mercoledì 12 maggio 2010
Profetica apparizione. Alcuni stralci dell'intervista al cardinale Tarcisio Bertone contenuti nel libro scritto da Giuseppe De Carli
Vedi anche:
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La terza parte del segreto di Fatima nell'articolato commento di Andrea Tornielli
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Papa: a Lisbona 200mila fedeli per la messa
Il Papa: non dare per scontato che la fede ci sia
Il Papa: "Bisogna annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa" (Omelia)
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Spettacolare e commovente accoglienza per il Papa a Lisbona :-)
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Su segnalazione di Sonny ed Eufemia leggiamo:
Profetica apparizione
Di seguito alcuni stralci dell'intervista al cardinale Tarcisio Bertone contenuti nel libro scritto da Giuseppe De Carli.
Tarcisio Bertone e Giuseppe De Carli
Nessuna apparizione è indispensabile alla fede, perché la Rivelazione è terminata con Gesù Cristo. I messaggi segreti nulla aggiungono a quanto un cristiano deve sapere della Rivelazione». Eminenza, fosse dipeso da Ratzinger, il «Segreto» sarebbe rimasto tale. O mi sbaglio?
«Non credo. La distinzione fra «rivelazione pubblica e privata» era già stata analizzata e focalizzata da Papa Benedetto XIV. Non eravamo senza rete, non ci buttavamo nel vuoto. Il cardinale Ratzinger non oppose resistenza, non ebbe perplessità. L'attentato e la malattia del Papa erano «segni». L'ultima immagine dell'attentato fu il gesto di perdono del Papa ad Ali Agca a Rebibbia il 27 dicembre 1983. Eravamo quasi sovrastati da questa pregnanza, sovrabbondanza di segni. Perché, dunque, non offrire alla comunità cristiana anche questo appello che è, a ben vedere, l'appello della Madre del Signore alla conversione, alla preghiera, alla penitenza? C'è tanto di evangelico nel messaggio di Fatima. Fosse, invece, dipeso da Tarcisio Bertone? Io di temperamento sono più interventista, l'avrei pubblicato senza esitazione. Oltretutto, la pubblicazione non ha frenato l'alluvione delle interpretazioni e si sono sprecate, spesso senza frutto, tante parole con ogni mezzo. Lo svelamento del «Segreto» è stato un grande dono per la cattolicità, per tutti i devoti della Madonna. Anche per chi non crede». (...)
Come ha detto lei alla presentazione del «Segreto», «siamo di fronte alla più profetica delle apparizioni moderne». Fatima ha una valenza religiosa e politica.
«Rimaniamo nel campo della profezia e non sconfiniamo in altri. Scrolliamo dalle scarpe del nostro cammino la polvere di queste contaminazioni. Rischiano solo di fare confusione. Di perdere di vista la verità dei fatti. Di questo non ho mai parlato a suor Lucia e la Congregazione per la Dottrinadella Fede ha sempre manifestato contrarietà nell'allargare anche ai musulmani i messaggi di Fatima o addirittura l'accesso alla spianata del santuario per il loro culto. Il messaggio alla penitenza e alla conversione è trasversale alle religioni, ma, nello specifico, interpella i fedeli della Chiesa cattolica. Il resto sono elucubrazioni che stanno solo in terra, non sicuramente a mezz'aria o in cielo. Così come, nel secondo incontro, la veggente non voleva trarre collegamenti fra Fatima e il crollo delle Torri Gemelle, parimenti non ho mai parlato con suor Lucia di dolorosi episodi collaterali, come la scomparsa della povera Emanuela Orlandi. Anche di questo mi hanno domandato...».
Il XX secolo è stato considerato il «mattatoio della storia». Sono stati decine di milioni i cristiani trucidati.
«Ha detto bene lei: decine di milioni di cristiani ammazzati, non solo cattolici e, in moltissimi Paesi, anche non cristiani. La croce era un segno di infamia, una condanna a morte, l'internamento e le torture, le sevizie fisiche e psicologiche. Formano un firmamento di santi - Papa Benedetto in Polonia ha citato Edith Stein - che ci stanno davanti come luci in una notte buia. Quando Van Thuán, divenuto poi cardinale, fu imprigionato celebrava di nascosto la messa di notte. Alla comunione volevano accostarsi persino non cristiani e i suoi stessi carcerieri. Ricordiamo il cardinale rumeno Todea o quello albanese Koliki. Il tentativo fu quello di sradicare lo spirito di amicizia con Dio, di togliere all'uomo la prima delle libertà: la libertà religiosa». (...)
Lei ha celebrato il rito delle esequie di suor Lucia. Dal punto di vista mediatico non hanno suscitato la stessa emozione - che so - dei funerali di Madre Teresa di Calcutta, per non parlare di quelli di Papa Wojtyla.
«Il nascondimento della sua vita si è, in certa misura, riverberato anche dopo la morte. Non è possibile fare paragoni o rispondere col pallottoliere delle presenze o delle lacrime versate. Dietro la bara di suor Lucia c'era l'intera Coimbra e la città si è trasformata in un campo sterminato di rose bianche, in una cattedrale a cielo aperto verso cui salivano le più commoventi canzoni della tradizione religiosa e popolare del Portogallo. V'erano delegazioni di ogni parte del pianeta e una presenza massiccia di operatori dell'informazione».
Beati Giacinta e Francesco. Perché no, beata Suor Lucia?
«Credo che anche lei, senza dubbio, salirà alla gloria degli altari. Fra l'altro, il 13 febbraio 2008, è stato il cardinale José Saraiva Martins, a Coimbra, ad annunciare l'inizio della causa di canonizzazione della Serva di Dio Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato (Lucia dos Santos). E lei sarà chiamato a testimoniare. Forse persino questa nostra conversazione potrà servire a qualcosa... Lo spero. E se sarò chiamato a testimoniare sulle virtù eroiche e sulla santità di suor Lucia lo farò volentieri».
Ora lei è il primo collaboratore del «catechista del mondo», di Papa Benedetto XVI. Lei in Conclave l'avrà votato e sostenuto con ferma convinzione?
«Non vi sono dubbi. Non voglio strapparle segreti. La consegna del silenzio è assoluta. Ci mancherebbe un Segretario di Stato scomunicato! Però, un Papa di settantotto anni non era una questione irrilevante. L'età non ha influito; c'erano dei precedenti. Ha influito il ragionamento, la personalità che in quel momento poteva prendere il testimone di Giovanni Paolo II e guidare la Chiesa con autorevolezza e sempre con l'aiuto di Dio. Nel cardinale Ratzinger c'erano le qualità e lo spessore spirituale che cercavamo».
© Copyright Il Tempo, 12 maggio 2010 consultabile online anche qui.
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