mercoledì 30 giugno 2010

Il Papa dedica l'udienza generale a San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, e sottolinea l'importanza di avere una guida spirituale (R.V.)


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Il Papa dedica l'udienza generale a San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, e sottolinea l'importanza di avere una guida spirituale

“Un tempo di grazia, che ha portato e porterà frutti preziosi alla Chiesa”: così il Papa ha ricordato stamane l’Anno sacerdotale, appena concluso, dedicando la catechesi dell’udienza generale, in piazza San Pietro, alla figura di San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, nel 150mo anniversario della morte, il 23 giugno 1860 a Torino. Il servizio di Roberta Gisotti:

Benedetto XVI ha chiesto di ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto alla vocazione sacerdotale. E fra questi spicca nel gruppo dei “Santi sociali” nella Torino dell’Ottocento, San Giuseppe Cafasso, “bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote”, come lo disegnava Pio XI, nel decreto di beatificazione. Maestro e formatore di parroci e preti diocesani nel Convitto ecclesiastico torinese di S. Francesco d’Assisi, dove Giovanni Cafasso ‘fondo’ la sua “scuola di vita e di santità sacerdotale”.

“Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale."

Fra i tanti preti santi alla scuola di Cafasso, anche il compaesano di Castelnuovo d’Asti, S. Giovanni Bosco, che ne sottolineava le doti di “calma, accortezza e prudenza”.

Ma “il primo – ha osservato il Papa - non si impose mai sul secondo”, piuttosto il maestro rispettò l’allievo “nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui”. “Un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo”

“Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi”.

Giuseppe Cafasso fu anche sempre vicino agli ultimi, in particolare ai carcerati, che allora nel capoluogo piemontese vivevano in condizioni disumane. Specialissime cure umane e spirituali riservò ai condannati a morte, accompagnandone ben 57 al patibolo.

“La sua semplice presenza faceva del bene, rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti”.

Nei saluti finali, il Santo Padre, ha rivolto indirizzi particolari nelle varie lingue agli arcivescovi metropoliti, presenti in piazza san Pietro, che ieri hanno ricevuto il Sacro Pallio, durante la Messa celebrata dal Papa nella Basilica vaticana, nella Solennità dei santi Pietro e Paolo.

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