giovedì 13 maggio 2010
Il Papa in Portogallo parla di castità e purificazione (Aldo Maria Valli)
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Viaggio - Il Papa in Portogallo parla di castità e purificazione
Benedetto alla battaglia di Fatima
Aldo Maria Valli
«Siamo liberi per essere santi; liberi per essere poveri, casti e obbedienti». Quando Benedetto XVI pronuncia queste parole, nell’enorme chiesa della Santissima Trinità, il silenzio è assoluto.
Il papa parla ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi, ai diaconi. È il suo primo discorso dopo l’arrivo a Fatima, e di nuovo, come sull’aereo in volo da Roma a Lisbona, torna sulla questione della fedeltà alla vocazione.
Una fedeltà, dice, che «esige coraggio e fiducia ». Joseph Ratzinger, il pastore che cinque anni fa denunciò la sporcizia esistente all’interno della Chiesa e che qui in Portogallo ha parlato di peccati terrificanti, ha ingaggiato una battaglia.
Intende combatterla con puntiglio e sa che pochi luoghi sono più idonei di Fatima per chiedere penitenza, purificazione, consapevolezza della missione, coerenza rispetto al messaggio evangelico.
Ai consacrati chiede anche di unire le forze e di essere solidali gli uni con gli altri, perché le lotte intestine, le rivalità, le invidie e le ripicche sono controtestimoniane devastanti.
E ai seminaristi raccomanda di verificare bene le proprie intenzioni e le motivazioni. Consacrare la propria persona al Signore richiede una maturità che non ammette leggerezze. La formazione, aggiunge, va curata con animo forte e spirito generoso. Potrebbe essere più chiaro di così il mite Benedetto? Chiede anche che l’eucaristia sia l’oggetto principale dell’amore dei consacrati, in quanto centro della vita del cristiano e scuola di umiltà e di servizio. E ricorda l’importanza dell’adorazione, il “metodo” più efficace per stare vicini al Signore. Quando, un anno fa, indisse l’anno sacerdotale, forse non immaginava con quali scandali avrebbe dovuto misurarsi, ma sicuramente Benedetto aveva presenti i problemi.
Ecco perché ha indicato a esempio l’umile curato d’Ars, non un grande pensatore né un oratore eccezionale, ma un santo prete che trascorreva ore nel confessionale e si rivolgeva al Signore con questa preghiera: «Concedimi la conversione della mia parrocchia, e io accetto di soffrire tutto ciò che tu vuoi per il resto della vita».
Nel caso del papa la “parrocchia” è l’intera comunità cattolica sparsa nel mondo, e Benedetto ha deciso: questo è il tempo di fare proprio come il curato d’Ars: «Guai al pastore – diceva – che resta zitto vedendo Dio oltraggiato e le anime perdersi».
Fatima, con un’aria gelida che la fa sembrare ancora immersa nell’inverno, accoglie i pellegrini che a frotte arrivano da ogni parte del Portogallo e dall’estero. Tanti si sono sistemati nelle tende piantate attorno all’area sacra, in quarantamila sono arrivati o stanno arrivando a piedi, armati solo di bastone e bisaccia, come pellegrini medievali. Anna Caterina, una ragazza di ventidue anni che fa la volontaria per la Croce rossa, riassume bene i sentimenti di tutti: «Si viene a Fatima per ringraziare, per stare vicini alla nostra Signora, per chiederle grazie e guarigioni, fisiche o interiori».
Numerosi sono i portoghesi immigrati, che tornano in patria per questa occasione. Una signora che porta tra le braccia un fascio di grosse candele incomincia a parlare in portoghese, poi prosegue in un fluente inglese: da anni vive a Toronto, in Canada, ma appena può torna qui, dove pulsa il cuore cattolico del Portogallo. L’altra faccia della medaglia è Ines, vent’anni, che a Fatima è nata ma dice di non essere credente. «Sono cresciuta qui, a due passi dal santuario, nella casa di mia nonna.
La mia famiglia è imparentata con quella di suor Lucia, una delle veggenti.
Fino a pochi anni fa le giornate erano scandite da preghiere e messe, poi ho avvertito che tutto questo mondo non mi diceva più niente». Però ricorda ancora bene la preghiera che da bambina recitava prima di andare a letto, dedicata all’angelo apparso ai pastorelli tra questi ulivi.
La fiaccolata notturna nella spianata davanti al santuario rappresenta uno dei momenti più attesi e più suggestivi del pellegrinaggio. Il papa recita il rosario con tutti i fedeli. Poco prima, affidando al cuore immacolato di Maria tutti i sacerdoti del mondo, ha pregato così: «Aiutaci a non venir mai meno alla nostra vocazione, a non cedere ai nostri egoismi, alle lusinghe del mondo e alle suggestioni del maligno».
© Copyright Europa, 13 maggio 2010 consultabile online anche qui.
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