lunedì 26 aprile 2010

La svolta "laica" (e storica) sulla pedofilia: il codice Ratzinger (Galli Della Loggia). Da incorniciare


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LA SVOLTA «LAICA» SULLA PEDOFILIA

Il codice Ratzinger

Ernesto Galli Della Loggia

Ieri l'altro il vescovo di Bruges; giovedì quello di Kildare e Leighlin, ultimo di tre prelati irlandesi; subito prima il vescovo di Augsburg, il vescovo norvegese Muller e monsignor John Magee, ex segretario di vari Papi. In modo impressionante si susseguono a raffica le dimissioni di alti dignitari della Chiesa cattolica, colpevoli più o meno confessi, nella maggioranza dei casi, di abusi sessuali nei confronti di minori.
Insomma, l'opera di pulizia auspicata con parole di fuoco da Benedetto XVI quando era ancora il cardinale Ratzinger (e quando su questi temi — mi sembra importante notarlo— l’opinione pubblica non si faceva sentire) va avanti con decisione senza guardare in faccia a nessuno.
Si tratta di un’importante opera di disciplinamento e in certo senso di autoriforma della Chiesa, dietro la quale si intravedono però fenomeni più ampi e significativi che non rendono troppo azzardato parlare di una vera svolta storica.
Per la prima volta, infatti, la Chiesa cattolica si spoglia di sua spontanea volontà di ogni funzione di intermediazione — e per ciò stesso, inevitabilmente, di «protezione» — nei confronti dei propri membri. Si priva di ogni attribuzione e volontà di giudizio nel merito, di decisione sua propria ed autonoma nei loro riguardi.
Lo fa, per giunta, non in seguito a provvedimenti giudiziari emanati da una qualche autorità civile di cui le è giocoforza prendere atto, ma per l’appunto in via preliminare.
Qualunque membro del clero, non importa il suo grado, abbia avuto comportamenti sessuali illeciti ha l'obbligo, per così dire, dell’autodenuncia e di affrontare quindi le conseguenze dei propri atti davanti alla giustizia laica. Allo stesso modo, sembra di capire, qualunque istanza gerarchica cattolica venga a conoscenza di atti sessuali illeciti commessi da un membro del clero ha l’obbligo d’ora in avanti della denuncia immediata all'autorità civile. In nessun modo, insomma, il peccato fa più da schermo al reato.
Non so quanti precedenti ci siano di un indirizzo del genere: certo pochissimi, forse nessuno.
Come si sa, infatti, la Chiesa cattolica si è sempre considerata una societas perfecta, un’organizzazione che non riconosceva per principio alcuna istanza umana a lei sovraordinata, a cominciare dallo Stato. Nella sua ottica essa poteva sì rinunciare, quando fosse il caso, alle più svariate prerogative, competenze, diritti o che altro, ma sempre o per via pattizia (cioè concordataria), o perché costrettavi a forza dallo Stato.
Con l’esplodere del problema della pedofilia si ha, invece, nei fatti, un cambiamento di rotta quanto mai significativo: che è la prova indubbia dell’estrema risolutezza con cui il Papa ha deciso di affrontare la questione non indietreggiando di fronte alle conseguenze.
Tale mutamento di rotta a sua volta ne implica, mi sembra, un altro ancora. E cioè che in questa circostanza la Chiesa ha finito per fare rapidamente proprio, senza riserve o scostamenti di sorta, il punto di vista affermatosi (peraltro recentemente e a fatica, ricordiamocelo) nella società laica occidentale. Non voglio certo dire che la Chiesa ha avuto bisogno del giudizio della società laica per considerare l'abuso sessuale sui minori un peccato gravissimo (forse il più grave stando alla lettera del Vangelo).
Ma esso era tale anche dieci, venti o trenta anni fa quando tuttavia veniva quasi sempre coperto. Se oggi non è più così, non può più essere così, se oggi da quella gravità la Chiesa ha tratto le nuove e drastiche conseguenze che sono sotto i nostri occhi, con tutta evidenza ciò è accaduto solo perché il giudizio della società sugli abusi pedofili è anch’esso nel frattempo mutato. Cosicché, mentre su ogni altro uso della sessualità o pratiche connesse, essa ha adottato, e tuttora adotta, un suo proprio metro di giudizio, più o meno diverso rispetto a quello comunemente accettato, in questo caso vediamo invece che si conforma al punto di vista della società.
Si tratta beninteso del punto di vista della società occidentale, non molto condiviso, come si sa, da altre società come quelle islamiche o afro-asiatiche. Il che mi sembra indicativo di un ultimo dato di rilievo contenuto in questa vicenda. Vale a dire che il Cristianesimo romano e la sua Chiesa, pur a dispetto di ogni loro eventuale opinione o affermazione contraria (pur volendosi «cattolici» e cioè universali), mantengono comunque, però, un legame ineludibile con l’area di civiltà nel cui ambito geografico hanno messo le loro prime radici, che poi hanno modellato in modo decisivo, ma dalla quale, alla fine, non possono non essere anch’essi modellati. Forse è vero, insomma, che il futuro dell’Occidente si avvia a non essere più un futuro cristiano; ma ciò nonostante, in un modo o nell’altro e chissà ancora per quanto tempo, il Cristianesimo continuerà ad essere essenzialmente occidentale.

