mercoledì 14 luglio 2010

Preti pedofili, ecco la stretta di Papa Ratzinger (Angelo Scelzo)


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COMUNICATO: TEMA DELLA 44a GIORNATA MONDIALE DELLA PACE: “LIBERTÀ RELIGIOSA, VIA DELLA PACE”

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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Preti pedofili ecco la stretta di Ratzinger

Angelo Scelzo

Nessun nuovo documento, ma basta parlare anche di semplici modifiche, in un campo minato come quello della pedofilia nella chiesa, per uscire decisamente dall’ordinario.
Quando a metà settimana sarà reso noto il nuovo testo delle «Normae de gravioribus delictis» (Norme sui delitti più gravi) si tratterà, formalmente, solo di una serie di nuovi emendamenti che andranno a definire in maniera più compiuta il ruolo e le competenze della Congregazione per la Dottrina della Fede, il dicastero che, a partire dal 2001, per iniziativa dell’allora cardinale Ratzinger, ha preso in mano le redini giuridiche nel trattamento dei crimini commessi da chierici nella celebrazione dei sacramenti e nella sfera morale, i due rami più «avvelenati» all’interno dei quali si sviluppa anche tutta la revisione ora messa in atto. Il riferimento generale resta il «Motu poprio» «Sacramentorum sanctitatis tutela» firmato nel 2001 da Giovanni Paolo II, ed esplicitamente richiesto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per contrastare la pratica di insabbiamenti di scandali a livello diocesano.
Il livello giuridico nel quale il dicastero aveva potuto muoversi finora era quello della concessione di «facoltà», sempre nell’ambito dei due rami dei «graviora delicta».
Nel nuovo testo le facoltà diventano vere e proprie norme e danno così luogo a un corpus giuridico che pone il dicastero nelle condizioni di poter intervenire con maggiore efficacia sui singoli episodi e gestire, almeno sul piano normativo, una delle maggiori e più delicate emergenze che la chiesa si è trovata ad affrontare nella sua storia recente. Del resto, per diretta ammissione dei vertici del dicastero, gli emendamenti al nuovo testo hanno la (triste) matrice dell’esperienza sul campo: in questi nove anni di vita il «motu proprio» è stato messo alla prova da più fronti, uno più allarmante dell’altro, e con un’intensità davvero impressionante.
Nella forma dei reati commessi – si parla sempre di delitti perpetrati da sacerdoti – è visibile il segno delle nuove tecnologie informatiche che hanno ampliato il campo dei reati introducendo modalità un tempo impensabili, come la registrazione e la divulgazione della confessione, mentre viene trattato in maniera specifica il problema dell’acquisizione, della detenzione della divulgazione di immagini pornografiche riguardanti i minori di 14 anni.
Quest’ultima norma non fa, naturalmente, riferimento diretto alla vicenda del cardinale Godfried Danneels, nel cui computer è stata rinvenuta l’immagine di un minore, ma indubbiamente, mira a salvaguardare la possibilità che la detenzione sia casuale o inconsapevole (come, in realtà, è avvenuto per il porporato belga). Le modifiche introdotte nel nuovo testo riguardano in larga parte il capitolo pedo-pornografia; viene allungato, da dieci a vent’anni, il termine della prescrizione dei reati (calcolato dal compimento dei 18 anni della vittima), mentre viene equiparato a pedofilia l’abuso commesso su un disabile mentale maggiorenne.
Alla Congregazione per la Dottrina della Fede è riconosciuto anche il diritto, su mandato del Papa, di giudicare i cardinali, i patriarchi, i legati della Sede apostolica e i vescovi, mentre viene prevista la facoltà di presentare direttamente al Papa, in casi di estrema gravità, la richiesta di riduzione allo stato laicale. Una parte sostanziale del nuovo testo riguarderà l’introduzione di un articolo sui «delicta contra fidem», vale a dire, eresia, apostasia e scisma. In particolare contro il sacramento della Penitenza viene preso in considerazione il tentativo di impartire l’assoluzione sacramentale, non potendo darla validamente, o l’ascoltare la confessione sacramentale. Si parla poi della violazione indiretta del sigillo sacramentale e della «captazione e divulgazione, commesse maliziosamente, delle confessioni sacramentali».
Altra novità di rilievo riguarda il dato penale dell’ordinazione sacra di una donna. L’inserimento di una serie di nuovi elementi tra i «graviora delicta» potrebbe far pensare alla Congregazione per la Dottrina della Fede come a una sorta di tribunale unico in materia di reati commessi da consacrati. In realtà, non solo resta praticamente immutato l’iter dei processi – con il ruolo centrale dei vescovi diocesani, a partire dall’acquisizione delle prove – ma non vengono meno neppure le competenze ordinarie di altri organismi come il Tribunale della Signatura Apostolica, o le Congregazione dei vescovi e del clero, o il Pontificio Consiglio dei Testi legislativi. Nondimeno il nuovo testo segna un passo avanti verso un quadro di interventi più chiaro e definito; pur nella consapevolezza che le norme, da sole, non basteranno, certo, ad arginare il male.

© Copyright Il Mattino, 13 luglio 2010

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