lunedì 31 maggio 2010

Il “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede ai preti: «Tagliate amicizie a rischio» (Giansoldati)


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di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

Le porte degli inferi non solo si spalancheranno per accogliere i preti pedofili, ma le fiamme eterne saranno per loro ancora più insopportabili. Insomma il buon Dio non farà loro molti sconti sulla pena, almeno a sentire monsignor Charles J. Scicluna, il “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede, una specie di pm incaricato da Papa Ratzinger di fare pulizia dalle mele marce. «Sarebbe davvero meglio per quei sacerdoti colpevoli di abusi sessuali su minori che i loro crimini fossero causa di morte perché per loro la dannazione sarà più terribile». Ieri mattina nella basilica di San Pietro queste parole durissime, durante una celebrazione di riparazione per le vittime della pedofilia, sono rimbombate gravi. Gentile nei modi, ma decisamente uno che non guarda in faccia nessuno quando si tratta di appurare se sono avvenuti o meno i cosiddetti “delicta graviora”, ovvero i delitti che la Chiesa cattolica considera i più gravi in assoluto, tra cui, appunto il delitto contro il sesto comandamento di un chierico con un minore di diciotto anni, monsignor Scicluna ha citato il Vangelo e i padri della Chiesa per evidenziare l’abominio di questi delitti che un motu proprio del 2001, Sacramentorum sanctitatis tutela, ha affidato ai giudici interni dell’ex Sant’Uffizio. Insomma, altro che vuoto, come diceva qualche teologo durante il Concilio. L’inferno c’è eccome, e per i consacrati che si sono approfittati dell’innocenza e della ingenuità dei bambini sarà orrendo. Poi ha commentato il noto passo del Vangelo di Matteo, che contiene le severissime parole di Gesù per chi scandalizza i bambini: «E’ meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare». Monsignor Scicluna ha proseguito evocando il pensiero di San Gregorio Magno, il quale rilevava nei suoi scritti che questi peccati sono molto più gravi se commessi da un religioso. Ecco perché anche le punizioni dell’aldilà saranno più dure. «Chi dopo essersi portato ad una professione di santità distrugge altri tramite la parola, con l’esempio sarebbe davvero meglio per lui che i suoi malfatti gli fossero causa di morte essendo secolare, piuttosto che il suo sacro ufficio lo imponesse come esempio per altri nelle sue colpe, perché tendenzialmente se fosse caduto da solo il suo tormento nell’inferno sarebbe di qualità più sopportabile». Una esposizione forse un po’ contorta, ma chiara nella sostanza. Il peso delle azioni malvage commesse da uomini consacrati a Dio è talmente intollerabile che forse (chissà) ben poco può fare persino la misericordia divina. Scicluna ha poi ribadito che la «Chiesa ha sempre avuto cura per bambini e deboli» e che il bambino è «l’icona del discepolo che vuole essere grande nel Regno dei Cieli».

© Copyright Il Messaggero, 30 maggio 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

tagliare amicizie pericolose?

era un caposaldo dei consigli spirituali che ogni confessore dava. Era un consiglio che si può leggere in ogni trattato di spiritualità seria.

E' un consiglio che oggi non si da più..........non si segue più.........e si vede!

p. pippo ha detto...

Il Santo Padre, però, ha parlato anche di perdono senza disgungerlo dalla giustizia.

Non possiamo noi parlare di inferno in modo così grauito1

E se si pentono sinceramente'

Dio non è forse misericordioso col pentito?

E' anche giusto!....e per questo c'è il purgatorio.

questo è il pensiero del vangelo, della Chiesa Cattolica,