© Copyright Corriere della sera, 26 aprile 2010 consultabile online anche qui.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa!
Un articolo splendido.
Per contro rep pubblica la traduzione dell'articolo di Hoyt, il sedicente "garante dei lettori" del NYT. Una presa per i fondelli, in pratica, dove si ribadiscono accuse già abbondantemente smontate. Segno che rep condivide la linea di disinformazione portata avanti dal NYT.
A questo punto i lettori cattolici del NYT dovrebbero seriamente pensare al boicottaggio. Non sono stati ascoltati, anzi sono stati sbeffeggiati. E non sono loro ... per chi vuole intendere.
Alessia

sonny ha detto...

Buongiorno Raffaella. Segnalazione:

http://www.imgpress.it/notizia.asp?idnotizia=51292&idsezione=4

Anonimo ha detto...

Non vedo cosa vi è da incorniciare in questoa rticolo. Se non erro l´autore non è cattolico (salvo ricredermi). Poi, mi pare che forzi la mano quando afferma che sono stati invitati tutti gli ecclesiastici della chiesa cattolica a farsi da parte o ad autodenunciarsi, se per caso vi fosse stato il benché minimo accenno a qualche tentazione pedofila avuta nel corso della loro vita. Questa è l´attesa spasmodica di quanti hanno iniziato un movimento neo-cataro sia all´interno e sia all´esterno della chiesa cattolica. Vedere una ordalia di prelati, semplici preti e religiosi, vestire il sacco della penitenza per aver commesso peccati, anche solo di pensiero, a livello pedofilo, e sciamare verso eremi....o peggio ancora ridotti allo stato laicale. Ma una persona, che forse nella sua giovinezza, per un momento di grande smarrimento, sia caduto in questa sventura vergognasa, e poi pentito sinceramente e fatto la debita penitenza, sia diventato un modello esemplare di prete, umile, orante, obbediente, bisogna per forza condannarlo??? Allora, che ci sta fare la chiesa quando mi propone come modello San Paolo, un bestiemmaiatore ed un violento (lo dice lui), un San Francesco, giovane goliardico e ...., una Santa Margerita di Cortana...., un Charles de Foucald??? SPIEGATEMELO. Pare che Padre Maciel, l´orco orribile, sia vissuto negli ultimi 30 anni macerandosi nella preghiera e nella penitenza, ed un giorno lo troveremo in Paradiso, con grande sorpresa, poiché vi entrano i peccatori pentiti..«i pubblicani e le prostitute vi precederanno» dice Gesù nel Vangelo. Voglio una chiesa giusta, che chiede ai preti la SANTITÀ ASSOLUTA, ma che eserciti la dIVINA MISERICORDIA del Redentore che fin sulla Croce sdice al ladrone PENTITO: OGGI SARAI CON ME IN PARADISO.
Non mi pare che sia stata inviata agli alti prelati (vescovi) o ai sacerdoti una lettera d´invito ad autodenunciarsi, nel caso in oggetto. Resto molto perplesso. Io padre di 3 figli, noto con rammarrico che nella chiesa vi siano persone che vanno dietro le fantasia della moda giornalistica. Collaboro da circa 25 anni in parrocchia e fa meraviglia vedere gente che si rallegra quando un vescovo o un semplice prete ammette le sue colpe, a me viene da piangere e da pregare!
Angelo Leonardi

