giovedì 11 novembre 2010

L'Esortazione Apostolica "Verbum Domini" ribadisce l'inscindibile legame tra Scrittura e Tradizione nella fede cattolica. Il Papa richiama a migliorare la qualità delle omelie. Il rapporto con islam ed ebraismo (Izzo)

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Esortazione "Verbum Domini", il Papa: è necessaria una ragione che indagando gli elementi storici presenti nella Bibbia si mostri aperta e non rifiuti aprioristicamente tutto ciò che eccede la propria misura (Apcom)

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PAPA: BIBBIA E TRADIZIONE ENTRAMBE FONDAMENTI CRISTIANESIMO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov

"La Parola divina, pronunciata nel tempo, si e' donata e consegnata alla Chiesa in modo definitivo, cosicche' l'annuncio della salvezza possa essere comunicato efficacemente in tutti i tempi e in tutti i luoghi". Lo scrive Benedetto XVI nell'Esortazione Apostolica "Verbum Domini" che ribadisce l'inscindibile legame tra Scrittura e Tradizione nella fede cattolica sottolineando che anche "il Concilio Vaticano II ricorda come questa Tradizione di origine apostolica sia realta' viva e dinamica: essa progredisce nella Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo; non nel senso che essa muti nella sua verita', che e' perenne.
Piuttosto cresce - osserva Ratzinger - la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, con la contemplazione e lo studio, con l'intelligenza data da una piu' profonda esperienza spirituale, e per mezzo della predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verita'".
"La viva Tradizione - dunque - e' essenziale affinche' la Chiesa possa crescere nel tempo nella comprensione della verita' rivelata nelle Scritture; infatti, e' questa Tradizione che fa conoscere alla Chiesa l'intero canone dei libri sacri e nella Chiesa fa piu' profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture".
"In definitiva - afferma Ratzinger - e' la viva Tradizione della Chiesa a farci comprendere in modo adeguato la sacra Scrittura come Parola di Dio". In proposito, il documento lancia un allarme per l' "ermeneutica secolarizzata" della Bibbia e avverte che la tentazione di 'umanizzare' la Sacra Scrittura attecchisce anche all'interno della Chiesa, nell'esortaziona apostolica che trae spunto dal sinodo del 2008 dedicato alla Bibbia.
"La mancanza di un'ermeneutica della fede nei confronti della Scrittura - scrive il Papa nella 'Verbum domini' - non si configura poi unicamente nei termini di un'assenza; al suo po sto inevitabilmente subentra un'altra ermeneutica, un'ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale e' la convinzione che il Divino non appare nella storia umana. Secondo questa ermeneutica, quando sembra che vi sia un elemento divino, lo si deve spiegare in altro modo e ridurre tutto all'elemento umano.
Di conseguenza, si propongono interpretazioni che negano la storicita' degli elementi divini". "Si deve inoltre segnalare - precisa il Papa - che tale dualismo produce a volte incertezza e poca solidita' nel cammino formativo intellettuale anche di alcuni candidati ai ministeri ecclesiali".
Per Benedetto XVI, piu' in generale, "da una parte, occorre una fede che mantenendo un adeguato rapporto con la retta ragione non degeneri mai in fideismo, il quale nei confronti della Scrittura diverrebbe fautore di letture fondamentaliste. Dall'altra parte, e' necessaria una ragione che indagando gli elementi storici presenti nella Bibbia si mostri aperta e non rifiuti aprioristicamente tutto cio' che eccede la propria misura".
Nel suo documento, il Papa analizza lo stato attuale degli studi biblici, rilevando l'importante apporto dato "dall'esegesi storico critica" (nata in ambito protestante) ma denuncia al contempo il grave rischio di "un dualismo" tra esegesi e teologia: da una parte, una esegesi che si limita al metodo storico-critico, diventando "un'ermeneutica secolarizzata", dove tutto e' ridotto "all'elemento umano", fino a negare "la storicita' degli elementi divini"; dall'altra, una teologia "che si apre alla deriva di una spiritualizzazione del senso delle Scritture che non rispetta il carattere storico della rivelazione".
Il Papa auspica "l'unita' dei due livelli" interpretativi, che in definitiva presuppone "una armonia tra la fede e la ragione", in modo che la fede "non degeneri mai in fideismo".
Si inserisce in questo ragionamento la richiesta di incrementare la "pastorale biblica", che - sottolinea Ratzinger - servira' anche a rispondere al fenomeno della "proliferazione di sette, che diffondono una lettura distorta e strumentale della sacra Scrittura", e favorira' "la diffusione di piccole comunita'" per promuovere "la conoscenza della Bibbia secondo la fede della Chiesa".
Per il Papa, e' necessaria "un'adeguata formazione dei cristiani e, in particolare, dei catechisti", riservando attenzione "all'apostolato biblico".
Osservando che "la rivelazione dell'Antico Testamento continua a valere per noi cristiani", il Papa teologo ribadisce poi che "la radice del Cristianesimo si trova nell'Antico Testamento e il Cristianesimo si nutre sempre a questa radice". Di qui deriva un "legame peculiare tra cristiani ed ebrei, un legame che non dovrebbe mai essere dimenticato".
"Desidero riaffermare ancora una volta - scrive - quanto prezioso sia per la Chiesa il dialogo con gli ebrei".
Il documento sottolinea anche "la centralita' degli studi biblici nel dialogo ecumenico" (e di fatto ribadendo la normativita' della Parola di Dio e la sua centralita' nella vita della Chiesa recepisce quella che e' da sempre una posizione dei protestanti).
Il documento affronta anche il rapporto tra Parola di Dio e liturgia. Il Papa torna a formulare la richiesta di "una maggior cura della proclamazione della Parola di Dio": i lettori "siano veramente idonei e preparati con impegno" .
C'e' infine un nuovo richiamo a "migliorare la qualita'" delle omelie: "si devono evitare omelie generiche ed astratte come pure inutili divagazioni che rischiano di attirare l'attenzione sul predicatore piuttosto che al cuore del messaggio evangelico".
In proposito il Pontefice ribadisce l'opportunita' di un Direttorio omiletico e sottolinea il valore del silenzio nelle celebrazioni, in un tempo che "non favorisce il raccoglimento e a volte si ha l'impressione che ci sia quasi timore a staccarsi, anche per un momento, dagli strumenti di comunicazione di massa".
Non mancano alcune esortazioni suggerite dai padri sinodali e recepite da Ratzinger: "non si trascuri mai l'acustica" per "aiutare i fedeli ad una maggiore attenzione"; "le letture tratte dalla sacra Scrittura non siano mai sostituite con altri testi"; siano favoriti i canti "di chiara ispirazione biblica". Viene ricordata l'importanza del canto gregoriano; si raccomanda "un'attenzione particolare" a non vedenti e non udenti".

