venerdì 12 febbraio 2010

L'associazione medici cattolici (Amci) commenta la "Caritas in Veritate" (Scalzi)


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Altrimenti gli stessi princìpi possono tramutarsi in un cancro per la società

Luigi Scalzi

L'Amore, "Caritas", la verità e la giustizia devono divenire le fondamenta su cui basare le leggi e i principi economici che governano le società. Questo l'appello lanciato nell'enciclica di Benedetto XVI "Caritas in Veritate" e messo in luce nel corso dei lavori del convegno "Caritas in Veritate. Sviluppo economico e primato della persona umana", organizzato dall'associazione medici cattolici (Amci) - sezione Giuseppe Moscati -.
Come espresso nel discorso introduttivo da Federico Bonacci, presidente della sezione Amci, questo lavoro congressuale è nato dall'esigenza di stimolare una riflessione sull'enciclica che valga come punto di partenza del nuovo impegno sociale richiesto dal papa ad ogni cattolico: quello di renderci protagonisti di una svolta umanistica e politica che riporti l'uomo e la sua piena realizzazione al centro di qualsiasi forma di programmazione o azione umana, per fare in modo di fondare sull'amore la ricostituzione delle regole che governano un modno oramai globalizzato.
Nella relazione del sacerdote Salvino Cognetti, assistente spirituale dell'Amci, è stato spiegato che "Caritas in Veritate" si compone di due parti. Benedetto XVI inizia infatti col proporre il ricordo "attualizzato" della "Popolorum Progressio", emanata da Paolo VI 40 anni or sono, ed un proemio dottrinale in cui si afferma che il cammino della dottrina sociale della chiesa espresso per mezzo delle encicliche e dei messaggi espressi dai pontefici sia un cammino al servizio della verità, teso a promuovere lo sviluppo "integrale" dell'uomo. Nella seconda parte il Pontefice analizza i problemi del mondo, in particolare quelli sociali conseguenti alla globalizzazione.
Dall'analisi del testo fatta da padre Cognetti, e dal successivo dibattito che ha arricchito l'incontro, è emerso che l'economia di mercato ed i principi che sono alla base della società possono diventare un cancro che annichilisce la persona umana se il desiderio spasmodico del profitto soffoca tutto quello che è umanità e solidarietà, unico rimedio è mettere al centro dell'interesse comune la "promozione dell'uomo nella sua interezza e della fraternità universale", facendo in modo che le politiche economiche vengano riscritte tenendo in considerazione i principi di solidarietà carità e giustizia, non già per buonismo, ma perchè solo un sistema che mira al bene degli individui che lo compongono può tentare di raggiungere l'equilibrio e svilupparsi armonicamente.
Egoismo e ingordigia sono stati causa della crisi dell'intero sistema economico mondiale, la bramosia di guadagno a discapito di qualsiasi regola ha fatto tremare le fondamenta economiche dell'occidente.
È giunto il momento di capire che solo attraverso la caritas, illuminata dalla luce della ragione e della fede è possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza più umana. Per il Pontefice è giunto il momento di stravolgere l'economia del profitto per costruirne una Polis a misura d'uomo in cui esista alleanza tra etica e imprenditoria.
Ha chiuso il dibattito l'arcivescovo Antonio Ciliberti, che ha ricordato che l'uomo non è in grado di "camminare da solo" perchè la nostra ragione ha dei grandi limiti che possono essere superati soltanto per mezzo della Fede e della guida della Chiesa, che si pone come mediatrice dell'opera di Dio.
Solo grazie alla fede l'uomo può comprendere il concetto di verità e giustizia ed evitare il rischio, espresso nell'enciclica, di trasformare l'amore in sentimentalismo, fino a farlo diventare un guscio vuoto da riempire arbitrariamente.

© Copyright Gazzetta del sud, 12 febbraio 2010

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