gianniz ha detto...

Non condivido, invece, la conclusione dell'articolo. All'autore non viene nemmeno il dubbio che non sia la Chiesa ad essere allineata al sentire 'occidentale', ad un certo 'sentire comune', ma che possa essere il contrario. Non potrebbe essere 'il sentire comune' dell'occidente ad essere permeato del 'sentire morale' che ha le sue radici nel Vangelo e nel Cristianesimo?

Ildefonso ha detto...

Anche io penso che non si tratti affatto di un buon articolo. Che non rende giustizia alla Chiesa, nè le porta vantaggio alcuno.

Anzitutto l'autore si riferisce alla Chiesa come se fosse una qualsiasi istituzione della società civile, con le sue regole interne ma che in fin dei conti funziona e si modella sulla basa delle circostanze storiche: un punto di vista molto pericoloso per un cattolico, dato che non tiene conto del fatto che ben a monte delle questioni disciplinari riguardanti I SINGOLI vi sono il deposito della Fede, e la Tradizione, che non sono invece mutabili e soggette al divenire delle circostanze storiche. Ogni volta che i grandi mezzi di comunicazioni sottolineano a gran voce dei cambiamenti accidentali, lo fanno volutamente creando confusione tra i due aspetti e dunque screditando la Chiesa, la quale sarebbe semplicemente una istituzione che può contraddire se stessa adeguandosi al mondo. Per questo motivo è inaccettabile parlare di SVOLTA STORICA, quasi che la Chiesa nella sua interezza avesse fino a ieri sbagliato e oggi finalmente abbia capito qual è la via giusta (a quale epoca storica corriamo con il pensiero quando sentiamo queste parole...?).






Ed ecco cosa dice l'autore dell'articolo:" Come si sa, infatti, la Chiesa cattolica si è sempre considerata una societas perfecta, un’organizzazione che non riconosceva per principio alcuna istanza umana a lei sovraordinata, a cominciare dallo Stato".

Anzitutto, a questa affermazione che l'autore mette in chiave negativa non è invece affatto da attribuire un significato negativo. Se intendiamo nel senso corretto, la Chiesa è e continua ad essere una societas perfecta che non riconosce istanze umane a Lei superiori. E questo è giusto. E in questo non ci sono affatto cambiamenti con il passato, come si vorrebbe insinuare.


Ed è anche brutto accusare la Chiesa di avere fino a ieri non considerato l'abuso sui minori qualcosa di gravissimo: non è affatto così. Dare un giudizio generalizzato di questa sorta equivale a mettersi sullo stesso piano di chi in questi mesi attacca la Chiesa cercando di far passare per universali dei comportamenti che, ripeto, riguardano i singoli e vanno valutati caso per caso. Che poi ci sia chi abbia sbagliato, non vi è dubbio, ma qui si sta affermando qualcosa di ben diverso.

Infine pensare che la Chiesa debba conformarsi al giudizio della società occidentale su queste questioni, è quantomeno assurdo. Come può la società del liberalismo sessuale essere un punto di riferimento in tale materia?
Anzi, l'adeguamento alla mentalità corrente, nella quale di fatto si misconoscono le categorie delle peccato e dell'espiazione, è certamente un errore, purtroppo commesso molto spesso in questi anni all'interno del mondo cattolico, sia tra i fedeli che sopratttutto nel clero e tra i vescovi. E non è certo questo il modo di risolvere i problemi.

