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Mons. Vegliò: l'accoglienza non è un atto di generosità, ma un dovere verso i membri della stessa famiglia umana
Il Messaggio per la 97.ma Giornata del Migrante e del Rifugiato è stato dunque presentato stamani in Sala Stampa vaticana. Ad illustrare il documento, mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e il sottosegretario del dicastero, padre Gabriele Ferdinando Bentoglio. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Ogni rifugiato possiede diritti inalienabili che devono essere sempre rispettati: è l’appello vibrante lanciato alla presentazione del Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Un documento, ha rilevato l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, nel quale il Papa sottolinea l’importanza del dialogo e “promuove il riconoscimento dei diritti umani per tutti, combattendo contro le nuove forme di razzismo e discriminazione”. Mons. Vegliò ha quindi sottolineato che rispetto agli schemi classici riguardanti i flussi migratori, il Papa ne propone uno nuovo, ovvero “l’integrazione sociale, accompagnata dalla sintesi culturale”. Il capo dicastero vaticano ha così messo l’accento sul significato del tema della prossima Giornata del Migrante e del Rifugiato “Una sola famiglia umana”:
“La solidarietà umana e la carità non devono escludere nessuno dalla ricca varietà delle persone, delle culture e dei popoli e, ancora, condividere con gli altri non è un atto di gentilezza o di generosità, ma un dovere verso i membri della medesima famiglia”.
Dal canto suo, il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, padre Gabriele Bentoglio ha ribadito che siamo tutti chiamati a “vedere nel volto del rifugiato una persona umana” che ha bisogno di aiuto. Un atteggiamento, ha constatato con amarezza, che viene spesso disatteso:
“In effetti, l’atteggiamento attuale di molti Paesi sembra contraddire gli accordi sottoscritti, manifestando talvolta comportamenti dettati dalla paura dello straniero e, non di rado, anche da mascherata discriminazione. Così, emerge una disparità sempre più accentuata tra gli impegni presi e la loro attuazione. È sotto gli occhi di tutti il ricorso a vari modi per eludere la responsabilità di accogliere e sostenere coloro che cercano rifugio e protezione umanitaria”.
Rispondendo, dunque, alle domande dei giornalisti, mons. Vegliò ha ribadito il ruolo della Chiesa nel sensibilizzare i governi nei confronti dei migranti che vanno accolti, nel rispetto delle leggi del Paese di arrivo. In particolare, si è riferito alla questione dei rom in Francia e al recente incontro tra il Papa e il presidente Sarkozy, che, ha detto, si sono “aiutati vicendevolmente”:
“Il Papa ha parlato in un certo modo. Credo siano due persone che hanno buona volontà per cercare di risolvere i problemi che in questo momento anche la Francia - dico anche la Francia - conosce e che sono problemi sensibili anche per la politica italiana”.
Sempre sulla questione dei rom, mons. Vegliò ha risposto ad una domanda sull’atteggiamento dei cattolici e della Chiesa nei loro confronti:
“Chi vuole assimilare i Rom? Non credo la Dottrina della Chiesa. Nessuno li vuole assimilare. Li si vuole controllare un po’, questo, sì, perché non si può pretendere che ci siano delle etnie o dei gruppi che sfuggono ai controlli di chi deve assicurare la sicurezza”.
Padre Bentoglio si è invece soffermato sulla difficile condizione in cui vivono migranti e rifugiati nei campi profughi in Libia, dopo aver affrontato veri e propri “viaggi della disperazione”. Una situazione, ha osservato, che mette in luce le difficoltà che i governi hanno nel rispettare i diritti fondamentali di queste persone:
“Non sempre uno Stato riesce ad equilibrare correttamente il diritto sovrano alla regolamentazione dei flussi migratori e nello stesso tempo a mantenere fede a quei diritti che sono stati sottoscritti e che riconoscono anzitutto la dignità di ogni persona umana”.
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1 commento:
senza dubbio l'accoglienza è un dovere, ma è anche un dovere difendersi da "invasioni" con tutti i problemi che tali "invasioni" comportano. Come sempre la giusta via sta nel mezzo: niente accoglienza indiscriminata, ma accoglienza regolamentata e, soprattutto, ricordarsi sempre che la migliore carità non è quella di accogliere tutti, magari costringendoli di fatto a una vita inumana di emarginazione e miseria, ma la migliore carità è aiutare i popoli a restare ciascuno nel propio territorio, fornendo sostegno per lo sviluppo.
Bisogna lavorare per diminuire i problemi che sono alla base dei flussi migratori. In questo modo da un lato ci evitiamo i molti problemi che l'immigrazione ci causa, dall'altro lato contribuiamo efficacemente alla pace e alla prosperità vera del mondo. Perchè le persone che vogliono lasciare il propio paese sono sempre una esigua minoranza, e se sono in molti ad emigrare è solo perchè c'è il desiderio di sfuggire a situazioni di povertà ed arrestratezza. Dobbiamo intervenire per eliminare propio queste situazioni di povertà.
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