giovedì 3 giugno 2010

Il giorno orribile dello stratega del Papa per la tolleranza zero (Galeazzi)


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Il Papa: "Tommaso d’Aquino mostrò che tra fede cristiana e ragione sussiste una naturale armonia. E questa è stata la grande opera di Tommaso, che in quel momento di scontro tra due culture - quel momento nel quale sembrava che la fede dovesse arrendersi davanti alla ragione - ha mostrato che esse vanno insieme, che quanto appariva ragione non compatibile con la fede non era ragione, e quanto appariva fede non era fede, in quanto opposta alla vera razionalità; così egli ha creato una nuova sintesi, che ha formato la cultura dei secoli seguenti" (Catechesi)

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Il giorno orribile dello stratega del Papa per la tolleranza zero

GIACOMO GALEAZZI

Non si riesce a uscirne».
L’espressione di sconforto di uno strettissimo collaboratore di Benedetto XVI chiude il «giorno orribile» del coinvolgimento nello scandalo-pedofilia della punta di lancia della tolleranza zero.
Il presidente della Conferenza episcopale tedesca è uno tra i più convinti sostenitori della nuova linea di rigore, tanto che il mese scorso aveva sollecitato Benedetto XVI ad accogliere «rapidamente» le dimissioni del vescovo Mixa per offrire «una possibilità di rinnovamento alla Chiesa tedesca». Zollitsch, per primo, aveva riconosciuto che la Chiesa ha commesso errori nei confronti delle vittime. «Ora si volta pagina e la Chiesa accetta le conseguenze», aveva promesso in una accorata lettera ai fedeli. Nella complessa operazione di «purificazione» (duramente avversata in alcuni settori di Curia e degli episcopati nazionali) l’indagine sul capo della Chiesa tedesca non ha eguali per gravità. «Zollitsch ha fatto dimettere per abusi Mixa, ha avviato una totale collaborazione con le autorità civili, ha istituito una commissione per portare in giudizio i preti pedofili, ha spinto i gesuiti a confessare pubblicamente centinaia di casi, insomma è la testa d’uovo e l’uomo-simbolo della battaglia contro le violenze del clero», spiegano in Curia.
Il primate d’Irlanda Seán Brady è da tempo nella bufera per aver insabbiato stupri su bambini, quelli di Belgio e Inghilterra-Galles, Leonard e Nichols sono anch’essi contestati per gli stessi motivi. Zollitsch, invece, era sceso due mesi fa in Vaticano per incontrare il Pontefice e progettare con l’ex Sant’Uffizio la nuova strategia anti-abusi: rimozione dall’incarico del sacerdote sospettato, procedure accelerate per la riduzione allo stato laicale, abolizione della prescrizione nel diritto canonico per i reati contro i minori, obbligo di denuncia alla magistratura, allontanamento del vescovo che invece di intervenire per fare pubblicamente luce sull’accaduto continua a voler «lavare i panni sporchi in famiglia». A dimostrazione che lo smacco non sconvolge solo la Chiesa tedesca, ieri sera è stata la Sala Stampa vaticana a diffondere la nota in cui la diocesi di Friburgo parla di «sospetto privo di fondamento».
Intanto, dietro le quinte infuria lo scontro tra i «purificatori» ispirati da Benedetto XVI e fautori curiali delle vecchie coperture come il cardinale Dario Castrillon Hoyos. «Non si capisce perché per un vescovo sia meglio vedere un suo sacerdote alla sbarra piuttosto che in una struttura nella quale possa ricevere aiuto», lamentano gli avversari della «tolleranza zero».
Zollitsch è un loro nemico giurato per aver influenzato le norme adottate dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo nello scandalo degli abusi sessuali sui minori con l’obiettivo di arrivare ad una revisione delle leggi vigenti nella Chiesa universale. «In ogni diocesi si sta rafforzando la prevenzione - affermò due mesi fa -. L’invito alle parrocchie è di adottare una cultura della vigilanza. Siamo pronti ad affrontare con responsabilità ogni caso e a garantire il nostro sostegno alle indagini. Sacerdoti e religiosi devono costituirsi quando ci sono condizioni di un reato». La Conferenza episcopale tedesca «informerà sempre le autorità giudiziarie».
Massimo rigore, quindi. E filo diretto con Roma. «Benedetto XVI ci incoraggia far luce e ad arrivare alla verità - ripete spesso Zollitsch -. In particolare ci sprona a dare applicazione alle norme procedurali e a migliorarle, se necessario. Proseguiremo nel nostro cammino per sanare le ferite del passato ed evitarne in futuro». Ieri la battuta d’arresto che minaccia la riforma anti-abusi.

© Copyright La Stampa, 3 giugno 2010

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