lunedì 5 aprile 2010
Padre Lombardi: sugli abusi notizie fuorvianti. La documentazione sul caso "Teta" parla chiaro (Cardinale)
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Padre Lombardi: sugli abusi notizie fuorvianti
DA ROMA GIANNI CARDINALE
Non si ferma neanche davanti alle feste pasquali lo stillicidio di notizie, o presunte tali, con le quali d’Oltreoceano si cerca di infangare la persona del Papa nella melma delle accuse di abusi verso minori in cui sono coinvolti dei religiosi. All’ultima, proveniente dall’Arizona, e riguardante il caso del sacerdote Michael Teta, risalente a decenni fa, ha risposto ieri con una nota, puntigliosa e dettagliata, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi, che ha definito 'fuorviante' il modo con cui il circuito mediatico l’ha presentato.
«Dalla documentazione risulta infatti con chiarezza e certezza – spiega il gesuita – che i responsabili della Congregazione per la dottrina della fede, a cui la diocesi si era rivolta trattandosi di un caso che riguardava il crimine di 'sollecitazione' nel sacramento della penitenza, si sono più volte interessati attivamente nel corso degli anni Novanta perché il processo canonico in corso nella diocesi di Tucson fosse portato a termine debitamente (ciò che avvenne nel 1997, con sentenza di riduzione allo stato laicale)». «Ciò – ha aggiunto – è stato già confermato con precisione in risposta alle domande della stampa locale dal vescovo di Tucson, monsignor Gerald Kicanas, anche tramite la pubblicazione delle lettere provenienti dalla stessa Congregazione per la dottrina della fede». «Il reverendo Teta – ha spiegato Lombardi – presentò però appello contro la sentenza e il suo ricorso pervenne al tribunale della Congregazione quando era stata già avviata la revisione delle norme canoniche precedentemente in vigore». «Gli appelli – ha continuato – rimasero perciò pendenti fino all’entrata in vigore della nuova legislazione nel 2001, che porta tutti i casi di 'delitti più gravi' sotto la competenza della Congregazione per la dottrina della fede per una trattazione più sicura e rapida.
«Dal 2001 – ha proseguito – tutti gli appelli pendenti furono tempestivamente trattati, e quello del caso Teta fu uno dei primi a essere discusso. Ciò richiese del tempo, anche perché la documentazione prodotta era particolarmente voluminosa. In ogni caso, la sentenza di primo grado venne confermata in toto, con la conseguente riduzione a stato laicale nel 2004».
«Non si deve dimenticare – ha precisato infine Lombardi – che anche quando gli appelli rimangono pendenti e la sentenza è sospesa, sono in vigore le misure cautelative imposte dal vescovo all’imputato». E infatti «Teta era già sospeso dall’anno 1990».
Intanto l’arcivescovo di Canterbury e leader della Comunione anglicana Rowan Williams ha detto di ritenere che la Chiesa cattolica in Irlanda abbia perso «ogni credibilità» in seguito allo scandalo dei preti accusati di abusi. L’arcivescovo cattolico di Dublino, Diarmuid Martin, si è detto «stupefatto » delle sue affermazioni. Per «chi lavora per il rinnovamento della Chiesa», ha spiegato Martin, potrebbero essere «estremamente scoraggianti» le parole di Williams, il quale ha anche riferito che a detta di un suo «amico irlandese», sarebbe ora «molto difficile, in alcune parti del Paese, uscire in strada indossando un abito da prete». In serata comunque Williams ha espresso «profondo rincrescimento e rammarico» per quanto dichiarato in precedenza.
Sulla «propaganda grossolana contro il Papa e contro i cattolici» ha titolato L’Osservatore Romano in edicola ieri pomeriggio con la data di oggi. Il quotidiano della Santa Sede ha raccolto le voci dei «vescovi di tutto il mondo vicini a Benedetto XVI bersaglio di un’ignobile operazione diffamatoria» e in particolare quelle dei cardinali di Parigi, Madrid, Edimburgo, Città del Messico, Lima e Santiago del Cile.
© Copyright Avvenire, 4 aprile 2010
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