lunedì 28 dicembre 2009
Il presidente del Tribunale vaticano, Dalla Torre: «Caso Maiolo chiuso in poche settimane» (Luca Liverani)
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Dalla Torre: «Caso chiuso in poche settimane»
Luca Liverani
Il rettore della Lumsa, che è anche presidente del Tribunale vaticano, spiega cosa succederà adesso dal punto di vista giudiziario: «Per i malati psichici applichiamo la legge italiana».
Dopo il trattamento sanitario obbligatorio, su Susanna Maiolo il promotore di giustizia vaticano aprirà un’indagine, che potrà sfociare in una richiesta di rinvio a giudizio o, se l’indagato dovesse risultare incapace di intendere e di volere, in un non luogo a procedere. Il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, traccia – in qualità di presidente del Tribunale vaticano – quali saranno le tappe dell’inchiesta penale sulla donna che ha provocato la caduta del Papa.
Professor Dalla Torre, come procederà ora la giustizia vaticana?
Prima di tutto per questa donna è stato predisposto un trattamento sanitario obbligatorio, un provvedimento di carattere amministrativo che va confermato dopo 48 ore e poi autorizzato dal Promotore di giustizia vaticano, l’equivalente del Procuratore della Repubblica. In questi casi si applica la legge italiana per le persone che hanno problemi psichiatrici, due giorni di ricovero obbligatorio confermato dal sindaco e poi dall’autorità giudiziaria perché è un provvedimento che limita le libertà personali.
E dal punto di vista giudiziario?
Si aprirà una fase diretta ad approfondire in via preliminare se ci sono gli elementi per la configurabilità di un reato. Si dovrà tenere conto sia degli aspetti oggettivi che soggettivi dell’accaduto. Che questa donna non fosse armata può ad esempio contribuire a qualificare il fatto. Poi andrà verificata la capacità di intendere e di volere, lo stato più o meno ampiamente perturbato del soggetto. Quindi si apre una fase istruttoria, al termine della quale il giudice istruttore decide se chiedere il rinvio a giudizio o invece la chiusura del procedimento, cioè il non darsi luogo a procedere perché non c’è reato.
Se si dimostrasse che quella donna, almeno nel momento in cui ha commesso il fatto, non aveva capacità di intendere e di volere, cosa succederebbe?
In questo caso è evidente che non può essere sottoposta a procedimento penale. Il problema semmai è di provvedere alla cura del soggetto, ma la questione non spetta né all’autorità giudiziaria vaticana né tantomeno allo Stato della Città del Vaticano, non essendo una cittadina vaticana.
L’eventuale perseguibilità della donna non dipende dunque dal danno provocato, che per Benedetto XVI non c’è stato, ma per il cardinale Etchegaray sì?
I parametri per accertare la capacità di intendere e di volere sono gli stessi usati dal sistema giudiziario italiano. Se le risultanze mediche dovessero invece indicare una situazione diversa, si potrà prendere in considerazione una responsabilità.
Una persona processata e condannata dalla giustizia vaticana come e dove sconterebbe la pena?
In linea generale l’ordinamento vaticano tende a un atteggiamento rivolto all’emenda del reo. Quindi ricorre piuttosto a pene alternative alla detenzione e all’applicazione di tutti i benefici come la sospensione condizionale.
Che tempi ci saranno per l’indagine?
Non credo sarà lunga. Non ci sono da fare molte ricerche, non occorrono passaggi presso autorità giudiziarie straniere con rogatorie o deposizioni. Posso ipotizzare che il caso sarà chiuso nel giro di qualche settimana
Chi è imputato davanti alla giustizia vaticana come sceglie la propria difesa?
Esiste un albo vaticano degli avvocati. Il problema è tecnico: normalmente un avvocato italiano non conosce il diritto vaticano e la procedura. I legali autorizzati a esercitare in Vaticano sono laureati oltre che in giurisprudenza, anche in diritto canonico presso una università pontificia e sono iscritti all’albo degli avvocati rotàli. In alcuni casi eccezionalmente viene accettato anche un difensore non iscritto a questo elenco.
© Copyright Avvenire, 27 dicembre 2009
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