martedì 26 gennaio 2010

Mons. Slawomir Oder: Papa Wojtyla discusse con il cardinale Ratzinger della possibilità di dimettersi. Le battute con i collaboratori (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

WOJTYLA: POSTULATORE DISCUSSE CON RATZINGER DI POSSIBILI DIMISSIONI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 gen.

"Con l'avanzare dell'eta' Papa Wojtyla comincio' a riflettere sull'opportunita' di rassegnare le dimissioni in caso di manifesta impossibilita' ad adempiere al proprio ministero.
Fece quindi studiare il tema dal punto di vista storico e teologico, consultando in particolare l'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ma alla fine si rimise alla volonta' di Dio".
Lo afferma il postulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II, mons. Slawomir Oder, in un'intervista al giornalista di Famiglia Cristiana Saverio Gaeta.
"Il Pontefice - ricorda quest'ultimo - era ormai prossimo ai settantacinque anni (che avrebbe compiuto il 18 maggio 1995), avvio' una consultazione informale con i responsabili della Segreteria di Stato e con i suoi piu' intimi amici e collaboratori, discutendo con essi anche dell'eventualita' di applicare a se' stesso la norma del Diritto canonico che prevede per i vescovi di lasciare il proprio incarico al compimento dei settantacinque anni. Il peggiorare delle condizioni fisiche lo induceva infatti a prendere seriamente in considerazione questa possibilita', per quanto egli fosse ben consapevole dei problemi che la presenza di un Papa emerito avrebbe potuto generare". Ma il risultato della consultazione, non fece altro che confermare quanto lui stesso aveva detto nel 1994 al chirurgo Gianfranco Fineschi che lo aveva appena operato per la frattura al femore: "Professore, sia lei che io abbiamo una sola scelta. Lei mi deve curare. E io devo guarire. Perche' non c'e' posto nella Chiesa per un Papa emerito".
"La scelta di non abbandonare la cattedra di Pietro - spiega il postulatore nell'intervista pubblicata nel libro 'Perche' e' santo' edito da Rizzoli e anticipata in parte dal settimanale dei paolini - trovava le proprie radici nella spiritualita' di abbandono a Dio e nella fede nella divina Provvidenza e nella fiduciosa assistenza della Madonna". "Io non avevo mai pensato che sarei diventato Papa. La Provvidenza divina mi ha portato a questo posto. Ora non voglio essere io a porre termine a questo compito. Il Signore mi ha portato qui; lascio a lui giudicare e disporre quando questo mio servizio debba terminare. Se rinunciassi, sarei io a decidere, ma io vorrei fare in pienezza la volonta' di Dio: lascio a lui di decidere", scriveva lo stesso Pontefice polacco in un testo risalente al 1994, destinato probabilmente a essere letto a voce alta (forse al Collegio dei cardinali), dato che su alcune parole e' segnato a penna l'accento tonico per facilitarne la pronuncia.
"Davanti a Dio - rivelava Karol Wojtyla - ho riflettuto a lungo su che cosa debba fare il Papa per se' stesso al momento in cui compira' i 75 anni. Al riguardo, vi confido che quando, due anni fa, si profilo' la possibilita' che il tumore da cui dovevo essere operato fosse maligno, pensai che il Padre che sta nei cieli volesse provvedere egli stesso a risolvere in anticipo il problema. Ma non fu cosi'. Dopo aver pregato e riflettuto a lungo sulle mie responsabilita' davanti a Dio, ritengo doveroso di seguire le disposizioni e l'esempio di Paolo VI, il quale, prospettandosi lo stesso problema, giudico' di non poter rinunciare al mandato apostolico se non in presenza di una infermita' inguaribile o di un impedimento tale da ostacolare l'esercizio delle funzioni di Successore di Pietro. Anch'io pertanto, seguendo le orme del mio Predecessore, ho gia' messo per iscritto la mia volonta' di rinunciare al sacro e canonico ufficio di Romano Pontefice nel caso di infermita' che si presuma inguaribile e che impedisca di esercitare (sufficientemente) le funzioni del ministero petrino. All'infuori di questa ipotesi, avverto come grave obbligo di coscienza il dove're di continuare a svolgere il compito a cui Cristo Signore mi ha chiamato, fino a quando egli, nei misteriosi disegni della sua Provvidenza, vorra'".
Il testo di Paolo VI al quale Papa Wojtyla fa riferimento risale al 2 febbraio 1965 e viene citato anche in quest'altro manoscritto inedito datato 15 febbraio 1989 (cui rinvia la citata dichiarazione del 1995): Seguendo l'esempio del S. Padre Paolo VI (cf. testo del 2.II.1965) dichiaro: - nel caso di infermita', che si presuma inguaribile, di lunga durata, e che mi impedisca di esercitare sufficientemente le funzioni del mio ministero apostolico, - ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento a cio' sia parimente ostacolo, - di rinunciare al mio sacro e canonico officio, sia come Vescovo di Roma, sia come Capo della santa Chiesa cattolica, nelle mani del Signor Cardinale Decano del Sacro Collegio Cardinalizio, lasciando a lui, congiuntamente almeno ai Signori Cardinali preposti ai Dicasteri della Curia Romana, ed al Cardinale Vicario di Roma (sempre che essi siano normalmente convocabili; e in caso contrario ai Signori Cardinali capi degli ordini del Sacro Collegio), la facolta' di accettare e di rendere operante (sic!) questa mia dimissione - nel Nome della Santissima Trinita' Romae, 15.II.1989".

