venerdì 18 dicembre 2009

Il Papa: «Gli atenei, scuole di carità intellettuale» (Muolo)


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«Gli atenei, scuole di carità intellettuale»

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DA ROMA MIMMO MUOLO

Gli Atenei siano «luoghi di formazio­ne di autentici operatori della carità». Poiché da essi «dipende largamente il futuro della società».
È l’augurio di Natale che il Papa ha rivolto ieri pomeriggio alla co­munità universitaria di Roma riunita nella Basilica di San Pietro per il tradizionale ap­puntamento che precede di poco le festività. Quest’anno Benedetto XVI non ha celebra­to la Messa, ma ha guidato la preghiera dei vespri, dando così inizio alla Novena di Na­tale.
Intorno a lui c’erano diverse migliaia di studenti, rappresentanti del corpo docente delle diverse università, oltre a numerosi ret­tori, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ed Enrico De­cleva, presi­dente della Conferenza dei rettori delle uni­versità ita­liane. A ri­volgere il sa­luto al Pon­tefice sono stati Loren­zo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Angela Tiozzo, studentessa dell’U­niversità di Roma Foro Italico (Iusm).
Il Papa nella sua omelia si è soffermato so­prattutto sulla Sapienza, che «esce dalla boc­ca dell’Altissimo e si estende ai confini del mondo». Questa stessa Sapienza, ha fatto notare, «giace avvolta in fasce dentro una mangiatoia». Come porsi, dunque, di fron­te a un simile «paradosso»? La risposta, Be­nedetto XVI, l’ha data non nascondendo che si tratta di «una riflessione forse un po’ sco­moda ma utile per noi che siamo qui e che apparteniamo per lo più all’ambiente acca­demico ». Se ci si chiede, infatti, chi c’era da­vanti alla grotta di Betlemme, cioè chi ha ac­colto la Sapienza quando è nata, bisogna ri­cordare che non erano «dottori della legge, scribi o sapienti», ma i cosiddetti «piccoli» di cui parla anche il Vangelo.
«Ma allora – ha chiesto provocatoriamente il Papa – non ser­ve studiare? O addirittura è nocivo, contro­producente per conoscere la verità? La sto­ria di duemila anni di cristianesimo esclude quest’ultima ipotesi, e ci suggerisce quella giusta: si tratta – ha notato Benedetto XVI – di studiare, di approfondire le conoscenze mantenendo un animo da 'piccoli', uno spi­rito umile e semplice, come quello di Maria, la 'Sede della Sapienza'».
Dunque, non bisogna aver paura di avvici­narsi alla Grotta di Betlemme, quasi che «ciò sia di ostacolo alla nostra criticità e alla no­stra modernità». Al contrario, ha detto Papa Ratzinger, «in quella Grotta, ciascuno di noi può scoprire la verità su Dio e quella sul­l’uomo ». Di qui il suo auspicio affinché ven­ga elaborata «una nuova sintesi umanistica e una nuova capacità progettuale». «Inco­raggio – ha aggiunto – tutti i responsabili del­le istituzioni accademiche a proseguire in­sieme, collaborando alla costruzione di co­munità in cui tutti i giovani possano formarsi ed essere uomini maturi e responsabili per realizzare la civiltà dell’amore».
Al termine della preghiera l’icona di Maria Sedes Sapientiae è stata consegnata dalla de­legazione universitaria australiana a quella africana, che la custodirà fino al prossimo di­cembre 2010. L’iniziativa si inserisce nella collaborazione che si va sviluppando tra A­tenei romani e africani dopo il recente Si­nodo continentale.

© Copyright Avvenire, 18 dicembre 2009

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