domenica 31 gennaio 2010

Il buon realismo che avvicina Cina e Vaticano (Lucio Brunelli)


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Il buon realismo che avvicina Cina e Vaticano

Lucio Brunelli

C'è un modo di rifiutare a priori ogni dialogo, ogni trattativa con il «nemico» che soddisfa solo una propria vana immagine di purezza. Ma non porta alcun bene concreto alla propria comunità. C'è invece una sofferta ricerca del compromesso, una poco appariscente duttilità che magari non fa sentire eroi, non strappa applausi, ma porta a un miglioramento reale, al miglior bene possibile in una data circostanza storica.
E allora qual è l'atteggiamento più giusto, più morale? È il dilemma che vive oggi Benedetto XVI di fronte alla situazione della comunità cattolica (15 milioni d'anime) nella immensa Cina continentale. Ai tempi di Mao Zedong la politica del regime era brutalmente dichiarata: estirpare ogni traccia di Dio, preti e vescovi in galera, tutte le chiese chiuse. Alla fine degli anni '70 con Deng Xiaoping le cose cambiarono: chiese riaperte, culto ammesso, ma a condizione di giurare indipendenza dal Papa, formare una Chiesa nazionale «patriottica».
I margini di compromesso sembravano così stretti che molti preti decisero di operare nelle catacombe. Col placet del Vaticano furono consacrati numerosi vescovi segreti, «clandestini», contrapposti a quelli «patriottici» selezionati dal regime. Ora siamo in una terza fase, più pragmatica. La maggior parte dei vescovi «patriottici», nell'intimo legati a Roma, ha ottenuto il riconoscimento pontificio. Tra il Vaticano e Pechino sono iniziati contatti diretti che hanno prodotto, fra alti e bassi, alcuni risultati: quasi tutti i nuovi vescovi sono stati scelti con una sorta di «consenso parallelo» tra Roma e il regime. Si sta formando così una nuova generazione di preti che agiscono nelle strutture ufficiali. Coi limiti e i controlli imposti dal governo, ma svolgendo abbastanza normalmente le essenziali attività di catechesi, preghiera, testimonianza. E sentendosi – nella fede – uniti a Roma anche se ancora è impedito un contatto fisico, istituzionale tra gerarchia cattolica e Papa.
Una situazione che Benedetto XVI conosce perfettamente. Nel 2007 ha scritto una storica lettera ai fedeli cinesi in cui prendeva atto della nuova realtà e invitava «clandestini» e «ufficiali» a riconciliarsi e ad operare insieme. Le resistenze maggiori alle indicazioni del Papa, ora, vengono proprio dai cattolici duri e puri formatisi nell'era delle catacombe.
L'ultimo numero dell'autorevole mensile «30Giorni» racconta uno dei casi più emblematici.
Quello del vescovo di Baoding, Francesco An Shuxin. Ex vescovo clandestino, 10 anni di prigione alle spalle, decide nel 2006 di operare nelle strutture ufficiali. Mettendo per iscritto, con le autorità civili, la chiara intenzione di comunione con il Papa. La Santa Sede è informata della sua scelta. E la sostiene. Ma nell'ambiente dei «clandestini» si grida al tradimento, si organizzano processi «politici» verso il presunto vescovo collaborazionista, si fanno giungere in Occidente notizie che lo pongono in cattiva luce. Una situazione dolorosa, complessa. La reazione dei preti catacombali, soprattutto quelli che in diverse situazioni ancora soffrono la politica ottusa e a volte brutale dei funzionari locali, va certo capita e non ostracizzata. Ma non ha futuro. Anche perché la grande Muraglia non sembra prossima a fare la fine del Muro di Berlino. E allora proprio un Papa che non fa sconti sul piano dottrinale capisce che non c'è alternativa migliore, oggi, per il bene della Chiesa, al dialogo paziente, alla trattativa, alla politica dei piccoli passi con il gigante d'Asia.
Uno di questi piccoli grandi passi è la pubblicazione, autorizzata, in lingua cinese, di un libretto di preghiere della tradizione cristiana distribuito da «30Giorni». «Chi prega si salva» è il titolo. La prima edizione recava la prefazione del cardinal Ratzinger, tradotta ora in cinese.

© Copyright Eco di Bergamo, 31 gennaio 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Volevo segnalare uno spiacevole refuso in fondo all'articolo. Il titolo del bel libretto di 30Giorni tradotto in cinese è "Chi prega si salva" e non "Chi prega chi salva". Grazie!
Lucio Brunelli

Raffaella ha detto...

Grazie di cuore :-)
Correggo il testo.
Buona domenica :-)
R.