venerdì 26 marzo 2010

Il New York Times attacca il Papa (Baldini)


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Alessandra Baldini

NEW YORK
Il New York Times sferra un duro attacco al Papa: in una inchiesta di prima pagina il quotidiano americano accusa Benedetto XVI di aver insabbiato, quando era cardinale e capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, un clamoroso caso di molestie sessuali commesse da un sacerdote del Wisconsin su almeno 200 allievi di una scuola per sordi.
Le accuse del giornale sono state respinte in Vaticano come un «ignobile tentativo di colpire, a ogni costo, Benedetto XVI e i suoi più stretti collaboratori». Secondo il quotidiano i vertici della Santa Sede non intervennero per allontanare dal clero padre Lawrence Murphy, insegnante e poi preside della St. John's School for Deaf negli anni Sessanta e Settanta nonostante gli allerta ricevuti da alcuni vescovi tra cui l'ex arcivescovo di Milwaukee Rembert Weakland.
Nel 1996 Ratzinger non rispose a due lettere di Weakland che aveva giudicato il caso di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede perchè «sollecitazioni fatte in confessione erano probabilmente parte della vicenda». Otto mesi più tardi il numero due della Congregazione, l'attuale segretario di Stato vaticano Cardinale Tarcisio Bertone, istruì i vescovi del Wisconsin ad aprire un processo canonico segreto nei confronti del prete il cui esito sarebbe potuto essere il ritorno di Murphy allo stato laico.
Bertone però – scrive il Times – fermò il processo dopo che Murphy fece appello personalmente a Ratzinger: «Voglio vivere il tempo che mi resta nella dignità del sacerdozio. Chiedo la sua assistenza in questa materia», aveva scritto il prete dicendosi pentito e in malferma salute e argomentando che la vicenda risaliva a due decenni prima ed era dunque caduta in proscrizione. Weakland tentò un'ultima volta nel 1998 di convincere Bertone a completare il processo. «Le prove erano così complete e così vaste. Pensavo che dovesse essere perdere l'abito e che questa decisione avrebbe riportato serenità nella comunità dei sordi», ha detto al giornale l'ex arcivescovo. I documenti del Times – una novantina di pagine – non contengono risposte da parte di Ratzinger. Nel dossier ci sono invece gli appunti di un assistente sociale esperto di disordini sessuali incaricato nel 1993 da Weakland di esaminare il sacerdote. La conclusione era stata che gli abusi avevano riguardato circa 200 ragazzi. Il prete non provava rimorsi.
Inclusa tra i documenti è anche la denuncia di un alunno della scuola che ha testimoniato abusi nell'ufficio del sacerdote, nei bagni, nelle camerate, in macchina, in gita scolastica, perfino nella villetta della madre del prete dove Murphy aveva invitato alcuni ragazzi a passare l'estate: «In confessione mi chiedeva se "giocavo con altri compagni". Se rispondevo di si, ne voleva i nomi, così li molestava».
Padre Murphy è morto nel 1998 a 72 anni ancora sacerdote. Dopo aver lasciato nel 1974 la scuola per sordi, ha vagato per parrocchie, scuole e un carcere minorile senza alcuna restrizione ai contatti con bambini e teen-ager.

A San Pietro il raduno delle vittime

Sono arrivati a Roma ieri sera, decisi a manifestare in piazza San Pietro, non appena hanno saputo che il New York Times avrebbe pubblicato ieri l'inchiesta sul silenzio dell'allora cardinale Joseph Ratzinger e del suo segretario Tarcisio Bertone sul caso di padre Lawrence Murphy, il reverendo accusato di abusi sessuali su centinaia di bambini sordi in una scuola del Winsconsin.
I responsabili di Snap (Survivors Network of those Abused by Priests), l'associazione americana delle vittime agli abusi da parte dei preti, hanno così dato vita stamani a un piccolo raduno davanti al Colonnato di San Pietro per attirare l'attenzione su un caso che conoscono bene, tanto da portare e distribuire alla stampa le copie del carteggio che costituiscono il dossier, lo stesso pubblicato dal quotidiano americano. Un raduno – con più giornalisti che dimostranti – interrotto bruscamente dalla polizia che ha chiesto loro i documenti prima di portarli via «per accertamenti».
«La Chiesa sta cercando di riscrivere la storia, dicendo "noi non sapevamo". Ma questo documento dimostra che sapevano e non hanno fatto niente», ha detto Peter Isely, uno dei responsabili di Snap (originario anche lui di Milwakee, e vittima a sua volta di un prete pedofilo).

© Copyright Gazzetta del sud, 26 marzo 2010

Che ci facevano le vittime a Roma? Come mai avevano preparato le foto del Papa e del card. Bertone?
R.

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