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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE A CIPRO (4 - 6 GIUGNO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG
L’ex nunzio apostolico
“Morto come don Santoro
C’è un clima di fanatismo”
GIACOMO GALEAZZI
Cardinale Sergio Sebastiani, lei che è stato nunzio apostolico in Turchia, riesce a spiegarsi perché Padovese è morto?
«Va assolutamente chiarito come sono andate veramente le cose. Adesso è il momento dello sconcerto per la morte violenta di una persona investita di una gravosa responsabilità, di uno stimato ecclesiastico ha dedicato tutta la sua vita ad avvicinare popoli e culture diverse. Poi deve arrivare il momento dell’accertamento delle cause di una vicenda che ferisce l’intera Chiesa mondiale privandola di un personaggio di primissimo piano».
È un messaggio contro il Papa?
«Conoscevo monsignor Padovese dai tempi in cui insegnava a Roma, poi me lo sono ritrovato in Turchia come missionario innamorato della storia del Paese. È stato accoltellato come don Santoro, ucciso quattro anni fa da un assassino istigato e mandato avanti da fanatici. Dio ci mette alla prova, però il sangue di questi martiri alimenta le vocazioni e le conversioni. Abbiamo dei fanatici anche tra i cristiani, ma l’Islam spinge maggiormente verso il fanatismo. Anche l’attentato a Giovanni Paolo II scaturì in Turchia dall’odio anticristiano dei Lupi Grigi».
È stato lasciato solo?
«Apprezzavo il coraggio pastorale e le capacità intellettuali di Padovese. Certo, era un uomo che si esponeva un po’ troppo, un grande oratore, con molta visibilità e può darsi che abbia mancato della prudenza. La Turchia è un posto pericoloso, con una composizione religiosa complicata e ci sono gruppi fanatici musulmani che avversano ogni tolleranza. In un decennio laggiù da nunzio ho avuto serie difficoltà, inclusa la distruzione di un cimitero cattolico in una città sul Mar Nero. Protestai senza alcun risultato. In uno Stato laico potevo indossare abiti religiosi solo perché ero considerato un capo religioso come il patriarca ortodosso di Costantinopoli».
Qual è il significato di questo omicidio?
«È un fatto gravissimo che lascia un vuoto enorme. Ed è anche un segnale inquietante in un momento delicato nello scacchiere mediorientale. Monsignor Padovese era stimatissimo in Vaticano e la sua funzione di dialogo aveva un notevole valore sostanziale, superiore all’importanza formale delle cariche di vertice che occupava»
© Copyright La Stampa, 4 giugno 2010 consultabile online anche qui.
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