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Wojtyla: scherzava su sue infermita', "eminenza siamo tutti e due bastonati"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 gen.

Giovanni Paolo II affrontava con lucida consapevolezza il progressivo deteriorarsi del suo stato di salute: "Ma lei crede che non mi veda in televisione come sto combinato?", fu la sua reazione verso uno stretto collaboratore che lo rincuorava. Quando fu costretto a utilizzare il bastone per camminare, Giovanni Paolo II - scrive il giornalista Saverio Gaeta nel volume "Perche' e' santo" edito da Rizzoli - si sentiva un po' impacciato. Gli costava fatica presentarsi in pubblico con questo segno evidente della sua fragilita' fisica, tanto che aveva preso l'abitudine di lasciare il bastone dietro la porta prima di entrare sul palco dell'aula Paolo VI per le udienze.
Ma rapidamente accetto' con serenita' anche questo nuovo stato, come mostro' il suo giocoso roteare il bastone davanti a milioni di giovani durante la veglia della Giornata mondiale della gioventu' a Manila nel gennaio 1995. Non mancavano pero' i momenti in cui cercava di sdrammatizzare ricorrendo alla sua consueta ironia. Il 29 marzo 1998, per esempio, improvvisando durante un discorso disse: "Vorrei chiedervi: perche' il Papa porta un bastone?... Pensavo che mi avreste risposto: perche' e' vecchio! Invece avete dato la risposta giusta: perche' e' 'pastore'! Il pastore porta un bastone, per appoggiarsi e anche per sistemare un po' l'ovile". In un'altra occasione, durante un viaggio in America latina, si trovo' al fianco un cardinale che aveva avuto un incidente e percio' camminava anche lui con il bastone: "Cara eminenza, siamo tutti e due bastonati!", gli disse sorridendo. Superati gli ottant'anni, compiuti nell'anno del Grande Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II si abbandono' nelle mani di Dio. Come confido' nel testamento, "spero che Egli mi aiutera' a riconoscere fino a quando devo continuare questo servizio, al quale mi ha chiamato il 16 ottobre 1978. Gli chiedo di volermi richiamare quando Egli stesso vorra'. 'Nella vita e nella morte apparteniamo al Signore... siamo del Signore'. Spero anche che fino a quando mi sara' donato di compiere il servizio petrino nella Chiesa, la Misericordia di Dio voglia prestarmi le forze necessarie per questo servizio".

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2 commenti:

Maria R. ha detto...

Qualcosa in merito (anche se solo un accenno), si trova anche nel libro "I martedì di Karol". Il nome dell'autore non lo ricordo, si tratta cmq del secondo segretario del Papa, anche lui polacco.

Anonimo ha detto...

Quante cattiverie furono allore dete sull'inabilità fisica del Papa invece di sostenerLo con la preghiera. Ora non c'è bisogno di affannari tant per cederlo Santo ufficialmente. Il cardinale Ratzinger che Gli era vicino spva tutto e ora, come Suo Successore, sa come quando decidere. Che bella foto!