L'autore stesso riconosce che su altri aspetti la Chiesa continua ad avere il suo "metro di giudizio" diverso da quello "comunemente accettato": a allora non si rende conto di quanto l'aspetto in questione sia a quelli strettamente legato?

Fabiola ha detto...

Non mi piace:l'articolo di Galli Della Loggia, nè la piega che la questione sta prendendo.
Non mi piace che non si parli d'altro, che s'insinui che la Chiesa, finalmente, sta assumendo le categorie di giudizio del pensiero occidentale. Ed è curioso perché fino a poco fa le si è rimproverato esattamente il contrario: di appiattirsi sulla cultura occidentale, in una sorta di assoluta identificazione.
Non mi piace questa "caccia alle streghe" che riduce, di nuovo?, il male alle questioni para-sessuali e basta, certo secondo l'agenda del Pensiero Unico Collettivo, ossessionato dalla pedofilia e liberalissimo su tutto il resto. Non mi piace l'applauso ad ogni dimissione di vescovo, per autoaccuse risalenti a tempi lontanassimi, e perché non per furto, menzogna o altro? Non mi piace il clima da Mani Pulite ecclesiastiche che ci trasforma in tifosi e affossatori dei reprobi e ci fa sentire tutti puri ed immacolati. Perchè se soltanto chi lo è è degno di Cristo e della Chiesa siamo fuori tutti, signori, ma, soprattutto, la Chiesa diventa del tutto "superflua": bastano tanti novelli Di Pietro. Il giudizio appartiene a Dio, non al NYT o a Repubblica. Non mi piace la corsa di progressisti e tradizionalisti ad allinearsi alla supposta tolleranza zero di Benedetto XVI e a fare la conta se il fenomeno sia stato più diffuso tra gli uni o tra gli altri. La lettera di Benedetto alla Chiesa in Irlanda va letta tutta: ogni sottolineatura parziale la deturpa e svilisce. Infine va meditato, credo, il testo di Magister: quella è la Chiesa e non la salveremo noi, con la nostra ansia di pulizia. Qualcuno l'ha già fatto. L'articolo di Galli Della Loggia arriva a forzare il senso della lettera del Vangelo: solo la cosiddetta "pedofilia" scandalizzerebbe i piccoli? Certo, siamo di fronte ad un crinale storico, nel quale si gioca la possibilità per gli uomini di Chiesa di non essere costantemente ricattati del mondo: non vorrei che collaborassimo fattivamente ad un sogno di pulizia della Chiesa che potrebbe trasformarsi, facilmente, in una pulizia dalla Chiesa.

Anonimo ha detto...

"...Qualunque membro del clero, non importa il suo grado, abbia avuto comportamenti sessuali illeciti ha l'obbligo, per così dire, dell’autodenuncia e di affrontare quindi le conseguenze dei propri atti davanti alla giustizia laica".
Desidererei chiedere a Galli della Loggia quali sono i comportamenti sessuali leciti che um membro del clero può avere? QUALCUNO MI AIUTI PER FAVORE?
Da quello che so io, da povero ignorante, i sacerdoti dovrebbero vivere in maniera illibata il proprio celibato, l'ha ricordato ieri il PAPA: vita di costumi severi e tanta preghiera di adorazione! Ora mi chiedo un atto sessuale con un minore è un atto sessuale illecito,bene, quindi andare a donne, o vedere un film porno o masturbarsi è un atto lecito per un sacerdote??? RESTO SBALORDITO!
Concordo pienamente col Sig. Leonardi e con Fabiola, altro che articolo da incorniciare, è un articolo da criticare e condannare.
Solo il PAPA è l'unico che dice la VERITA' in questo momento, come in tanti altri, di grande confusione. GRAZIE BENEDETTO XVI, GRAZIE DI CUORE.
AB

gemma ha detto...

chiunque può essere in disaccordo con l'articolo in questione, ma spero non si voglia mettere sullo stesso piano l'eventuale violazione dell'obbligo di castità che avviene con il consenso di un partner adulto e quella che avviene con un bambino contro la sua volontà.
Ci sono questioni da discutere col confessore, altre che sono anche reato penale

Raffaella ha detto...

