domenica 20 dicembre 2009
Giovanni Paolo II, Pio XII e l'ermeneutica della continuità: il bellissimo commento di Andrea Tornielli
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Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo questo bellissimo ed approfondito commento di Andrea Tornielli:
L'analisi
ANDREA TORNIELLI
La coraggiosa decisione di Benedetto XVI è giunta del tutto inaspettata.
C’era chi si diceva convinto che il Papa tedesco, il quale più di ogni altro suo predecessore ha riflettuto sullo speciale legame che unisce i cristiani e il popolo d’Israele, fosse deciso ad attendere l’apertura degli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII prima di promulgare l’eroicità delle virtù, che di fatto rappresenta il via libera alla beatificazione del Papa alla guida la Chiesa durante gli anni terribili della guerra e della Shoah.
Non è stato così.
Joseph Ratzinger ha preso tempo, ha commissionato un supplemento d’inchiesta e un’ulteriore indagine sui documenti degli archivi, e di fronte al risultato positivo – peraltro confermato dalla storiografia più recente che sta abbandonando certi stereotipi della «leggenda nera» antipacelliana – ha deciso.
Lo ha fatto dimostrando un notevole coraggio, se si pensa che l’approvazione del decreto è avvenuta a meno di un mese dall’annunciata visita papale alla Sinagoga di Roma e già fioccano le reazioni di parte ebraica sulla presunta «insensibilità» del Pontefice.
Lo ha fatto, va ricordato, a conclusione di un anno che si era aperto in modo molto doloroso, a motivo del caso Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista sulle camere a gas le cui stravaganti convinzioni erano state rilanciate nell’imminenza della revoca della scomunica.
Lo ha fatto, infine, nell’anno della visita in Israele, culminata con l’omaggio al memoriale delle vittime della Shoah, lo Yad Vashem. Benedetto XVI, che ha pronunciato parole inequivocabili e fermissime contro l’antisemitismo di ieri e di oggi, è il Papa che ha bloccato la beatificazione, già stabilita, di padre Léon Gustave Dehon, il religioso francese fondatore dei Dehoniani, a motivo di alcune sue espressioni considerate antisemite.
Se ieri ha dato il via libera per Pacelli, è evidente che non ritiene esistano problemi in questo senso.
Con il suo passo meditato, Papa Ratzinger ha voluto probabilmente mandare anche un altro messaggio. Non è un caso che la firma del decreto su Pio XII sia avvenuta insieme a quella su Giovanni Paolo II. Quando alla fine del Concilio ci fu chi propose di proclamare «santo subito», per acclamazione, Giovanni XXIII, il suo successore, Papa Montini, volle che si facesse un regolare processo e aprì contestualmente anche la causa di Pio XII.
C’era, in questa decisione, la volontà di evitare che si leggesse la storia della Chiesa come un susseguirsi di fratture e di balzi in avanti che facevano tabula rasa del passato. L’iter delle due cause è stato diverso: Giovanni XXIII è arrivato al traguardo della beatificazione molto prima, nel settembre del 2000, in pieno Giubileo. Giovanni Paolo II volle affiancarlo a Pio IX, beatificandoli insieme. Ora Ratzinger, in qualche modo, fa lo stesso: dichiara «venerabili» lo stesso giorno sia Pio XII che Wojtyla. Di quest’ultimo è stato non solo immediato successore, ma anche fedele e stimato collaboratore per molti anni. L’ha conosciuto a fondo, lo ha aiutato nelle sue scelte, ha permesso che il processo di beatificazione iniziasse senza attendere i cinque anni dalla morte e procedesse con celerità.
Ma con la concomitante firma del decreto sull’eroicità delle virtù di Papa Pacelli, Benedetto XVI vuole indicare ancora una volta alla Chiesa quell’«ermeneutica» del Concilio che ha chiamato «della riforma» e non della «rottura con il passato». Da questo punto di vista la figura di Pio XII è emblematica.
Pacelli, che nell’immaginario popolare viene identificato con i fasti della Chiesa preconciliare, è il Papa più citato nei documenti del Vaticano II e con il suo magistero ha contribuito a preparare l’assise conciliare.
Al momento, visto l’iter necessario per il riconoscimento dei miracoli – su quello per Wojtyla si è già cominciato a lavorare, su quello per Pacelli invece no – non si può certo ipotizzare una beatificazione comune, come quella che avvenne nel 2000. Ma non si può nemmeno escludere.
© Copyright Il Giornale, 20 dicembre 2009
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