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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
L’arcivescovo: «Penso alla vittima, basta preti con scheletri nell’armadio»
di CRISTINA MARCONI
BRUXELLES
Silenzio e occultamento appartengono al passato. Per recuperare la fiducia della gente c’è un solo strumento: la trasparenza. Nella ”giornata nera” della Chiesa belga il primate, monsignor André-Joseph Léonard, ha descritto così la strategia che, sulla scia della «straordinaria» lettera di Papa Benedetto XVI agli irlandesi, è stata scelta per affrontare il caso di pedofilia legato al vescovo di Bruges, Roger Vangheluwe.
«Ho trovato notevole la lettera del Papa, che ha espresso quelle che sono anche le mie convinzioni», spiega l’alto prelato, osservando come la scelta di rendere immediatamente nota la vicenda del vescovo di Bruges sia stata «spontanea».
La vicenda di Bruges è particolarmente preoccupante, riguarda un vescovo.
«Sembra impossibile, eppure è successo. Vangheluwe dava l’immagine di una persona piacevole, generosa, dinamica e quando ho saputo cosa era successo ho provato stupore. Stupore e molta compassione per la vittima. Lancio un appello a tutti gli aspiranti sacerdoti: chi ha scheletri nell’armadio non si presenti neanche, non ci provi neanche a prendere i voti».
Che lezioni si possono trarre da questa vicenda?
«Dobbiamo essere molto prudenti, ancora più di quanto lo siamo già, nella nomina dei prelati. Siamo tutti peccatori e tutti abbiamo diritto al perdono, ma per avere una funzione all’interno della Chiesa bisogna essere irreprensibili. Ogni giorno nel paese ci sono sette nuovi casi di pedofilia, ma nella Chiesa anche se c’è un solo caso accertato, è un caso di troppo».
La Chiesa ha perso la fiducia della gente?
«Io spero che tutto questo ci condurrà a parlare sempre un linguaggio chiaro, a non mascherare mai più i problemi, perché solo così potremo sperare di recuperare la fiducia della gente. E’ inevitabile che ci sia stata una perdita di fiducia, ma quello che dobbiamo fare è anche evitare sospetti che ricadano su tutti, perché sarebbe ingiusto: ci sono preti straordinari che soffrono del sospetto che li circonda».
Il Vaticano sta facendo abbastanza per affrontare questa situazione?
«La reazione è molto efficace. Ora siamo tutti obbligati, anche dalla nostra coscienza, ad avvisare Roma, il che non significa minimizzare ma assicurarsi che il prete faccia il suo dovere. Quelli che abbiamo davanti restano casi isolati, però devono farci riflettere».
© Copyright Il Messaggero, 24 aprile 2010
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