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Ventiquattro nuovi cardinali su misura del papa
Koch, Ravasi, Burke, Amato, Ranjith... tutti molto in linea con Benedetto XVI. Che ad onore della grande musica sacra dà la porpora anche al maestro Bartolucci. Con un pensiero segreto, forse, per il fratello Georg
di Sandro Magister
ROMA, 22 ottobre 2010
La vigilia della domenica di Cristo Re, fine dell'anno liturgico, la Chiesa cattolica avrà 24 nuovi cardinali. Ne ha annunciato i nomi Benedetto XVI al termine dell'udienza generale di mercoledì 20 ottobre, in piazza San Pietro.
Si tratta di nomine in larga misura previste, alcune praticamente obbligate, come ha mostrato sul quotidiano dei vescovi italiani "Avvenire" uno dei più acuti analisti di cose vaticane, Gianni Cardinale, nei due commenti riprodotti più sotto.
Ma in alcune delle nomine annunciate compaiono anche dei tratti originali, propri dell'attuale pontefice.
Il primo è la volontà di Benedetto XVI di mantenere il numero dei cardinali elettori, quelli che hanno diritto di voto in conclave, sotto il tetto dei 120. Con la conseguenza di restringere il numero dei pretendenti e beneficiari della porpora. Ad esempio, è caduta in disuso la pratica di elevare al cardinalato i nunzi delle sedi più prestigiose: Parigi, Vienna. Lisbona, Madrid, Berlino, Washington.
Un secondo tratto tipico dell'attuale pontificato è la regola di non far cardinale l'arcivescovo di una diocesi il cui predecessore sia in vita e abbia meno di 80 anni. Questa regola non scritta è stata adottata per la prima volta nel concistoro del 2007, con una sola eccezione relativa all'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, insignito della porpora nonostante il suo predecessore Tarcisio Bertone, divenuto segretario di stato vaticano, avesse all'epoca 73 anni. Questa volta, di eccezioni non ve ne sono state. E così, per quanto riguarda l'Italia, sono rimasti senza la porpora gli arcivescovi di Firenze, Giuseppe Betori, e di Torino, Cesare Nosiglia, due città che assieme a Milano, Venezia, Bologna, Genova, Napoli e Palermo (più Roma col vicario del papa) sono per tradizione rette da cardinali.
Un terzo elemento di novità del prossimo concistoro, che non ha precedenti, è la promozione a cardinali non di arcivescovi in carica nelle rispettive diocesi, ma di loro predecessori "emeriti". È avvenuto con gli arcivescovi a riposo di Quito e di Lusaka.
Infine, è sicuramente di Benedetto XVI in persona la scelta dei quattro nuovi cardinali con più di 80 anni, nominati "ad honorem".
A vietare agli ultraottantenni di votare in conclave fu Paolo VI nel 1970. Ma nei tre suoi concistori successivi quel papa non fece cardinale nessuno con più di 80 anni. Le prime nomine di questo tipo furono di Giovanni Paolo II nel 1983, quando ebbe la porpora, tra gli altri, il teologo gesuita Henri De Lubac. Papa Karol Wojtyla fece in tutto ventidue cardinali ultraottantenni. Benedetto XVI ne ha già fatti dodici.
Uno dei quattro nuovi cardinali "ad honorem" del prossimo concistoro sarà Domenico Bartolucci, 93 anni magnificamente portati, già direttore "perpetuo" del coro della Cappella Sistina che accompagna le liturgie del papa.
La porpora che Benedetto XVI gli conferirà suona come una clamorosa riabilitazione di questo grandissimo maestro della musica liturgica gregoriana e polifonica, proditoriamente cacciato dalla direzione della Sistina nel 1997 dai registi delle cerimonie pontificie dell'epoca.
Peccato che da allora, senza di lui, il coro della Sistina sia decaduto a livelli miserevoli. Né fa sperare in una degna rinascita la nomina a suo direttore, pochi giorni fa, del salesiano don Massimo Palombella, pupillo del cardinale segretario di stato.
Lunedì prossimo, 25 ottobre, nella sala accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra in piazza Sant'Agostino a Roma, il maestro Bartolucci riceverà anche un'onorificenza da parte della Fondazione pro Musica e Arte Sacra, assieme al fratello di Benedetto XVI, Georg Ratzinger, altro grande cultore di musica liturgica.
E sarà come se la porpora data al primo onorerà anche il secondo. Cosa non del tutto peregrina, se si ricorda che Leone XIII, nel suo primo concistoro del 1879, fece cardinale il proprio fratello Giuseppe Pecci, gesuita e vice Bibliotecario di Santa Romana Chiesa.
Clicca qui per leggere il resto del commento di Sandro Magister.
Non penso che Benedetto XVI farebbe mai cardinale suo fratello, anche se nessuno piu' di Mons. Georg lo meriterebbe.
Certo che l'ipotesi e' straordinaria oltre che suggestiva. Finalmente avremmo un altro cardinale Ratzinger. Chissa', forse finalmente vedremmo quel "Ratzinger di Ratzinger" da noi tante volte auspicato e che di sicuro non figura fra gli attuali membri del Sacro Collegio.
:-))
R.
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5 commenti:
Papa Benedetto è troppo corretto e limpido. Credo che mai e poi mai darebbe la porpora, strameritata, a una persona così intimamente legata a lui come il suo amato fratello. Conosce troppe bene l'ambiente e sa ne verrebbe solo amarezza e pettegoezzi. In fondo, ha ragione Magister, dandola al Maestro Bartolucci e quasi come l'avesse conferita a Mons. Georg.
Alessia
Raffaella hai ragione é l'unico modo di avere un ratzinger di ratzinger
Max
Potrebbe farlo 'in pectore'...
Ma,'in pectore' lo è già. Quindi....
L'800 era un'altra epoca!
Anche io penso che sia un'ipotesi molto remota...
Non lo farebbe mai per evitare accuse di "nepotismo", altrimenti lo avrebbe fastto venire già a Roma. Pur di non fare favoritismi di alcun genere, neppure a livello familiare, è capace di soffrire e rininucare a ciò che sarebbe lecito e omprensibile, per l'età del fratello, per il servizio da lui svolto e per averlo vicino, ma Papa Benedetto rinuncia a tutto e non aprrofitta mai del So "potere" Eì davvero il Servo dei Servi di Dio ma è il più Grande di tutti
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