto diverse!

In realtà la versione esatta dovrebbe essere quella inglese visto che Weakland in una lettera del 18 agosto a Bertone dice:
“I have instructed our canonists to immediately begin an administrative process to have Father Murphy declared Irregular for Ministry (C. 1044.2,2)”

Quindi risulta confermata la tesi del Vaticano secondo cui, vista la salute dell’imputato e visti I tempi lunghi di un processo penale, si preferiva prendere provvedimenti amministrativi che avrebbero portato più velocemente ad impedire a Murphy di esercitare il ministero.

Murphy morì 3 giorni dopo la lettera di Weakland.

Resta da chiarire però la difformità delle versioni.
Strano anche che nelle versione italiana alla fine si parli di weakland che non saprebbe come spiegare la “lieve entità dei provvedimenti” mentre nella versione inglese “lieve entità” sparisce

Anonimo ha detto...

Segnalo questa riflessione di Padre Scalese che mi pare molto ad hoc:
Bellezza e miserie di una madre

http://querculanus.blogspot.com/2010/03/bellezza-e-miserie-di-una-madre.html
Alessia

mariateresa ha detto...

la domanda che pone anonimo sulle varie versioni è interessante ma mi venga un colpo se so cosa rispondere. Speriamo che qualcuno accorto ci aiuti.

Raffaella ha detto...

Si', Anonimo ha ragione.
Come mai nessuno ha notato questa discrepanza?
E' proprio il punto della "lieve entita'" la chiave di volta.
R.

Anonimo ha detto...

Da cattolico terribilmente mortificato per la "scopertura del pentolone" devo, purtroppo, amaramente, molto amaramente, ammettere che in diversi casi di pedofilia, alcuni dei quali ormai accertati, la Chiesa ha taciuto ed ha talvolta coperto il peccatore, incolpando le vittime, attribuendo loro "false affermazioni".
il Vangelo è stato "buttato alle ortiche". Ma il Padre Eterno è giusto giudice e sarà severo, come dice la Bibbia, con "chi sta in alto". Certo, comunque si guardi la faccenda della "pedofilia e degli abusi ecclesiastici", la Chiesa ne esce male. Satana, per molti anni, ha lavorato splendidamente per distruggere l'immagine della Chiesa, per sedurre carnalmente e innaturalmente diversi religiosi consacrati, i quali sono caduti nelle sue grinfie come "mele mature". Mature si, ma soprattutto marce, che hanno danneggiato pesantemente la Chiesa di Cristo. Povero Gesù: se ritornasse sulla terra, immaginando di "imporgli" una logica terrena, gli direi di fare un'eccezione alla sua predicazione di pace; di prendere un "robusto tarello" e rifilarlo, cristianamente s'intende, sulle schiene dei traditori.