mercoledì 27 gennaio 2010

Auschwitz mostrò al mondo quale orribile crimine, la megalomania disumana e l'odio razzista dell'ideologia nazista portarono in Germania (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

SHOAH: PAPA, CRIMINE DELLA GERMANIA, ODIO RAZZISTA E DISUMANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 27 gen.

La liberazione di Auschwitz mostro' al mondo "quale orribile crimine, la megalomania disumana e l'odio razzista dell'ideologia nazista portarono in Germania".
Lo ha detto Benedetto XVI parlando in tedesco ai gruppi provenienti dalla Germania, all'Udienza Generale di oggi. "Esattamente 65 anni fa - ha detto testualmente il Papa in lingua tedesca - il 27 gennaio 1945, il campo di concentramento di Auschwitz fu liberato dall'esercito sovietico. Le sconvolgenti testimonianze dei sopravvissuti mostrarono al mondo a quale orribile crimine la megalomania disumana e l'odio razzista dell'ideologia nazista portarono in Germania".
"Il ricordo di questi fatti, in particolare la tragedia della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, cosi' come la testimonianza di tutti coloro che si sono opposti a questa follia a rischio della propria vita, ci ricorda sempre piu' - ha scandito - il dovere dell'assoluto rispetto della dignita' della persona e della vita umana". Per il Papa, "tutte le persone di tutti i popoli e di ogni luogo devono percepirsi come una sola grande famiglia". "Dio onnipotente illumini i cuori e le menti affinche' - ha invocato - non si ripetano mai tali terribili avvenimenti".
Per ricordare la Giornata della Memoria, il Papa ha poi ripetuto in italiano, con parole leggermente diverse gli stessi concetti. "Oggi - ha detto - si celebra il Giorno della memoria, in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell'annientamento pianificato degli ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto iperseguitati, opponendosi alla follia omicida.
Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani". "Sessantacinque anni fa - ha ricordato - il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della citta' polacca di Oswiecim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti".
Ed anche in italiano il Pontefice ha voluto sottolineare la responsabilità del popolo tedesco: "tale evento e le testimonianza dei sopravvissuti rivelarono al mondo l'orrore di crimini di inaudita efferatezza, connessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista". "La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti - ha concluso - un sempre piu' convinto rispetto della dignita' di ogni persona, perche' tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le meni, affinche' non si ripetano piu' tali tragedie".
Appare particolarmente significativo che in entrambe le lingue, il Pontefice tedesco abbia voluto citare direttamente la propria patria come responsabile della Shoah. Lo scorso 11 maggio, infatti, a Gerusalemme nel discorso al Memoriale dell'Olocausto questo riferimento non fu infatti esplicito. "La visita del Papa allo Yad Vashem è stata positiva e molto importante, anche se non ha nominato direttamente i persecutori: i nazisti tedeschi", aveva osservato il presidente della direzione del memoriale della Shoah di Gerusalemme, Avner Shalev, dando la stura ad una serie di critiche. In realta' anche in quell'occasione, Benedetto XVI aveva pronunciaato parole di straordinaria efficacia affermando che i nomi delle vittime della Shoah non devono mai «perire» e «le loro sofferenze» non devono «essere mai negate, sminuite o dimenticate». E dopo aver acceso una fiamma, deposto una corona di fiori e incontrato anche alcuni sopravvissuti all'«orrenda tragedia», aveva auspicato che «ogni persona di buona volontà possa vigilare per sradicare dal cuore dell'uomo qualsiasi cosa capace di portare a tragedie simili a questa».
Non bisogna «permettere mai più - ha detto il Pontefice - che un simile orrore possa disonorare ancora l'umanità». «Sono giunto qui - aveva detto Ratzinger - per soffermarmi in silenzio davanti a questo monumento eretto per onorare la memoria dei milioni di ebrei uccisi nell'orrenda tragedia della Shoah; essi persero la propria vita, ma non perderanno mai i loro nomi: questi sono stabilmente incisi nei cuori dei loro cari, dei loro compagni di prigionia, e di quanti sono decisi a non permettere mai più che un simile orrore possa disonorare ancora l'umanità». La Chiesa Cattolica, erano state infine le sue parole, «si schiera accanto a quanti oggi sono soggetti a persecuzioni per causa della razza, del colore, della condizione di vita o della religione».
E lo scorso 22 dicembre, ripercorrendo il viaggio in Terra Santa nell'incontro pre-natalizio con la Curia Romana, aveva definito la visita compiuta al Memoriale dell'Olocausto di Yad Vashem "un incontro sconvolgente con la crudelta' della colpa umana, con l'odio di un'ideologia accecata che, senza alcuna giustificazione, ha consegnato milioni di persone umane alla morte e che con cio', in ultima analisi, ha voluto cacciare dal mondo anche Dio, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe e il Dio di Gesu' Cristo''. Yad Vashem, aveva affermato, ''e' in primo luogo un monumento commemorativo contro l'odio, un richiamo accorato alla purificazione e al perdono, all'amore''. Sulla Shoah, infine, Benedetto XVI e' tornato con commozione anche nella storica visita di dieci giorni fa alla Sinagoga di Roma, quando ha affermato che "il dramma singolare e sconvolgente della Shoah rappresenta, in qualche modo, il vertice di un cammino di odio che nasce quando l'uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell'universo".

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