domenica 30 maggio 2010
Benedetto XVI all'Angelus parla della Trinità: con il segno della Croce Dio abbraccia le nostre persone. Ricordata la prossima visita a Cipro (R.V.)
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Benedetto XVI all'Angelus parla della Trinità: con il segno della Croce Dio abbraccia le nostre persone. Ricordata la prossima visita a Cipro
Il mistero della Trinità, celebrato dalla liturgia di oggi, e il prossimo viaggio apostolico a Cipro, dalla forte connotazione ecumenica oltre che ecclesiale. Sono due dei temi ai quali Benedetto XVI ha dedicato la sua riflessione prima e dopo l’Angelus di questa mattina in Piazza San Pietro. In particolare, il Papa si è soffermato sull’importanza del segno di Croce, con il quale – ha detto – i cristiani ricordano “il nome di Dio”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Spesso è un segno frettoloso e indistinto sul viso, il petto e le spalle di tanti cristiani. Ma nei brevissimi istanti che serve per tracciarlo si compie un profondo atto di fede: si ricorda la Trinità divina, che sin dal giorno del Battesimo “prende dimora in noi”. Alle 50 mila persone in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ricordato l’importanza del segno di Croce utilizzando la meditazione di un grande teologo, Romano Guardini, il quale fa emergere i significati spirituali che si addensano dietro un gesto che rischia di essere un mero automatismo:
“Lo facciamo prima della preghiera, affinché … ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato … Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima, … e tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino”.
Poco prima, il Papa aveva parlato del mistero della Trinità, simboleggiata dal segno di Croce, affermando che essa, “in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali”:
“Morte e risurrezione di Cristo, sua ascensione alla destra del Padre ed effusione dello Spirito Santo. La mente e il linguaggio umani sono inadeguati a spiegare la relazione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e tuttavia i Padri della Chiesa hanno cercato di illustrare il mistero di Dio Uno e Trino vivendolo nella propria esistenza con profonda fede”.
Nel segno della croce e nel nome del Dio vivente “è, perciò, contenuto l’annuncio che genera la fede e ispira la preghiera”, ha proseguito Benedetto XVI, sottolineando quindi la centralità del sacerdozio nella diffusione, tramite i Sacramenti, delle verità della fede che discendono dalla Trinità:
“Anche il santo Curato d’Ars lo ricordava ai suoi fedeli: ‘Chi ha accolto la vostra anima – diceva – al primo entrare nella vita? Il sacerdote. Chi la nutre per darle la forza di compiere il suo pellegrinaggio? Il sacerdote. Chi la preparerà a comparire innanzi a Dio, lavandola per l’ultima volta nel sangue di Gesù Cristo? … sempre il sacerdote’”.
Il Papa ha concluso la riflessione prima dell’Angelus citando Sant’Ilario di Poitiers, che nei primi secoli della Chiesa pregava perché la fede ricevuta col Battesimo rimanesse in lui “retta” e “incontaminata” fino all’“ultimo respiro”. Nei saluti del dopo Angelus, pronunciati in sei lingue, il Pontefice ha ricordato la visita che compirà a Cipro dal 4 al 6 giugno per incontrare i rappresentanti delle Chiese mediorientali in vista del Sinodo di ottobre. “Chiedo – ha detto in inglese – la vostra preghiera per la pace e la prosperità di tutto il popolo di Cipro, nonché per la preparazione dell'Assemblea Speciale”.
Un pensiero è andato anche alla Beatificazione di Maria Pierina De Micheli, celebrata questa mattina a Roma, accompagnato da saluti ai vari gruppi radunati nella piazza. Con quello, in particolare, giunto a Roma da Pordenone per onorare la memoria del cardinale Celso Costantini, il Papa ha ricordato la presentazione fatta due giorni fa nella capitale del libro contenente il Diario del porporato, intitolato “Ai margini della guerra (1938-1947)”:
“Questa pubblicazione è di grande interesse storico. Il cardinale Costantini, molto legato al Papa Pio XII, la scrisse quando era Segretario della Congregazione di Propaganda Fide. Il suo Diario testimonia l’immensa opera compiuta dalla Santa Sede in quegli anni drammatici per favorire la pace e soccorrere tutti i bisognosi”.
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1 commento:
Mi viene alla mente questo pensiero: non so se il continuo richiamo alla necessità della santità sacerdotale e l'incarnzione sublime di tale ministero da parte del Santo Padre derivino dalla preoccupazione per tanti sacerdoti distratti, in crisi o addormentarti, o dalla preoccupazione per i fedeli che son come pecore senza pastore, oppure se, come ha detto durante il viaggio verso il Portogallo, sappia davvero che la Chiesa è luogo di peccato e che il male viene dall'interno di essa. Mi sembra che abbia deciso di consacrare, cioè di donare tutta la vita che Gli resta a questo compito e di prendere su di Sè anche i peccati e gli errori dei confratelli, per ridare loro fiducia e per rianimare tanti laici che si sentono smarriti, senza guide e senza motivazioni, perchè, senza maestri e testimoni, non si riesce a vivere, ma si sopravvive in modo sbandato e disperato
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