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PAPA: INCORAGGIA LA SICILIA, MAFIA E' STRADA DI MORTE
(AGI) - Palermo, 3 ott.
(di Salvatore Izzo)
"Cari giovani di Sicilia, non cedete alle suggestioni della mafia, che e' una strada di morte, incompatibile con il Vangelo, come tante volte i vostri vescovi hanno detto".
E' questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto affidare questa sera ai 15 mila ragazzi delle diocesi siciliane radunati a piazza Politeama, ai quali ha indicato un modello: Rosario Livatino, l'eroico giudice antimafia caduto il 21 settembre 1990.
Vincere la mafia e' possibile, ha spiegato: "siate alberi - ha chiesto ai giovani - che affondano le loro radici nel fiume del bene. Non abbiate paura di contrastare il male.
Conosco l'impegno con cui voi cercate di reagire e di affrontare questi problemi, affiancati dai vostri sacerdoti, che sono per voi autentici padri e fratelli nella fede, come e' stato - ha detto - don Pino Puglisi".
Al sacerdote ucciso davanti alla sua parrocchia di Brancaccio 17 anni fa, il Papa ha dedicato il discorso ai sacerdoti radunati in Cattedrale affermando che "la Chiesa di Palermo deve conservare la viva memoria della feconda testimonianza sacerdotale di don Giuseppe Puglisi, imitandone l'eroico esempio".
"Un appartenente a questo presbiterio - ha scandito - e' stato ucciso dalla mafia, aveva un cuore che ardeva di autentica carita' pastorale; nel suo zelante ministero ha dato largo spazio all'educazione dei ragazzi e dei giovani, ed insieme si e' adoperato perche' ogni famiglia cristiana vivesse la fondamentale vocazione di prima educatrice della fede dei figli".
"Lo stesso popolo affidato alle sue cure pastorali - ha voluto rimarcare ancora il Pontefice ricordando Puglisi - ha potuto abbeverarsi alla ricchezza spirituale di questo buon pastore, del quale e' in corso la causa di Beatificazione".
E, prima di partire, il Papa ha reso omaggio anche al sacrificio del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, saltati in aria a Capaci, dove e' stato fatto fermare il corteo che accompagnava Ratzinger: "il Papa e' sceso dalla sua macchina - ha spiegato ai giornalisti il portavoce padre Federico Lombardi - per deporre un mazzo di fiori presso una delle stele erette in ricordo delle vittime, e ha sostato in preghiera silenziosa, ricordando tutte le vittime della mafia e delle altre forme di criminalita' organizzata. Poi ha ripreso la strada verso l'Aeroporto per rientrare a Roma".
"Ci si deve vergognare del male, di cio' che offende Dio, di cio' che offende l'uomo; ci si deve vergognare del male che si arreca alla Comunita' civile e religiosa con azioni che non amano venire alla luce", ha detto nell'omelia della grande messa celebrata al Foro Italico di Palermo, facendo suo con queste parole il grido accorato di Giovanni Paolo II che ad Agrigento il 9 maggio 1993 si rivolse agli uomini della mafia: "nel nome di Cristo, crocifisso e risorto, che e' Via, Verita' e Vita convertitevi, un giorno arrivera' il giudizio di Dio".
La Bibbia ci mostra, ha ricordato il Papa teologo davanti a una folla immensa e alle autorita' il presidente del Senato Renato Schifani, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo e il sindaco di Palermo Diego Cammarata), "l'empio, colui che non agisce secondo Dio, confida nel proprio potere, ma si appoggia su una realta' fragile e inconsistente", che "percio' si pieghera' ed e' destinato a cadere; il giusto, invece, confida in una realta' nascosta ma solida, confida in Dio e per questo avra' la vita".
"A Palermo, come anche in tutta la Sicilia, non mancano - rileva il Pontefice - difficolta', problemi e preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarieta', a causa della mancanza del lavoro, dell'incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale ed a causa della criminalita' organizzata".
Per Ratzinger, davanti a questa situazione umanamente disperante, non ci si deve far vincere dal peso dei problemi. "La tentazione dello scoraggiamento, della rassegnazione, viene - ha denunciato - a chi e' debole nella fede, a chi confonde il male con il bene, a chi pensa che davanti al male, spesso profondo, non ci sia nulla da fare. Invece, chi e' saldamente fondato sulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vive nella Chiesa, e' capace di portare la forza dirompente del Vangelo".
"Gesu' - ha spiegato Benedetto XVI - ci invita ad essere umili", ma non ci ha chiesto di essere timidi: "Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carita' e di prudenza". Osiamo, dunque, ha incoraggiato il Papa tedesco rivolto ai cattolici siciliani.
Per il Papa la scommessa che in Sicilia si deve giocare e' quella della formazione dei giovani. Per questo Chiesa e autorita' devono sostenere la famiglia. "Ognuno di noi ha bisogno di un terreno fertile in cui affondare le proprie radici, un terreno ricco di sostanze nutritive che fanno crescere la persona: sono i valori, ma sono soprattutto l'amore e la fede, la conoscenza del vero volto di Dio, la consapevolezza che Lui ci ama infinitamente, fedelmente, pazientemente, fino a dare la vita per noi", ha detto. Parole che sono state accolte con grande attenzione da una folla mai vista in questa città.
Oltre 200 mila alla messa al Foro Italico, e migliaia anche lungo le strade.
Padre Lombardi, il portavoce vaticano, ha espresso perplessita' perche' alcuni media hanno insistito per tutto il giorno con una stima assolutamente incongrua delle presenze.
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