giovedì 28 gennaio 2010

Shoah, il Papa: mai più tali «crimini di inaudita efferatezza» (Gasparroni)


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Il Papa: mai più tali «crimini di inaudita efferatezza»

Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO

Quelli compiuti dalla Germania nazista – in particolare «l'annientamento pianificato degli Ebrei» – sono «crimini di inaudita efferatezza»: orrori e tragedie frutto «di un cieco odio razziale e religioso», per i quali invocare l'intervento divino affinché «non si ripetano più».
Nel Giorno della Memoria, Benedetto XVI ha lanciato ieri il suo forte appello perché dal ricordo della Shoah nasca «un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona» e «della vita umana».
«Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945 – ha detto il Papa al termine dell'udienza generale ai circa cinquemila fedeli riuniti nell'Aula Paolo VI – venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oswiecim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti – ha proseguito – rivelarono al mondo l'orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista».
Il Papa tedesco ha sottolineato come il Giorno della Memoria si celebri «in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell'annientamento pianificato degli ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida». «Con animo commosso», il pensiero di Benedetto XVI è andato «alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani».
«La memoria di tali fatti – è stato l'appello del Pontefice – in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia». «Dio onnipotente – ha concluso Benedetto XVI – illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!». Poco prima, nello stesso appello letto nella sua lingua madre ai fedeli tedeschi, oltre che quello «della dignità di ogni persona» aveva invocato anche il rispetto «della vita umana».
Ratzinger ha scelto quindi il Giorno della Memoria per far sentire nuovamente il suo alto messaggio contro gli orrori nazisti e l'immane tragedia della Shoah. Un'occasione, quella di ieri, anche per ribadire la propria vicinanza al popolo ebraico, dopo le polemiche sulla futura beatificazione di Pio XII, accusato dagli ebrei di aver taciuto sullo sterminio nazista, e sul vescovo lefebvriano Richard Williamson, molto discusso per le sue posizioni antisemite e negazioniste.
Degli stessi temi il Papa aveva parlato appena dieci giorni fa nella visita alla Sinagoga di Roma, quando aveva salutato anche alcuni sopravvissuti alla deportazione, e prima nelle altre visite ai templi ebraici di Colonia (agosto 2005) e New York (aprile 2008). Interventi di portata storica erano stati anche quelli durante il viaggio in Israele del maggio 2009, quando visitò anche lo Yad Vashem, e durante la visita del 28 maggio 2006 al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. «Perché, Signore, hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?», disse in quell'occasione in un discorso dai toni emozionati, culminante in «un grido al Dio vivente di non permettere mai più una simile cosa».

© Copyright Gazzetta del sud, 28 gennaio 2010

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