sabato 2 gennaio 2010
Abbandonare la via della violenza per costruire un mondo più degno dell’uomo: l'appello di Benedetto XVI nella Solennità di Maria Madre di Dio
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Il Papa: "Nel primo giorno dell’anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata" (Angelus)
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Il Papa: "La pace incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. Ma chi, se non Dio, può garantire, per così dire, la “profondità” del volto dell’uomo? In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano" (Monumentale omelia sul "Volto di Dio")
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Abbandonare la via della violenza per costruire un mondo più degno dell’uomo: l'appello di Benedetto XVI nella Solennità di Maria Madre di Dio e nella Giornata Mondiale della Pace
Di fronte alla condizione inerme dei bambini vittime della violenza, crollano tutte le false giustificazioni della guerra: è quanto affermato, stamani (ieri), da Benedetto XVI nella Messa in San Pietro per la Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, e 43.ma Giornata Mondiale della Pace.
Quindi, all’Angelus, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli nonostante la pioggia, il Papa ha levato un vibrante appello, affinché quanti hanno scelto di ricorrere alle armi trovino il coraggio di abbandonare la via della violenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Volgendo lo sguardo al volto di tanti bambini sfigurati dalla violenza, gli uomini depongano le armi e si convertano a progetti di pace: è l’accorato appello di Benedetto XVI, che, nella Messa per la Solennità di Maria Madre di Dio, ha incentrato la sua omelia proprio sul tema del Volto, il Volto di Dio e i volti degli uomini. Un tema, ha osservato il Papa, che ci offre una “chiave di lettura del problema della pace”:
“Il volto è l’espressione per eccellenza della persona, ciò che la rende riconoscibile e da cui traspaiono sentimenti, pensieri, intenzioni del cuore. Dio, per sua natura, è invisibile, tuttavia la Bibbia applica anche a Lui questa immagine. Mostrare il volto è espressione della sua benevolenza, mentre il nasconderlo ne indica l’ira e lo sdegno”.
Tutto il racconto biblico, ha proseguito il Papa, “si può leggere come progressivo svelamento del volto di Dio fino a giungere alla sua piena manifestazione in Gesù Cristo”. Il volto di Dio “ha preso un volto umano”, ha aggiunto. E Maria è stata la prima a vedere questo volto di Dio, “fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo”:
“La madre ha un rapporto tutto speciale, unico e in qualche modo esclusivo con il figlio appena nato. Il primo volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio; è decisivo anche perché egli possa diventare un ‘figlio della pace’”.
“Il Bambino – ha detto il Papa richiamandosi all’iconografia bizantina - guarda la Madre, e questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, e prega, la tenerezza di Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in braccio”. Ha così legato il mistero del volto di Dio e degli uomini alla pace:
“Questa, infatti, incomincia da uno sguardo rispettoso, che riconosce nel volto dell’altro una persona, qualunque sia il colore della sua pelle, la sua nazionalità, la sua lingua, la sua religione. (…) In realtà, solo se abbiamo Dio nel cuore, siamo in grado di cogliere nel volto dell’altro un fratello in umanità, non un mezzo ma un fine, non un rivale o un nemico, ma un altro me stesso, una sfaccettatura dell’infinito mistero dell’essere umano”.
“Chi ha il cuore vuoto – è stata poi la riflessione del Papa – non percepisce che immagini piatte, prive di spessore. Più, invece, noi siamo abitati da Dio, e più siamo anche sensibili alla sua presenza in ciò che ci circonda: in tutte le creature, e specialmente negli altri uomini, benché a volte proprio il volto umano, segnato dalla durezza della vita e dal male, possa risultare difficile da apprezzare e da accogliere come epifania di Dio”. Ecco allora il bisogno di riferirci al volto di un Padre comune che ci ama ed essere educati fin da piccoli al rispetto dell’altro, anche quando è differente da noi:
“Ormai è sempre più comune l’esperienza di classi scolastiche composte da bambini di varie nazionalità, ma anche quando ciò non avviene, i loro volti sono una profezia dell’umanità che siamo chiamati a formare: una famiglia di famiglie e di popoli”.
