lunedì 14 giugno 2010

Il grande "sì" di Cipro. L'incoraggiamento di Benedetto XVI ai cristiani. Intervista all'arcivescovo dei Maroniti Joseph Soueif (Sir)


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Il grande "sì" di Cipro

L'incoraggiamento di Benedetto XVI ai cristiani

"Voi meritate la riconoscenza per il ruolo inestimabile che rivestite. È mia ferma speranza che i vostri diritti siano sempre più rispettati, compreso quello alla libertà di culto e religiosa, e che non soffriate di discriminazioni di alcun tipo". In queste parole tutta la gratitudine di Benedetto XVI ai cristiani del Medio Oriente, definiti "artigiani della pace". Da Cipro, dove il 6 giugno, ha consegnato ai patriarchi e ai vescovi l'"Instrumentum laboris" (IL) del Sinodo per il Medio Oriente, Benedetto XVI ha ribadito che "il Medio Oriente ha un posto speciale nel cuore di tutti i cristiani. Il Sinodo desidera incoraggiarvi nella testimonianza della vostra fede in Cristo, che voi rendete nei Paesi dove questa fede è nata ed è cresciuta. È inoltre noto che alcuni fra voi soffrono grandi prove dovute alla situazione attuale della regione. L'Assemblea Speciale è un'occasione per i cristiani del resto del mondo di offrire un sostegno spirituale e una solidarietà per i loro fratelli e sorelle del Medio Oriente". Sull'Instrumentum laboris il SIR ha intervistato l'arcivescovo di Cipro dei maroniti, mons. Joseph Soueif, che nel Sinodo ricopre il ruolo di segretario speciale, e nel Ccee rappresenta la chiesa cattolica maronita di Cipro.

Eccellenza, avendo partecipato all'organizzazione, può tracciare un bilancio di questo viaggio?

"Innanzitutto vorrei ricordare la figura di mons. Padovese ucciso in Turchia il 3 giugno che lascia una grande eredità in vista del Sinodo e che doveva essere a Cipro con noi. La visita è ben riuscita. Cipro ha aperto una dimensione ecumenica nella Chiesa, vivendo un dialogo di vita, fatto di incontro e di preghiera. La visita ai cattolici latini e maroniti è stata una grande esperienza di chiesa. Il Papa ci ha incoraggiato a rafforzare la fede, la comunione e la testimonianza anche con il perdono e la riconciliazione, esortazioni significative nel contesto dell'isola divisa dal 1974".

Qual è il significato della consegna dell'Instrumentum laboris?

"Il Papa esorta la Chiesa cattolica mediorientale ad essere presente nel vivere la comunione e la testimonianza. È questa la missione dei cristiani in Medio Oriente. La nostra deve essere una presenza di qualità, costruttiva, missionaria, nonostante la condizione di minoranza. La storia passata mostra che i cristiani erano una minoranza consapevole del suo ruolo, della sua missione e della sua testimonianza. Il richiamo del Sinodo, oggi, è che più si vive la comunione più si rafforza la testimonianza. I cristiani mediorientali sono segno di speranza e di pace per tutta la regione…".

…ma trovano ostacoli come la mancanza libertà religiosa, l'occupazione, l'Islam politico, la Sharia. Dall'IL emerge un quadro a tinte fosche per i cristiani. È d'accordo?

"È vero e i problemi variano da Paese a Paese. Ma la risposta non può essere quella di chiudere la porta di casa e andarsene. In passato, nonostante i problemi non diversi da quelli attuali, si sceglieva di rimanere. Oggi, forse anche perché gli spostamenti sono più facili, si tende ad emigrare. La testimonianza costa sacrificio e non si può pensare di emigrare quando c'è un ostacolo. La nostra presenza qui non è casuale ma fa parte del progetto di Dio, ancor più adesso che ci sono conflitti e divisioni. L'assenza dei cristiani nella regione sarebbe una grave perdita per tutto il Medio Oriente dove rappresentano elementi di moderazione e di pluralismo sociale e religioso".

Tra i temi esposti nell'Instrumentum laboris ce n'è uno che potrebbe essere più strategico per il futuro dei cristiani in Medio Oriente?

"L'ecumenismo. Il testo esorta la comunione delle chiese e delle comunità da cui deriva una vera testimonianza per i non cristiani. La comunione deve poi aprirsi ad un progetto pastorale e a una visione sociale cristiana comune. Il documento nota con chiarezza che non si può essere veri cristiani se non c'è dimensione ecumenica da cui discende, ripeto, un dialogo con i non cristiani e con i fedeli di altre religioni, vitale per la nostra regione. Il Sinodo è anche un tempo, per la Chiesa orientale, di fare un esame di coscienza sulla qualità della sua presenza qui".

Dopo la pubblicazione dell'IL quale sarà il prossimo passo verso il Sinodo?

"Ora comincia un periodo di preparazione spirituale e culturale delle chiese e dei padri sinodali in vista dei lavori di ottobre. Il Segretariato generale del Sinodo elaborerà modalità di lavoro per coinvolgere di nuovo tutte quelle componenti della Chiesa che hanno lavorato nella redazione del testo così come i membri delle religioni coinvolte nella discussione. L'IL, infatti, è stato elaborato sulla scorta dei suggerimenti giunti dal clero, dai laici, dai religiosi e dalle diverse associazioni ecclesiali d'Oriente. Il Sinodo può prevedere la presenza di studiosi e teologi anche di altre religioni".

Pensa che il Sinodo possa suscitare l'attenzione dei politici, come auspicato dal Papa all'udienza del 9 giugno?

"Questo è essenziale poiché la pace è dimensione fondamentale per questa regione. Per noi, aggiungo, la pace è Cristo. Essa va ricercata non solo a livello popolare ma anche di responsabili politici. La pace aiuterà il popolo, il cittadino a vivere con serenità e in sicurezza la sua vita. E questo è un diritto naturale".

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