giovedì 2 settembre 2010

Conclusi i nuovi lavori di manutenzione della Cappella Sistina. Con il naso all'insù a spolverare Michelangelo (Paolucci)


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Conclusi i nuovi lavori di manutenzione della Cappella Sistina

Con il naso all'insù a spolverare Michelangelo

di Antonio Paolucci

All'alba del 10 agosto si è finalmente conclusa la "spolveratura" della Cappella Sistina. A far data dalla metà dello scorso mese di luglio - lavorando di notte perché solo di notte la Cappella Sistina è libera da turisti, visite speciali e incombenze di vario genere - una trentina di specialisti si è alternata sulle pareti del luogo d'arte forse più conosciuto e di conseguenza più usato e "consumato" del mondo.
Ha coordinato l'impresa Vittoria Cimino responsabile dell'Ufficio del Conservatore nei Musei Vaticani. Dopo che i "clavigeri" con la loro ben nota efficienza sprangavano le porte e pronunciavano il fatidico extra omnes, insieme al silenzio della notte entravano in Sistina i "nostri".
Hanno fornito a turno la loro opera gli specialisti del Laboratorio Restauro Pitture e gli addetti alla Squadra Manutenzione di Antonio Maura. Mi sembra giusto ricordare le persone che hanno preso parte al progetto perché tutte hanno dimostrato dedizione e professionalità assolutamente ammirevoli, portate ben oltre quelli che in linguaggio burocratico si chiamano i "doveri d'ufficio". Basti dire che l'operazione si è conclusa con anticipo di quattro giorni rispetto alla data programmata.
Erano quattro anni che non si faceva in Sistina quel delicato lavoro di rimozione delle polveri accumulate e sedimentate e di contestuale revisione dello stato di salute delle superfici che chiamiamo, in gergo, "spolveratura".
Lavorando sui ponteggi metallici montati e smontati ogni sera, sospesi come astronauti in cima alla piattaforma del "ragno", la gru mobile e snodabile che porta l'operatore fino a venti metri d'altezza a contatto di occhi e di mani con i Profeti e con le Sibille di Michelangelo, i nostri restauratori hanno rimosso quantità inimmaginabili di polveri e di sedimenti che quattro anni di uso della Sistina, alla media di ventimila visitatori al giorno, vi avevano depositato.
Sono salito anch'io sul "ragno" in queste notti romane che rimarranno per me indimenticabili. Ho rivisto da vicino Botticelli e Perugino, gli Antenati e gli Ignudi, il Cristo Giudice e il Profeta Giona, la Cosmogonia e l'Apocalisse. Erano vent'anni che non prendevo contatto con la "pelle" della Sistina. Da quando, direttore dell'Opificio delle Pietre Dure e soprintendente di Firenze, ebbi modo di salire sui ponteggi durante il grande restauro di Fabrizio Mancinelli e di Gianluigi Colalucci.
Mi tornavano in mente le furibonde polemiche che accompagnarono, all'epoca, la pulitura della "volta" con le Storie della Genesi (1985-89) e poi del Giudizio (1990-1994). Sono passati molti anni da allora e oggi non c'è più traccia di contestazione a proposito dei risultati della pulitura. Oggi il consenso è unanime. Tutti ammettono che l'impresa condotta da Colalucci è stata, sotto ogni punto di vista, esemplare e ammirevole. E allora come spiegare il dissenso che ha attraversato gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso? Si spiega con l'inatteso impatto visivo che un Michelangelo incredibilmente "colorato" (i colori manieristi del Pontormo, del Rosso, di Andrea del Sarto) ha prodotto su chi era abituato a vederlo e soprattutto a immaginarlo in "bianco e nero". Succedono abbagli di questo tipo quando a valutare la correttezza di un restauro è, direbbe Brandi, "l'ombra della storia", la sensibilità e la cultura in quel momento dominanti.
Oggi a molti anni dalla conclusione di quel contrastato e tuttavia esemplare intervento, la Cappella Sistina coinvolge l'attenzione dei responsabili dei Musei Vaticani (Ulderico Santamaria responsabile del nostro Laboratorio Diagnostico in primis) per ragioni conservative persino più importanti della disputa sull'utilizzo dei solventi e sui livelli di pulitura.
Oggi il problema di questo luogo mitico visitato ogni giorno da parecchie migliaia di persone è rappresentato dalla pressione antropica eccessiva (e quindi bisognosa di rettifiche e di compensazioni ambientali di proporzionata efficacia), dal non più adeguato controllo climatico, dall'insufficiente abbattimento degli inquinanti. Se vogliamo conservare la Sistina in condizioni accettabili per le prossime generazioni, è questa la sfida che dobbiamo vincere ed è una sfida persino più ardua di quella che Gianluigi Colalucci seppe vittoriosamente affrontare alla fine del secolo scorso.
Agli uomini del nostro tempo - diceva Giovanni Urbani il grande teorico della conservazione preventiva - non è dato produrre capolavori d'arte paragonabili a quelli del passato. Non ci sono e non ci saranno, ai nostri giorni, nuovi Michelangelo e nuovi Raffaello. Possiamo però dispiegare, per la conservazione del patrimonio, risorse di creatività e di intelligenza non inferiori a quelle che quei grandi hanno messo in opera nel fare arte. Perché le opportunità offerteci dalla scienza e dalla tecnica sono oggi virtualmente infinite.
All'estate del 2010 la "spolveratura" della Cappella Sistina ci invita a misurarci con questo nobile invito.

(©L'Osservatore Romano - 3 settembre 2010)

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