Si puo' infatti essere d'accordo o meno con Della Loggia, ma non dobbiamo perdere di vista il dato fondamentale: la pedofilia non e' solo un peccato, ma anche un reato.
Il colpevole, come tutti i peccatori, ha diritto alla redenzione ed alla misericordia, ma prima di tutto deve essere giudicato dal punto di vista penale e, se vi sono le prove, condannato per uno dei reati peggiori che il codice penale preveda.
La pedofilia, come lo stupro, segna per sempre una persona e qui parliamo di bambini.
La confessione puo' cancellare il peccato, ma non il reato.
R.

gemma ha detto...

su alcuni punti Fabiola posso essere d'accordo con te. Sono per la tolleranza zero nei confronti di chi insidia i bambini ma resto perplessa di fronte a questa sorta di purificazione della memoria nei confronti di vescovi che magari non hanno denunciato qualcuno nel lontano passato o perchè ormai anziano e malato.
E temo che le epurazioni possano finire per essere pilotate, secondo l'antipatia dei media nei confronti di un vescovo e le opportunità di un dato momento politico cui la sua predicazione si oppone. Insomma, bisogna prestare attenzione a non cedere ai ricatti.
Allo stesso tempo, è necessario prestare attenzione a non svalutare la confessione. E questa credo sia la nota più dolente. Un vescovo che viene a conoscenza di un reato in confessione e dopo averlo allontanato dalle sue mansioni non riesce a convincere il pedofilo ad autodenunciarsi, deve uscire dal confessionale e andare immediatamente dal giudice?

Raffaella ha detto...

Penso anche io che il punto dolente sia la confessione.
Non si puo' pretendere che un vescovo denunci un prete che si e' appena confessato.
Fra l'altro la legge italiana non prevede questo obbligo (al contrario di quella francese).
Ha ragione chi ha affermato nei giorni scorsi che un superiore non dovrebbe ricevere confessioni dai sottoposti.
La chiave sta nel convincere le vittime a sporgere denuncia.
Nel caso comunque di confessione da parte di un prete pedofilo, credo sia obbligo morale del suo superiore toglierlo immediatamente dal contatto con i bambini.
L'errore in passato e' stato proprio quello di spostare i preti da una parrocchia all'altra spostando di conseguenza anche il problema.
Dobbiamo anche capire che fino a venti o trenta anni fa non c'era la consapevolezza della gravita' di questi reati.
Non dimentichiamoci che lo stesso codice penale italiano prevedeva che lo stupro fosse un reato contro la morale e non contro la persona.
Ogni reato cosi' come ogni comportamento vanno anche contestualizzati.
Nessuna attenuante ne' comprensione da parte mia per quei vescovi che hanno violato consapevolmente le norme del 2001.
R.

gemma ha detto...

la mia domanda sulla confessione nasce non dal fatto che debba esserci una sorta di omertà concessa dalla confessione, ma se viene meno il rapporto col confessore, viene meno su qualunque reato, anche per chi confessa un omicidio o qualunque cosa sia reato per lo stato cui si appartiene.

Raffaella ha detto...

E vale non solo per reati commessi dai preti ma anche per quelli commessi dai laici.
A questo punto chi si confesserebbe piu'?
R.

Anonimo ha detto...

