venerdì 17 settembre 2010
Il Papa: sugli abusi l'autorità della Chiesa non è stata sufficientemente vigilante, né sufficientemente veloce (Galeazzi)
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Mea culpa sui pedofili
“Non abbiamo vigilato”
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A EDIMBURGO
«Mea culpa» di Benedetto XVI per gli scandali sessuali del clero: «Sui preti pedofili non abbiamo vigilato.Per me le rivelazioni sugli abusi sono state uno choc». Joseph Ratzinger, primo Papa in visita di Stato nel Regno Unito, risponde alle domande dei giornalisti sull'aereo diretto a Edimburgo, poi incontra la regina Elisabetta II nel suo castello in Scozia, blindato per il timore di contestazioni delle associazioni di vittime della pedofilia.
In un clima reso incandescente dalla bufera-pedofilia e dalle accuse del cardinale Kasper alla Gran Bretagna «paese del Terzo Mondo» per il suo «aggressivo nuovo ateismo», Benedetto XVI smussa le polemiche riconoscendo che la Chiesa «non ha vigilato abbastanza». Chi ha sbagliato deve subire «una giusta pena» e va escluso «da ogni possibilità di accesso ai giovani». Benedetto XVI prova «grande tristezza» per i preti pedofili ed «è difficile capire come sia stata possibile questa perversione del ministero sacerdotale». Sulla raffica di scandali che sta travolgendo gli episcopati nazionali, il Pontefice ammette che «l'autorità della Chiesa non è stata sufficientemente vigilante, né sufficientemente veloce e decisa nel prendere le misure necessarie». E aggiunge:«Ora siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di sincerità».
Quindi, «dobbiamo realizzare un tempo di penitenza e di umiltà per rinnovare e reimparare una assoluta sincerità». Il sacerdote nel momento dell'ordinazione, «preparato da anni», promette a Cristo di «diventare la sua voce, la sua bocca, la sua mano, e di servire con tutta l'esistenza quel buon pastore che ama, aiuta e guida la verità». È un mistero «come un uomo che ha fatto e detto queste cose possa poi cadere in questa perversione». Un abisso di male «difficile da capire», ma da combattere radicalmente. Adesso «la massima priorità sono le vittime», con le quali Benedetto XVI avrà in questi giorni un incontro, lontano dalle telecamere. A loro la Chiesa dovrà offrire «aiuti psicologici e spirituali», cercando di capire «come possiamo riparare, che cosa possiamo fare per aiutare queste persone a superare il trauma, a ritrovare la vita, a ritrovare la fiducia nel messaggio di Cristo».
Arrivato a Edimburgo, Joseph Ratzinger è stato accolto dal principe Filippo, che lo ha accompagnato prima al Royal Pavilion e poi al palazzo reale di Holyroodhouse, dove lo attendeva la regina Elisabetta. Dopo una cerimonia di benvenuto, il Papa ha infranto il protocollo per salutare i fedeli in strada. Poi ha avuto un colloquio privato con la regina e il principe consorte. Al termine, ha lanciato un appello sulle responsabilità comuni tra politica e religione, il rispetto della tradizione contro il secolarismo aggressivo. «Cattolici e anglicani non sono in concorrenza, in Gran Bretagna la libertà è fondata su radici cristiane che non vanno oscurate», raccomanda il Pontefice. Il nazismo senza Dio fu «negazione dell'umanità», oggi serve piena collaborazione anche per «proseguire con coraggio il cammino di pace in Irlanda».
Il concetto che «fu l'ateismo dei nazisti che portò alle loro odiose visioni estremiste è una terribile diffamazione verso quanti non credono in Dio», insorge il British Humanist Society in risposta a Ratzinger secondo cui «la Gran Bretagna e i suoi capi si opposero ad una tirannia nazista che aveva in animo di sradicare Dio dalla società e negava a molti la nostra comune umanità, specialmente gli ebrei, che venivano considerati non degni di vivere». Il modello indicato dal Papa è il pioniere della libertà di coscienza Newman, l'ex anglicano che domenica sarà beato. I giornali inglesi ribollono di attacchi al «pontificato oscurantista che nega le unioni gay, condanna il preservativo come mezzo di prevenzione dell'Aids, ostacola i progressi scientifici e non denuncia alle autorità civili i colpevoli di pedofilia». La regina Elisabetta ha sollecitato «maggiore fiducia reciproca tra le fedi» rivendicando la «comune eredità cristiana» ed elogiando «il ruolo importante della Santa Sede nei temi di diritto internazionale in appoggio alla pace e nella soluzione di problemi come la povertà e il cambiamento climatico».
© Copyright La Stampa, 17 settembre 2010
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