“Più sono piccoli questi bambini – ha constatato – e più suscitano in noi la tenerezza e la gioia per un’innocenza e una fratellanza che ci appaiono evidenti: malgrado le loro differenze, piangono e ridono nello stesso modo, hanno gli stessi bisogni, comunicano spontaneamente, giocano insieme”:
“I volti dei bambini sono come un riflesso della visione di Dio sul mondo. Perché allora spegnere i loro sorrisi? Perché avvelenare i loro cuori? Purtroppo, l’icona della Madre di Dio della tenerezza trova il suo tragico contrario nelle dolorose immagini di tanti bambini e delle loro madri in balia di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati”.
I “volti dei piccoli innocenti”, “scavati dalla fame e dalle malattie, volti sfigurati dal dolore e dalla disperazione”, ha ribadito il Papa, “sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità”:
“Di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”.
Si è così soffermato sul tema della Giornata Mondiale della Pace, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. L’uomo, ha detto il Papa, “è capace di rispettare le creature nella misura in cui porta nel proprio spirito un senso pieno della vita, altrimenti sarà portato a disprezzare se stesso e ciò che lo circonda, a non avere rispetto dell’ambiente in cui vive, del creato”. E ha aggiunto: “Chi sa riconoscere nel cosmo i riflessi del volto invisibile del Creatore, è portato ad avere maggiore amore per le creature”. Ed ha lanciato un allarme: “Se l’uomo si degrada, si degrada l’ambiente in cui vive; se la cultura tende verso un nichilismo, se non teorico, pratico, la natura non potrà non pagarne le conseguenze”:
“Rinnovo, pertanto, il mio appello ad investire sull’educazione, proponendosi come obiettivo, oltre alla necessaria trasmissione di nozioni tecnico-scientifiche, una più ampia e approfondita “responsabilità ecologica”, basata sul rispetto dell’uomo e dei suoi diritti e doveri fondamentali. Solo così l’impegno per l’ambiente può diventare veramente educazione alla pace e costruzione della pace”.
Canto – Adeste Fideles
E della protezione dell’ambiente è tornato a parlare all’Angelus in Piazza San Pietro. “Condizione indispensabile per la pace – ha detto – è quello di amministrare con giustizia e saggezza le risorse naturali della Terra”. Ricordando il recente Vertice di Copenaghen sul clima, ha così messo l’accento sull’urgenza di “orientamenti concertati sul piano globale”. Ma ha ribadito che la protezione dell’ambiente inizia con il rispetto per la vita umana. Quindi, si è rivolto direttamente a quanti hanno scelto la via della violenza, chiamandoli alla conversione del cuore:
“Nel primo giorno dell’anno, vorrei rivolgere un appello alle coscienze di quanti fanno parte di gruppi armati di qualunque tipo. A tutti e a ciascuno dico: fermatevi, riflettete, e abbandonate la via della violenza! Sul momento, questo passo potrà sembrarvi impossibile, ma, se avrete il coraggio di compierlo, Dio vi aiuterà, e sentirete tornare nei vostri cuori la gioia della pace, che forse da tempo avete dimenticata”.
Un appello che il Papa ha affidato all’intercessione di Maria, Madre di Dio, che ha dato alla luce il Salvatore, il Principe della Pace. Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricambiato gli auguri di inizio anno rivoltigli dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ed ha formulato i migliori auspici al popolo italiano per l’anno appena iniziato. Quindi, ha dedicato un pensiero speciale alle tante iniziative di preghiera di questi giorni: dalla marcia della Pace della Comunità di Sant’Egidio a quella svoltasi ieri a Terni e a L’Aquila. E ancora, un saluto particolare agli aderenti al Movimento dell’Amore Familiare e ai giovani orionini che, stanotte, hanno pregato per le famiglie in Piazza San Pietro:
"A tutti auguro di custodire nel cuore, ogni giorno del nuovo anno, la pace che Cristo ci ha donato. Buon anno!".
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