martedì 20 luglio 2010

Dipinto murale bizantino ritrovato nella Basilica romana di Santa Sabina


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Su segnalazione del nostro Massimo leggiamo:

Dipinto murale bizantino ritrovato nella Basilica romana di Santa Sabina

Nella Basilica romana di Santa Sabina, sull’Aventino, è stato scoperto uno straordinario dipinto murale bizantino del VII secolo. L’individuazione dell’affresco, presente sotto l’intonaco dell’atrio porticato della chiesa, ha avuto luogo nel corso dei lavori di restauro che i Padri domenicani stanno portando avanti all’intero complesso monumentale paleocristiano e al convento. Sul prezioso rinvenimento Antonella Palermo ha intervistato Manuela Giannandrea, docente di Storia dell’Arte Medievale all’Università La Sapienza, che ha partecipato ieri alla presentazione del dipinto:

R. - L’affresco è un grande pannello votivo, poiché si trova a circa quattro metri da terra, alla destra della famosa porta lignea di Santa Sabina, ed ha delle dimensioni piuttosto ampie: si tratta di circa quattro metri per tre metri e quindi è un vero e proprio pannello votivo molto ampio. Il pannello raffigura al centro la Vergine con il Bambino, racchiuso all’interno di una mandorla; alla sua destra e alla sua sinistra Pietro e Paolo, seguono poi due sante e probabilmente - visto che siamo nella Basilica di Santa Sabina - una è la titolare della Basilica e l’altra Serafia, l’ancella che, secondo la Passio, convertita da Sabina al cristianesimo, sarebbe stata martirizzata prima di lei; compaiono poi queste figure interessantissima che sono tre personaggi maschili con il nimbo quadrato e quindi viventi, secondo quello che ci insegna l’iconografia medievale. Due di questi, alla sinistra della Vergine, sono identificati da una iscrizione “L’arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio”, che realizzano questo pannello votivo, dopo essere stati al Concilio di Costantinopoli del 680.

D. – E’ stata messa in evidenza la straordinarietà del linguaggio stilistico di questo dipinto. Pare che esso sia naturalistico e monumentale allo stesso tempo: cosa vuol dire?

R. - Noi siamo un po’ abituati, anche se banalmente, a definire la pittura altomedievale e quella bizantina con gli stereotipi di piatta, di bidimensionale, di ieratica. In realtà la pittura medievale orientale ed occidentale è molto più ricca di sfaccettature e questo dipinto ce lo dimostra: se guardiamo Pietro e Paolo, hanno una immagine volumetrica, piena e i corpi si riconoscono, sono saldi sotto i vestiti; il volto della Vergine è estremamente dolce, morbido in queste lumeggiature. Sono dei personaggi realmente vivi e in questo senso possiamo dire che sono classici, monumentali, solenni, naturalistici e imitano la realtà nelle loro forme fisiche.

D. - E’ stata ripetuta da più parti che l’importanza di questo affresco sta anche nella sua databilità. Perché professoressa?

R. - Perché nel panorama artistico medievale - sia orientale che occidentale - noi possediamo pochissime testimonianze pittoriche: trovarne quindi una altomedievale e poterla datare, come siamo riusciti a fare, tra la fine del VII secolo dopo Cristo e il principio dell’VIII è naturalmente qualcosa di straordinario. E’ veramente esiguo il panorama pittorico di questo periodo.

Sulla rilevanza di questo ritrovamento ascoltiamo il rettore della Basilica di Santa Sabina, il padre domenicano Francesco Ricci:

R. - Certamente la scoperta di questo affresco altomedievale, ritrovato nel nartece della Basilica, ha una rilevanza che non ci attendevamo. E questo sia per gli storici dell’arte, sia per i professori di storia dell’arte che stanno facendo notare come questo affresco sia importante proprio per la sua databilità, perché ci sono dei personaggi riconoscibili, ci sono dei personaggi riportati nelle storie ecclesiastiche; così come dal punto di vista iconografico pare sia importante, perché segna il passaggio dell’aureola da quadrata a tonda. Naturalmente ci sono poi tante versioni che non è mio compito spiegare. Per noi è solo una grande gioia vedere come questo complesso monumentale ritrovi il suo antico splendore. Noi domenicani siamo qui ormai da circa 800 anni e, quindi, la vita dei domenicani si fonde con la vita di questo complesso monumentale, qui a Santa Sabina. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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Riemerso un affresco nella basilica romana di Santa Sabina