Ogni Paese ha le sue leggi che puniscono il reato della pedofilia. Riferiamo all´Italia prima di emettere giudizi avventati. Mi dispiace per la Sig.ra RAFFAELLA, la pedofilia non è il reato più grave. Non cadiamo nella logica dei media. Avv. Balsamo. Le riporto quanto si trova su Wikipedia
In Italia (sebbene a causa di errate informazioni circolanti tra i media sia diffusa la convinzione che esista un reato di pedofilia che commetterebbe un maggiorenne di qualsiasi età che avesse rapporti sessuali con un minorenne di qualsiasi età), l'età del consenso è fissata a 14 anni[2], ma può salire o scendere a seconda dei casi. Infatti sale a 16 anni se uno dei due partner ha qualche forma di autorità o convivenza sul/la partner più giovane, ad esempio nel caso di insegnanti, catechisti, educatori, fratelli e/o sorelle maggiori, assistenti sociali, medici curanti, genitori e pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni; scende a 13 anni nel caso in cui i partner siano entrambi minorenni, a condizione che la differenza d'età tra loro non sia superiore a tre anni, e quindi che il tredicenne compia 14 anni prima che il partner diventi maggiorenne.[3]
Qualsiasi atto sessuale compiutosi con una persona di minore età rispetto a quella prevista (a seconda dei casi riportati sopra) è considerata reato anche se il minore è consenziente: in quest'ultimo caso, infatti, si identifica il reato di atti sessuale con minorenne riconosciuto dall'articolo 609-quater del Codice Penale, penalmente perseguibile secondo le modalità descritte dall'articolo 609-septies. L'età minore degli anni 10 costituisce un'aggravante, e in questo caso si procede sempre d'ufficio, senza il bisogno di una querela.
È inoltre illegale compiere atti sessuali in presenza di una persona minore degli anni 14 con l'intenzione di farla assistere, anche se la persona minorenne non partecipa a questi atti: in questo caso sussiste il reato di corruzione di minorenne ai sensi dell'articolo 609 quinquies.
Infine, la legge non permette di offrire denaro o regali, a un/a minorenne per indurla/o ad atti sessuali, pertanto sono illegali i rapporti di prostituzione con una persona minore di 18 anni.
La verifica dell'età del/la partner minore spetta al/la partner maggiore. L'articolo 609 sexies specifica che:
« Quando i delitti previsti negli articoli 609-bis, 609-ter, 609-quater e 609-octies sono commessi in danno di persona minore di anni quattordici, nonché nel caso del delitto di cui all'articolo 609-quinquies, il colpevole non può invocare, a propria scusa, l'ignoranza dell'età della persona offesa. »

In Italia, a differenza di quanto accade in altri ordinamenti, la legge non distingue fra età del consenso per gli atti eterosessuali e per quelli omosessuali; inoltre è uguale sia per i maschi che per le femmine.
I rapporti senza il consenso di entrambe le parti sono sempre vietati, a qualunque età: in questo caso, infatti, si parla di vera e propria violenza sessuale, riconosciuta come reato dall'articolo 609-bis del Codice Penale, perseguibile (come i precedenti reati) nelle modalità descritte dall'articolo 609-septies. In base alla novella normativa del 2006, è sempre perseguibile d'ufficio se viene commessa nei confronti di una persona al di sotto dei 18 anni (quindi, su un/una minorenne).
Come per qualsiasi altro reato, non si può procedere nei confronti del reo se questi non è imputabile (ovvero se non ha la capacità di intendere e di volere, o se non ha ancora compiuto i 14 anni di età).

Raffaella ha detto...

Dal punto di vista giuridico, cioe' dal "grado della pena", la pedofilia, purtroppo, non rientra fra i reati piu' gravi ma, dal punto di vista morale, e' uno dei crimini piu' orrendi.
Per certi versi puo' essere anche piu' grave di un omicidio perche' la vittima non smette mai di portare in se' certe ferite.
Mi rincresce ma per me si tratta di uno dei delitti piu' terribili.
Per questo sul blog non sono MAI stata tenera con i preti pedofili e sfido chiunque a dire il contrario.
Ho la fortuna di vivere in un'epoca in cui il Papa qualifica la pedofilia esattamente per l'enormita' che e'.
R.

gemma ha detto...

mi dispiace, ci sono questioni su cui la coscienza impone di andare oltre la legge, che è spesso legge del momento e del paese in cui si vive. Se non sbaglio, la legge prevede anche l'aborto, e in certi paesi anche in gravidanza più avanzata rispetto al nostro.
L'insidia ad un bambino, magari solo al mondo, da parte di un adulto a cui è affidata la sua cura, a me ripugna, poi di cosa dice la legge italiana o straniera in merito si può discettare finchè si vuole