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PAPA: CON EBREI DIALOGO SU DIO, CON ISLAM SU DIRITTI UMANI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

"Desidero riaffermare ancora una volta quanto prezioso sia per la Chiesa il dialogo con gli ebrei", nonostante vi siano stati nella storia momenti in cui il rapporto e' stato teso". Lo scrive Benedetto XVI nell'Esortazione Apostolica "Verbum Domini", pubblicata oggi. "Papa Giovanni Paolo II - ricorda il testo - ha dichiarato: siete i 'nostri fratelli prediletti' nella fede di Abramo, nostro patriarca".
"Certo - spiega Ratzinger - queste affermazioni non significano misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle istituzioni dell'Antico Testamento e meno ancora dell'adempimento delle Scritture nel mistero di Gesu' Cristo, riconosciuto messia e Figlio di Dio". Resta dunque "una differenza profonda e radicale" ma essa "non implica affatto ostilita' reciproca".
"Traiamo il nostro nutrimento - rileva il testo - dalle medesime radici spirituali.
Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti della loro storia hanno avuto un
rapporto teso, ma che adesso sono fermamente impegnati nella costruzione di ponti di amicizia duratura".
"E' bene - dunque - che dove se ne veda l'opportunita' si creino possibilita' anche pubbliche di incontro e confronto".
Il Papa incoraggia nel documento anche il dialogo con l'Islam. "Riconosciamo - scrive - che nella tradizione dell'Islam vi sono molte figure, simboli e temi biblici".
"In continuita' con l'importante opera del Venerabile Giovanni Paolo II, auspico che i rapporti di fiducia, instaurati da diversi anni, fra cristiani e musulmani, proseguano e si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso. In questo dialogo, il Sinodo ha espresso l'auspicio che possano essere approfonditi il rispetto della vita come valore fondamentale, i diritti inalienabili dell'uomo e della donna e la loro pari dignita'.
Tenuto conto della distinzione tra l'ordine socio-politico e l'ordine religioso, le religioni devono dare il loro contributo per il bene comune".

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PAPA: NON SOLO VALORI CONDIVISI, SERVE ANNUNCIO ESPLICITO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 11 nov.

Il dovere dei cattolici di evangelizzare e' ribadito con forza dal Papa nell'Esortazione Apostolica "Verbum Domini" pubblicata oggi.
"La nostra responsabilita' - scrive - non si limita a suggerire al mondo valori condivisi; occorre che si arrivi all'annuncio esplicito della Parola di Dio".
"Solo cosi' - afferma Benedetto XVI - saremo fedeli al mandato di Cristo.
La Buona Novella, proclamata dalla testimonianza di vita, dovra' dunque essere presto o tardi annunziata dalla parola di vita. Non c'e' vera evangelizzazione se il nome, l'insegnamento, la vita, le promesse, il Regno, il mistero di Gesu' di Nazareth, Figlio di Dio, non sono proclamati".

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