Dietro l’intonaco una Madonna del VII secolo

Roma, 17. Nel marzo scorso, un saggio stratigrafico di una parete dell’atrio della basilica romana di Santa Sabina all’Aventino rivelava un’antica immagine devozionale di una Madonna con Bambino, attorniata da sette altre figure e preziosamente racchiusa dal blu di lapislazzuli delle campiture celesti; più che un affresco, un vero e proprio palinsesto pittorico che nasconde le tracce di una decorazione ancora più antica, raffigurante specchiature marmoree dipinte risalenti al v secolo, momento della fondazione della chiesa.
Il grande dipinto murale raffigura la Madonna col Bambino Gesù affiancata dai santi Pietro e Paolo e, alle estremità, dalle sante Sabina e Serafia che introducono a sinistra i due committenti e a destra il Papa regnante. Proprio le figure dei donatori, indicati dall’iscrizione come l’arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio e identificati con i due legati papali al concilio di Costantinopoli del 680 hanno permesso di datare l’opera tra la fine del VII e l’inizio dell’VIIi secolo. Si tratta quindi di un ritrovamento eccezionale non solo per la rara sopravvivenza di mosaici e pitture di quest’epoca, ma ancor più per la certezza della datazione che consente agli storici dell’arte di avere un punto fermo nella ricostruzione dell’evoluzione iconografica.
Altrettanto straordinario è il linguaggio stilistico del dipinto, naturalistico e monumentale, che rende probabile una sua realizzazione da parte di un artista bizantino ancora fortemente legato alla classicità. Il restauro dell’opera è stato finanziato dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico e per il polo museale di Roma e diretto da Claudia Tempesta.
Tutti i dettagli della scoperta di cui diamo notizia in anteprima, le caratteristiche dell’affresco e il progetto del restauro verranno comunicati lunedì 19 luglio in una conferenza stampa – presso la stessa basilica di Santa Sabina – che si svolgerà alla presenza del soprintendente Rossella Vodret e del rettore della basilica padre Francesco Maria Ricci. Alla tenacia e al paziente lavoro di ricerca di finanziamenti pubblici e privati di quest’ultimo, si deve il completamento dei restauri del chiostro duecentesco, il consolidamento di parte della struttura cinquecentesca, il restauro dell’antico portale ligneo del v secolo e dell’architrave marmoreo con pezzi di epoca romana, e dell’esonartece della basilica in cui è stato ritrovato l’affresco altomedievale.
In occasione della conferenza stampa sarà diffuso anche un volume, a cura di Claudia Tempesta (editore Gangemi), in cui si racconta la storia del ritrovamento e si illustrano le tecniche e le metodologie di restauro applicate per il recupero dell’affresco.
“La basilica e il convento, da quando furono donati da Onorio III a san Domenico nel 1221, sono luoghi cari alla memoria domenicana perché legati alle origini dell’ordine – spiega padre Ricci – questa importante scoperta si aggiunge all’antico progetto di riqualificazione e valorizzazione del vecchio museo domenicano, attualmente in fase di ristrutturazione, allestito nell’antico dormitorio dei frati, del sito archeologico sotto la basilica, di quello scavato negli anni Cinquanta dell’Ottocento nel giardino posteriore della basilica e del recupero degli antichi luoghi di servizio per trasformarli in aula multimediale e di conferenze, allo scopo di istituire un itinerario spirituale, storico e artistico destinato ai membri della famiglia domenicana e al pubblico. Idea e progetti che finalmente, dopo quindici anni, i frati domenicani di Santa Sabina sono fieri di vedere in gran parte realizzati entro l’estate del 2010″.
“La bellissima rappresentazione della Madre con il Figlio esposto nell’ovale – scrive Claudia Tempesta descrivendo l’affresco – sembra nata per dare forma visibile alle disposizioni del concilio del 680, convocato dall’imperatore Costantino iv. L’artista ha ricercato la bellezza nelle immagini femminili, fluide e monumentali, che esprimono in modo armonico la vita dello spirito nella loro corporeità. L’eleganza aristocratica di Sabina ci riporta ai primi momenti della diffusione del cristianesimo nelle nobili famiglie che abitavano l’Aventino. Sul colle romano soprattutto la determinazione femminile rese possibile la fioritura di conversioni e il moltiplicarsi di insediamenti cristiani”.

(L’Osservatore Romano – 18 luglio 2010)

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