lunedì 4 gennaio 2010

Chi confida in Dio, non teme il futuro. All’inizio del nuovo anno, il pensiero di Benedetto XVI sulla speranza cristiana (Radio Vaticana)


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Chi confida in Dio, non teme il futuro. All’inizio del nuovo anno, il pensiero di Benedetto XVI sulla speranza cristiana

“La nostra speranza è in Dio”, “noi confidiamo nel Dio che in Gesù Cristo ha rivelato in modo compiuto e definitivo la sua volontà di stare con l’uomo, di condividere la sua storia”: è uno dei passaggi forti dell’Angelus di ieri di Benedetto XVI, il primo del 2010. Il Papa è dunque tornato a parlare della speranza, uno dei temi che contraddistinguono il suo Pontificato e al quale, come è noto, ha dedicato la sua seconda Enciclica, la “Spe salvi”. Ripercorriamo alcune riflessioni del Papa sulla speranza nel servizio di Alessandro Gisotti:

Le piccole speranze e la grande Speranza. Effimere le prime, solida e affidabile la seconda. All’inizio del nuovo anno, rileva il Papa, è facile avventurarsi in previsioni e pronostici. Il cuore è inquieto, tra speranze e preoccupazioni:

“Inizia un nuovo anno e tante sono le nostre attese e speranze. Non possiamo però nasconderci che all’orizzonte si profilano anche non poche ombre che preoccupano l’umanità. Non dobbiamo però scoraggiarci; anzi dobbiamo mantenere sempre accesa in noi la fiamma della speranza. Per noi cristiani, la vera speranza è Cristo, dono del Padre all’umanità”. (Discorso all’Ispettorato di Polizia, 15/1/2009)

Un dono talmente affidabile “da farci dire che in essa noi abbiamo la salvezza”. Ma in che cosa consiste dunque questa Speranza, si chiede il Papa commentando la sua Enciclica “Spe salvi” ?

“Consiste in sostanza nella conoscenza di Dio, nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in croce e la sua risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile, che nemmeno la morte può incrinare, perché la vita di chi si affida a questo Padre si apre sulla prospettiva dell’eterna beatitudine”. (Angelus, 2/12/2007)

Il Papa constata che lo sviluppo della scienza moderna “ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale”. Oggi, perciò, “appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l’uomo e il mondo hanno bisogno di Dio, del vero Dio!”. Altrimenti, avverte, gli uomini “restano privi di speranza”:

“La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, - senza dubbio - ma non è in grado di redimerla. L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, dal Dio che è l’amore, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo!” (Angelus, 2/12/2007)

E se davvero speriamo in Cristo, ognuno di noi può “sperimentare la potenza della grazia salvatrice di Dio”. Una grazia che cambia la nostra vita:

“Alla luce di questa salda speranza, il nostro quotidiano lavoro, qualsiasi esso sia, assume un significato e valore diverso, perché lo ancoriamo a quei valori perenni umani e spirituali, che rendono la nostra esistenza più serena ed utile ai fratelli… Ed è compiendo bene il proprio dovere che ogni battezzato realizza la propria vocazione alla santità”. (Discorso all’Ispettorato di Polizia, 15/1/2009)

La speranza evangelica, osserva ancora il Pontefice, non è ripiegata su se stessa.“La nostra speranza - spiega il Papa - è sempre essenzialmente anche speranza per gli altri, e soltanto così essa è veramente speranza anche per ciascuno di noi".“Sperare è volare”, afferma ancora Benedetto XVI riecheggiando San Bonaventura. E aggiunge: “Chi spera deve alzare il capo rivolgendo verso l’alto i suoi pensieri, verso l’altezza della nostra esistenza, cioè verso Dio”:

“Solo questa 'grande speranza-certezza' ci assicura che nonostante i fallimenti della vita personale e le contraddizioni della storia nel suo insieme ci custodisce sempre il 'potere indistruttibile dell’Amore'. Quando allora a sorreggerci è tale speranza non rischiamo mai di perdere il coraggio di contribuire, come hanno fatto i Santi, alla salvezza dell’umanità, aprendo noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità dell’amore e della luce”. (Discorso a Bagnoregio, 7 settembre 2009)

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