venerdì 6 agosto 2010

Migliaia di ministranti alle catacombe di San Callisto dove è stata collocata la statua di san Tarcisio (Osservatore Romano)


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Migliaia di ministranti alle catacombe di San Callisto dove è stata collocata la statua di san Tarcisio

Un cammino di fede lungo l'Appia Antica

La statua di san Tarcisio, benedetta dal Papa all'udienza generale del 4 agosto, è ora collocata stabilmente nell'area delle catacombe di San Callisto. Migliaia di giovani chierichetti, fin dalle prime ore del 5 agosto, hanno percorso a piedi l'Appia Antica "per rendere omaggio al loro patrono, offrendo uno spettacolo di fede veramente commovente" racconta il salesiano don Elio Torrigiani, direttore delle catacombe. "Un pellegrinaggio - spiega - che fa intravedere uno sviluppo delle visite a San Callisto dopo che il Pontefice, nella catechesi dell'udienza, ha indicato san Tarcisio come punto di riferimento per i ministranti e per coloro che desiderano seguire Gesù più da vicino attraverso la vita sacerdotale, religiosa e missionaria".
La statua del giovane martire romano è stata sistemata proprio lungo il viale che dall'Appia Antica porta al vero e proprio ingresso delle catacombe. "Un piazzale di centosessanta metri quadrati - dice don Torrigiani - consentirà anche ai gruppi più numerosi di riunirsi per le celebrazioni. D'ora in avanti a dare il benvenuto ai pellegrini a San Callisto sarà, dunque, l'immagine del patrono dei ministranti come anche dei bambini di Prima comunione. Noi salesiani abbiamo accolto con grande gioia questa statua e siamo certi che sarà anche un'esperienza positiva per tutti i visitatori. Con la sua testimonianza san Tarcisio continuerà a smuovere i cuori e le coscienze degli uomini del nostro tempo".
Alta quasi cinque metri, per quattro tonnellate di peso, la statua è stata realizzata nella fonderia Rütschl di Aarau dall'artista svizzero Bernhard Lang che al termine dell'udienza generale di mercoledì 4 ha detto al Papa di averla realizzata "ricordandosi di essere stato anche lui un chierichetto". E spiega che "la statua non ha un piedistallo perché i giovani non si fermano mai".
Il presidente del Coetus internationalis ministrantium, monsignor Martin Gächter, vescovo ausiliare di Basilea, conferma che la statua di san Tarcisio "resterà il vero e proprio simbolo di questo pellegrinaggio dei chierichetti". A mezzogiorno, a San Callisto, il presule ha presieduto il primo momento di preghiera davanti alla statua. "Il giovane santo - dice - è ritratto mentre cammina e il suo è un messaggio dinamico che invita a darsi da fare, a non starsene fermi con le mani in mano. È la sintesi del messaggio che il Papa ci ha affidato all'udienza di ieri".
Il bilancio completo del pellegrinaggio romano sarà tracciato dall'8 all'11 settembre a Strasburgo, al centro culturale San Tommaso, nella riunione del Coetus internationalis ministrantium, "ma fin da ora - dice il vescovo Gächter - siamo tutti concordi nel considerare questa esperienza di enorme portata e non solo per l'alto numero dei partecipanti, quasi raddoppiato rispetto alle edizioni precedenti. Ciò che più colpisce è che tutti, dai bambini agli universitari, hanno mostrato di sentirsi pienamente Chiesa, avvertendo la responsabilità del loro servizio che comprende l'annuncio, la liturgia, la diaconia e la comunione". La crescita del numero dei partecipanti si spiega proprio con il passaparola, tipico della cultura delle nuove generazioni, e con un sistema semplice di testimonianza diretta, personale.
Che cosa ha detto l'incontro di Roma? Per monsignor Gächter ora l'imperativo è "rilanciare la pastorale dei ministranti nelle parrocchie", insomma non accontentarsi del successo. Commentando a caldo l'incontro con il Papa, in una conferenza stampa alla Radio Vaticana il vescovo ha rivelato come Benedetto XVI fosse "molto contento nel vedere tanti giovani, sapendo quello che facciamo per loro". E ha risposto con una battuta alla constatazione che i tedeschi fossero la stragrande maggioranza: "La Germania è campione del mondo in questo ambito pastorale". Scherzi a parte, il vescovo ha messo in rilievo come sia emerso "il volto di una Chiesa giovane fatta di giovani" che fa ben sperare per l'oggi e per il domani. "Il nostro scopo non è indurre i ragazzi al sacerdozio" ma offrire loro un'esperienza di Chiesa viva. Ha poi confidato di aver scambiato il proprio foulard nero (il colore che ha contraddistinto i pellegrini elvetici) con quello azzurro di un giovane dell'Albania. "Da quel Paese dove i cristiani sono stati duramente perseguitati sono arrivati appena sei ragazzi accompagnati da due suore. Ma è una presenza molto significativa, al di là dei numeri. È un piccolo segno di rinascita e della comunione che ci deve essere tra tutte le Chiese, senza distinzioni tra quelle più forti e quelle che hanno dimensioni più esigue".
Gli fa eco monsignor Bernhard Hasslberger, vescovo ausiliare di Monaco di Baviera e responsabile della commissione per i giovani della Conferenza episcopale tedesca, dicendosi "molto fiducioso" sui frutti che porterà questo incontro. "Non si è trattato - ha detto nella conferenza stampa - di un fuoco di paglia destinato a spegnersi presto. Anzi, quando i pellegrini torneranno a casa l'onda dell'entusiasmo li sosterrà ancora a lungo. Adesso li aspetta la missione di testimoniare ciò che hanno visto e vissuto a Roma. In Germania l'esperienza dei ministranti è diventata una delle colonne portanti della pastorale. È un itinerario di vita che prevede un'educazione liturgica, la catechesi, l'impegno nel sociale" in un clima di comunione e di amicizia.
Per monsignor Hasslberger l'incontro romano è stato un evento ecclesiale fortemente voluto dai giovani ma non "una prova di forza dei cattolici". Ha però indubbiamente mostrato che "la Chiesa in Germania è giovane e molto viva", come ha rilevato l'arcivescovo Roberto Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca.
Il Coetus internationalis ministrantium, da parte sua, "continuerà questa missione educativa così come fa esattamente da cinquant'anni, restando sempre giovane per via dei suoi aderenti". Monsignor Gächter ha ribadito che "l'obiettivo, rafforzato da quanto abbiamo toccato con mano in questi giorni nella città eterna, è di sostenere, accompagnare e formare i giovani, offrendo loro linee educative, sussidi e la possibilità di nuovi incontri per scambiarsi esperienze".

(©L'Osservatore Romano - 6 agosto 2010)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Incredibilmente di cattivo gusto! Nulla pregiudizialmente contro Monari, che mi auguro si senta un tantino imbarazzato, ma Dio ci scampi da un futurissimo Papa italiano.
http://www.bresciaoggi.it/stories/Cronaca/172896__un_gruppo_su_facebook_sogna_monari_papa/
Alessia

sonny ha detto...

Anche se la cosa dovrebbe, eventualmente, rendermi orgogliosa visto i natali di Mons. Monari nato a Sassuolo, come il Card. Ruini e ruiniano di ferro ( anche la sottoscritta è nata a Sassuolo), non posso che straquotare Alessia. Pessimo gusto.