domenica 4 aprile 2010

Card. Etchegaray: "Benedetto XVI ha fatto e detto più di chiunque altro contro gli abusi del clero" (Galeazzi)


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«Seguire la lezione del Vangelo: riconoscere e riparare i torti»

GIACOMO GALEAZZI

Mai come adesso il Papa e noi tutti abbiamo sulla labbra la parola perdono», afferma il cardinale francese Roger Etchegaray, presidente emerito dei pontifici consigli «Giustizia e Pace» e «Cor Unum» e vicedecano del Sacro Collegio, che si ruppe il femore durante l’aggressione al Papa nella notte di Natale.

C’è un complotto contro Benedetto XVI e la Santa Sede?

«Le critiche e le incomprensioni ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Il nostro compito è predicare la parola di Cristo a tutti. Riconoscere e riparare ai torti arrecati è quanto il Vangelo ci insegna, senza lasciarci irretire dal clima di scontro mondano. Ci sarà sempre chi non riterrà sufficienti o adeguate le nostre azioni o riparazioni, ma ciò che conta è l’efficacia dell’intervento e la purezza di cuore con cui ciò viene compiuto per il bene comune. La serenità anche nelle difficoltà è la cifra che ha sempre contraddistinto la Chiesa in ogni epoca storica e zona geografica».

Chi sono oggi i nemici della Chiesa?

«Essere attaccata è nella natura stessa della Chiesa, invisa soprattutto a chi mal sopporta la sua azione a difesa della sacralità della vita e della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, dell’equa distribuzione delle risorse mondiali e di un’alternativa etica alla logica del puro profitto. La Chiesa, però, deve continuare a svolgere la propria missione con assoluta serenità sull’esempio del Pontefice, senza temere nemici ovunque, senza lasciarsi intimorire o ridurre al silenzio nella vita pubblica ma predicando e testimoniando il Vangelo. Con grande umiltà e piena fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio».

La Chiesa è sotto assedio?

«Il modello da seguire è quello di Benedetto XVI che prende su di sé il peso della propria missione e non si fa intimorire da quanti non comprendono o avversano la sua azione. Seguire il suo esempio è la via che conduce fuori da questa tempesta».

Si aspettava un «mea culpa» pasquale del Papa?

«Benedetto XVI ha già parlato chiaro molte volte sullo scandalo dei preti pedofili. Il suo impegno a tutto campo è rivolto a riparare alle ingiustizie del passato e a fare in modo che non si ripetano. Il Santo Padre ha fatto e detto più di chiunque altro contro gli abusi del clero. Ciò è stato ben compreso tra la gente nelle Chiese nazionali. Nei riti della settimana santa i fedeli e i vescovi di tutto il mondo si sono stretti in preghiera attorno al Santo Padre».

Intanto continuano ad emergere violenze commesse da sacerdoti e coperte dalle gerarchie ecclesiastiche...

«Il Papa ha avuto il coraggio e la limpidezza di segnare una netta discontinuità rispetto alle zone grigie e alle omissioni del passato, indicando alla Chiesa un cammino di guarigione, di rinnovamento e di riparazione.
Attendersi continuamente da lui, ad ogni occasione formale e circostanza dettata dagli eventi, pronunciamenti e richieste di scuse è ingiusto. In questi giorni nei quali meditiamo la croce di Cristo la parola perdono è costantemente sulle labbra del Pontefice e di ciascuno di noi. Ed è giusto che sia così perché lo sconcerto e la vergogna provocati dagli abusi sessuali del clero costituiscono un’indicibile sofferenza per l’intera Chiesa. A partire dal dolore per il danno provocato alle vittime e alle loro famiglie».

Che cosa intende il Papa per «purificazione»?

«Benedetto XVI nella lettera alla Chiesa d’Irlanda si è rivolto direttamente ai fedeli per condividere lo sgomento e il senso di tradimento suscitati dalle colpe dei preti pedofili. L’onestà con cui si è fatto carico della situazione è stata capita e apprezzata dalla gente. Per proteggere i minori da crimini futuri e risanare il male fatto, il Pontefice richiede alla Chiesa un auto-esame e un programma di rinnovamento ecclesiale e individuale. E’ in atto una crisi grave e da questa bufera la Chiesa può e deve uscirne purificata e persino rafforzata nella verità».

© Copyright La Stampa, 4 aprile 2010 consultabile online anche qui.

1 commento:

laura ha detto...

Molto bello e pieno di fede e fedeltà a Pietro. Grazie Eminenza