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Il caso
Betori incontra vittime di don Cantini
«Necessità di una vigilanza attenta e puntuale perchè quello che è successo a noi non succeda mai più». L’ha esposta all’arcivescovo Giuseppe Betori il portavoce delle vittime di don Cantini, Francesco Aspettati
«Necessità di una vigilanza attenta e puntuale perchè quello che è successo a noi non succeda mai più». L’ha esposta all’arcivescovo Giuseppe Betori il portavoce delle vittime di don Cantini, Francesco Aspettati, nell’ambito di un incontro riservato tenuto nella sede della Curia fiorentina. Il portavoce ha spiegato che si è trattato di un «colloquio a 360 gradi molto cordiale», nel corso del quale, ha detto, «ho espresso a Betori la nostra esigenza di chiarezza totale e di portare in fondo le nostre istanze». «In questo - ha proseguito Aspettati - ho trovato il vescovo sulla stessa lunghezza. Al di là dell’aspetto degli abusi, che è la parte della vicenda più eclatante, la punta dell’iceberg della vicenda di don Cantini - ha proseguito - Betori concorda anche sul contesto di dominio delle coscienze e di condizionamento delle persone», cioè le vittime. «E concorda anche - ha concluso il portavoce - sulla necessità di vigilare affinchè l’onda lunga dell’insegnamento di don Cantini sia interrotta sul nascere, a tutti i livelli».
Don Lelio Cantini, 87 anni, è il sacerdote fiorentino ridotto allo stato laicale nel 2008 perchè ritenuto responsabile di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori. È stato parroco della parrocchia Regina della Pace a Firenze fino al 2005. Le vittime del sacerdote, in più occasioni (anche in una lettera indirizzata a Papa Benedetto XVI), hanno ribadito che Don Cantini «è stato ritenuto responsabile anche del delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, dell’abuso nell’esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze». Inoltre hanno sempre criticato la posizione del vescovo ausiliare di Firenze, monsignor Claudio Maniago, da loro accusato di aver «coperto» don Cantini.
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2 commenti:
e l'eccellenza Maniago che fa? Non si dimette ancora? Perché non lascia l'episcopato attivo? Perché nessuno gli chiede di farlo?
VOGLIAMO CONTINUARE A INSABBIARE, FACENDO FINTA DI NIENTE?
Signore pietà!
Il fatto è che se tutti i vescovi che hanno coperto o insabbiato dovessero dimettersi in blocco per le loro colpe, la Chiesa dovrebbe nominarne una quantità enorme per rimpinguare le fila.
Con l'aria che tira e con la "povertà del convento" (scarsità di soggetti idonei) il Vaticano non sa che pesci pigliare. Se tiene buoni quelli chiacchierati viene accusato di connivenza; se ne sceglie di nuovi rischia non poche nomine "border line" di vescovi "riformati" che fanno per loro conto e non si preoccupano granché né del Papa, né del Vaticano.
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