mercoledì 12 maggio 2010
Ancora una volta, in questo tempo difficile per la Chiesa, sono le parole del Papa a dare respiro: il bellissimo commento di Lucio Brunelli
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Se il Papa indica il peccato nella Chiesa
Lucio Brunelli
Ancora una volta, in questo tempo difficile per la Chiesa, sono le parole del Papa a dare respiro. Non solo al semplice fedele, sgomento per le notizie dei mass media, ma anche a quanti guardano alla Chiesa da lontano e con tante critiche ma che in fondo sarebbero dispiaciuti pure loro se la Chiesa perdesse ogni umana credibilità. Dunque, ieri, sull'aereo in volo per il Portogallo, Benedetto XVI ha risposto così a una domanda dei giornalisti sullo scandalo pedofilia e se esso possa essere letto all'interno del messaggio di Fatima.
«Oggi lo vediamo in modo realmente terrificante che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa ha quindi profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia... Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera la penitenza, le virtù teologali...».
La semplicità e la verità delle parole del Papa sono suonate liberanti rispetto al clima degli ultimi giorni. Reso più irrespirabile da uno scontro fra cardinali che si sono divisi proprio sul modo di «difendere» il Papa. Chi evocando inutilmente complotti esterni. Chi stilando liste nere di sospetti complici curiali.
Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta di non aver bisogno di difese.
Ha capito che per essere veri e convincenti di fronte agli uomini basta essere veri di fronte a Dio.
A Lui, prima che all'opinione pubblica, la coscienza del Papa e della intera Chiesa devono infine rendere conto. Una confidenza che non elimina il dolore, ma rende liberi e sereni. Libero allora il Papa di vedere, più che la malizia di alcune campagne di stampa, la gravità dei peccati commessi da uomini di Chiesa. Sereno per indicare a tutti l'unica medicina che i cristiani conoscono per curare il male compiuto: penitenza, purificazione, perdono, giustizia...
E' di questo «essenziale» che la Chiesa ha bisogno. Tutto il resto confonde, distrae, allontana. Sia quando prende forma di una velleitaria egemonia cultural-politica sia quando assume parvenze mistiche. Invece che lasciarsi stupire e guidare dall'essenzialità delle parole del Papa alcuni cattolici si sono subito infilati nel gioco delle interpretazioni del terzo segreto di Fatima. Esso fu svelato da Papa Wojtyla nel 2000 proprio a Fatima.
L'unica veggente superstite, suor Lucia, aveva raccontato una visione terrificante in cui un «vescovo vestito di bianco» veniva ucciso a colpi di fucile e di freccia insieme a uno stuolo di sacerdoti.
Benedetto XVI, riferendosi al messaggio della Madonna di Fatima, ha messo invece l'accento sulle conseguenze altrettanto «terrificanti» dei peccati commessi all'interno della Chiesa.
Tanto è bastato per tornare a ipotizzare l'esistenza di un «quarto segreto» tenuto volutamente sotto chiave in qualche sotterraneo vaticano. Una profezia di corruzione e apostasia che i settori più tradizionalisti hanno da sempre identificato con le convulsioni del dopo Concilio. Chi ha conosciuto il cardinale Ratzinger sa bene, in realtà, la sua allergia a questo genere di prouderie mistico-millenaristica. Più volte ha spiegato come le visioni descritte da suor Lucia, lo stesso messaggio soprannaturale, è inevitabilmente filtrato ed espresso tramite la sensibilità, il temperamento, il contesto storico della veggente.
«Tali visioni pertanto non sono mai semplici "fotografie" dell'aldilà ma portano in sé anche le possibilità ed i limiti del soggetto che percepisce». Quel che conta veramente – ha ricordato il Papa – è il messaggio di fondo. L'annuncio drammaticamente attuale di un tempo di sofferenza per la Chiesa, il richiamo della Madre di Dio alla penitenza e alla conversione.
© Copyright Eco di Bergamo, 12 maggio 2010
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