martedì 5 ottobre 2010

Il no alla mafia di Benedetto XVI è stato preciso, senza possibilità di equivoci (Monteforte)

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La lezione del prof Ratzinger: il commento di Live Sicilia

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Il Papa: «Contro la mafia c’è l’esempio di don Puglisi»

di Roberto Monteforte

Fate come don Pino Puglisi. Non abbiate paura di testimoniare con chiarezza i valori umani e cristiani. Dite no alla mafia. Il male non prevarrà. Papa Benedetto XVI in visita pastorale a Palermo invita a superare scoramenti e incertezze, malgrado «le situazioni difficili» e i tanti drammi che compiscono la Sicilia, dalla «mancanza del lavoro» all’«incertezza per il futuro» e alla «sofferenza fisica e morale» provocata dalla «criminalità organizzata» che non sono certo poche a Palermo e in Sicilia. Sprona al coraggio e alla speranza cristiana.
«Non vergognatevi di darne testimonianza» scandisce durante l’omelia pronunciata in mattinata al Foro Italico, davanti a una moltitudine di fedeli, 250mila secondo gli organizzatori. Indica a tutti l’«eroico esempio» di don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, ucciso nel 1993 dalla mafia, il nuovo martire siciliano di cui è aperta la causa di beatificazione.
Il Papa lo nominerà tre volte nelle dieci ore trascorse nella capitale siciliana, indicandolo come testimonianza di dedizione agli altri e di coerenza. È chi ha la fede debole - spiega Ratzinger - che in «una condizione umanamente disperante», rischia di cedere e di essere sopraffatto «dalla tentazione dello scoraggiamento e della rassegnazione», di confondere «il male con il bene» o di rassegnarsi al male. Non così chi, come il parroco di Brancaccio, sa senza timidezza testimoniare la fede con «forza, carità e prudenza». Insiste il Papa: «La fede rende possibili le cose umanamente impossibili». «Come una leva muove molto più del proprio peso, così la fede, anche un pizzico di fede, è in grado di compiere cose impensabili, straordinarie». Di questo c’è bisogno nella difficile Palermo e in Sicilia. «Non abbiate timore di vivere e testimoniare la fede - afferma il pontefice rivolgendosi ai fedeli laici - nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana, soprattutto in quelle difficili. La fede vi dona la forza di Dio per essere sempre fiduciosi e coraggiosi, per andare avanti con nuova decisione, per prendere le iniziative necessarie a dare un volto sempre più bello alla vostra terra». È l’invito che ripete nel pomeriggio ai giovani siciliani, numerosissimi, radunatisi in piazza Politeama nel cuore della città. Chiede loro di avere il coraggio della speranza. Ripete il no della Chiesa alla mafia. «È una strada di morte, incompatibile con il Vangelo». Oltre a don Puglisi ai giovani indica un altro esempio di vittima della mafia, quello di Rosario Livatino, il «giudice ragazzino» trucidato nel 1990 all’età di 38 anni. Tra gli applausi e l’entusiasmo dei giovani rinnova l’invito ad essere «segno di speranza per la Sicilia e per l’intera Italia». l’esempio di don Puglisi Anche ai sacerdoti e al clero dell’isola, incontrati nel pomeriggio in cattedrale, chiede di seguire l’«eroico esempio» del parroco di Brancaccio che l’arcivescovo di Palermo, monsignor Paolo Romeo aveva ricordato nel saluto al pontefice. Una denuncia dei disagi sociali e delle «ferite profonde, antiche e nuove» che colpiscono la società siciliana ed anche dell’esigenza di riscatto e di coerenza per contrastare la criminalità organizzata. «Palermo è una città che ha bisogno di essere redenta. Che si è degradata nelle beghe politiche, che sta subendo molto forte l’impatto della crisi economica» aveva affermato, invocando «un sussulto». Il no alla mafia di Benedetto XVI ieri è stato preciso, senza possibilità di equivoci. Lo ha confermato con un gesto importante. Al termine della sua visita, lungo la strada che da Palermo porta all’aeroporto di Punta Raisi, ha voluto fermarsi davanti alla stele che ricorda la strage di Capaci in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Ha deposto un mazzo di fiori e si è trattenuto per qualche minuto in preghiera.

© Copyright L'Unità, 4 ottobre 2010 consultabile online anche qui.

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