mercoledì 7 aprile 2010

Lombardi: "La chiesa non è una multinazionale". Galeazzi: tolleranza zero introdotta da Ratzinger dopo decenni di insabbiamenti (vedi Maciel). Ottimo!


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Quello che il NYT non traduce. Sorpresa, il Vaticano non insabbiò su Murphy. Tutta colpa del computer? (Rodari)

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La rovinosa débâcle del NYT! Sorpresa, il Vaticano non insabbiò su Murphy. Tutta colpa del computer? (Rodari). Mai fidarsi del traduttore automatico!

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Complimenti davvero a Giacomo Galeazzi che sulla Stampa (come da Vespa ed altrove in tv) si sta prodigando in tutti i modi per creare una giusta informazione intorno a Benedetto XVI.
R.

RETROSCENA

Lombardi: "La chiesa non è una multinazionale"

Il portavoce papale, padre Federico Lombardi

GIACOMO GALEAZZI

CITTA' DEL VATICANO

E’ il fascicolo più delicato in Segreteria di Stato ed è questione di giorni. Nei tribunali in Kentucky e Oregon si vuole permettere alle vittime di abusi sessuali del clero di chiamare in causa direttamente il Vaticano, ma la Santa Sede ha fatto ricorso alla Corte Suprema per fermare i procedimenti. In attesa della sentenza, nei Sacri Palazzi cresce il timore di un esito sfavorevole. Il rischio è che i sacerdoti siano assimilati ad «impiegati» del Vaticano e che quindi il «datore di lavoro» venga chiamato in causa per chiarire se abbia coperto o meno le violenze sui minori, accedendo ai documenti e sentendo come testimoni i prelati. Ora l’«exit strategy», comunicativa e legale, punta a «differenziare» le responsabilità «in loco» delle diocesi da quelle della Santa Sede.
«La Chiesa non è una multinazionale», evidenzia il portavoce papale, padre Federico Lombardi. «Il governo di Roma è un servizio all’unità della Chiesa, che offre indicazioni». Quindi, nella bufera-pedofilia, «non si possono imputare a Roma responsabilità concrete delle autorità locali».
Inoltre, puntualizza padre Lombardi, «c’era una cultura generale, così come una naturale vergogna, a non rendere pubbliche queste cose e trattarle in modo privato». Dunque, «le differenti conferenze episcopali hanno avviato misure per cambiare la situazione». La maggioranza dei casi emersi «sono avvenuti trent’anni fa, mentre oggi la situazione è sensibilmente migliorata, in parte perché i criteri di selezione e formazione dei candidati al sacerdozio sono migliorati».
Il Papa «sta portando trasparenza» ed è «il paladino di come affrontare queste questioni, fin da quando era alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, periodo nel quale, nel 2001, avviò una nuova legislazione».
Quanto alla cospirazione contro il Papa, padre Lombardi si chiede: «Chi sta dando ai media i documenti? Gli avvocati delle vittime. Cospirazione? Chiamatela come volete, ma ci sono degli avvocati che stanno passando ai mass media documenti sui loro casi per guadagnare più soldi. E mass media che diffondono i casi più polemici senza approfondire». Dal Nord America all’Australia, Benedetto XVI lavora per squarciare il velo di ipocrisia che molti avevano supposto che la Chiesa intendesse ancora innalzare a difesa delle violenze del clero.
La «tolleranza zero» di Ratzinger non si riduce ad un anatema religioso e chiama in causa oltre alla giustizia divina quella terrena. Dunque, i vescovi dovranno denunciare le nefandezze del «clero infedele» ai magistrati.
I preti pedofili andranno sempre portati davanti ai giudici. Nulla legittimerà l’omertà davanti alla «vergogna» e le diocesi avranno l’obbligo di farsi carico delle «sofferenza delle vittime». Nessuna copertura, nessuno sconto, nessuna protezione per i colpevoli dei misfatti.
L’ex Sant’Uffizio alle linee-guida che obbligheranno tutti gli episcopati nazionali ad applicare la linea di «tolleranza zero» introdotta proprio da Ratzinger dopo decenni di sottovalutazione del fenomeno e di sistematici insabbiamenti (come per il fondatore dei Legionari, Maciel).
L’arcivescovo gesuita Ladaria sta ultimando il pacchetto di provvedimenti anti-abusi che prevede maggiore selezione nell’accesso ai seminari con test e valutazioni psicologiche, rimozione immediata dall’incarico dei preti sospettati, procedure accelerate per la riduzione allo stato laicale dei colpevoli, cancellazione della prescrizione per i reati contro i minori, denuncia automatica alla magistratura.
Dunque, il «repulisti» nella Chiesa non si ferma, anzi «adesso è più che mai necessario arrivare fino in fondo e togliere le mele marce», assicurano nei Sacri Palazzi. «A lavoro finito il caos delle polemiche lascerà spazio alla verità che distingue il bene dal male, il colpevole dall’innocente». Sono in ballo la compassione per le vittime, il dolore per il danno arrecato alla «testimonianza della Chiesa», la fiducia tradita dei fedeli. Il Papa teme «la notte in cui tutte le vacche sono nere». L
a preoccupazione è che l’opera di pulizia nella Chiesa sia sovrastata dall’onda anomala del fango, dalla «caccia alle streghe» in cui le colpe autentiche dei singoli finiscono confuse in un indistinto e generalizzato atto d’accusa alla Chiesa.

© Copyright La Stampa, 7 aprile 2010 consultabile online anche qui.

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