lunedì 11 gennaio 2010

Il Papa incontra il mondo in Vaticano. Stamattina l'udienza al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (Cardinale)


Vedi anche:

UDIENZE DEL SANTO PADRE AL CORPO DIPLOMATICO: LO SPECIALE DEL BLOG

Ogni domenica le scoperte dell'Angelus: Quella finestra che sorprende il mondo (Scelzo)

Il Papa: Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili (Allevato)

Pio XII aiutò gli ebrei: lo dice il Times (di William Doino Jr. via Fides et Forma)

Il Papa ha ricevuto il card. Ruini. Probabilmente si è parlato del "Dio oggi" (Gagliarducci)

Se dai pulpiti piove uggiosa insignificanza, dalle pagine dei giornali, con gli articoli di certi soloni, diluvia il tedio: Socci risponde a Zizola

Benedetto XVI: no alla violenza, gli immigrati vanno rispettati (Conte)

Cattolicesimo, il nuovo capro espiatorio. Dal caso Williamson all'Aids: perchè sparare sulla Chiesa è uno degli sport più diffusi? (Armogathe)

Benedetto XVI difende i diritti degli immigrati: “Il problema è anzitutto umano!” (Zenit)

Il Papa a sorpresa va al Gemelli per il cardinale Etchegaray (Giansoldati)

Papa Ratzinger, i Magi e l'uso della fede per ragionare di più (Ippolito)

Ed ecco a voi la vera riforma del Papato ratzingeriano. Intervista al cardinale Cañizares. Il culto e la banalizzazione postconciliare (Rodari)

Egitto, il Papa: La diversità religiosa non può mai giustificare la violenza, e non può esserci violenza in nome di Dio (Apcom)

Il Papa: gli uomini sono tutti fratelli, gli immigrati come gli altri (Izzo)

Il Papa: "Dio si è fatto uomo perché noi possiamo diventare figli di Dio. Dio è nato perché noi possiamo rinascere". Sui migranti: "Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare...". Sulle violenze contro i Cristiani: "Non può esserci violenza nel nome di Dio, né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili..." (Angelus)

Il “Codex Pauli”, il più grande tributo all'Apostolo delle Genti. Verrà presentato in Campidoglio il 13 gennaio prossimo (Zenit)

Il Papa difende gli immigrati: Sono esseri umani da rispettare (Apcom)

Benedetto XVI battezza 14 bimbi nella Cappella Sistina

Benedetto XVI visita il card. Etchegaray al Gemelli (Muolo)

L’appello del 1971 per salvaguardare la messa antica. A pubblicarlo fu il Times (Rodari)

Mons. Guido Marini: fuorviante ideologia distinguere fra chiesa pre e post conciliare. Le opinioni di Messori e Melloni (Rodari)

Mons. Negri: la protezione dei martiri massacrati in Egitto aiuti Vescovi e Sacerdoti ad uscire dal politicamente e dal mass-mediaticamente corretto

La teologia inautentica di Vito Mancuso. Perché l’ultimo libro del teologo è un saggio inconsulto e senza Dio (Berardinelli)

ATTENZIONE: il card. Schönborn smentisce l'intervista a "Il Resto del Carlino" su Medjugorje

Benedetto XVI, la questione su Dio e il "Cortile dei Gentili". Una riflessione di Don Nicola Di Bianco

Dal Papa aggredito una lezione di stile (Curzio Maltese). Qualche riflessione del blog...

Il Papa incontra il mondo in Vaticano

DA ROMA GIANNI CARDINALE

Domani Benedetto XVI riceve in udienza il corpo diploma­tico accreditato in Vaticano. È il momento dell’anno in cui risalta più solennemente il ruolo della Chiesa cat­tolica nello scenario «geopolitico» mondiale. Ruolo che, in base al sem­pre crescente numero di Paesi che vo­gliono intrattenere rapporti diploma­tici con la Santa Sede, sembra conti­nuare a suscitare un notevole interes­se nella comunità internazionale.
Nel 1978 il numero di Stati con cui la Santa Sede aveva pieni rapporti di­plomatici ammontava a 84. Nel 2005 erano 174.
Con Benedetto XVI sono di­ventati 178. Nel 2006 infatti sono stati allacciati i rapporti col neonato Mon­tenegro, nel 2007 con gli Emirati ara­bi uniti, nel 2008 col Botswana, lo scor­so 9 dicembre infine è stata la volta della Federazione russa con cui c’era­no già relazioni di natura speciale, co­me quelle che continuano a sussiste­re con l’Olp. La Santa Sede ha poi le­gami diplomatici con l’Unione euro­pea e il Sovrano militare ordine di Mal­ta, e mantiene osservatori permanen­ti presso le principali organizzazioni internazionali governative, come, ad esempio, l’Onu (nelle sedi di New York e Ginevra), la Fao, l’Unesco, l’Osce, il Wto e, inoltre, presso la Lega degli Sta­ti arabi e l’Organizzazione dell’unità africana. Tra i Paesi con cui la Santa Sede ha rapporti diplomatici c’è an­che la Cina-Taiwan dove però dal 1979 non risiede più un nunzio, ma solo un semplice «incaricato d’affari ad inte­rim ». E questo in attesa di poter tra­sferire finalmente la nunziatura a Pe­chino. La Cina popolare infatti è il più grande tra i Paesi che non hanno rap­porti diplomatici con la Santa Sede. Ma non è il solo. A parte il Kosovo – che comunque ha uno status interna­zionale ancora controverso –, la San­ta Sede non intrattiene ancora rela­zioni con sedici Stati, perlopiù asiati­ci, in buona parte a maggioranza isla­mica. In nove di questi Paesi non è pre­sente nessun inviato vaticano (Afgha­nistan, Arabia Saudita, Bhutan, Cina popolare, Corea del Nord, Maldive, O­man, Tuvalu e Vietnam). Mentre sono in carica dei delegati apostolici (rap­presentanti pontifici presso le comu­nità cattoliche locali ma non presso i governi) in altri sette Paesi: tre africa­ni (Comore, Mauritania e Somalia) e quattro asiatici (Brunei, Laos, Malay­sia, Myanmar).
Con alcuni di questi paesi comunque la Santa Sede ha già avuto dei contat­ti formali. Alla Messa di inizio pontifi­cato di Benedetto XVI c’erano infatti i rappresentanti di Afghanistan, Arabia Saudita, Malaysia, Oman e Vietnam. Ai solenni funerali di Giovanni Paolo II hanno inoltre garantito la loro pre- senza i rappresentanti del Brunei e della Somalia. Con il Vietnam sono ini­ziate formalmente le trat­tative per arrivare a pieni rapporti diplomatici – ed incoraggiante in questo senso è stata la storica vi­sita in Vaticano del presi­dente Minh Triet l’11 di­cembre scorso, mentre con la Cina continuano a persistere contatti uffi­ciosi tra personalità di alto livello del­la Segreteria di Stato, l’ambasciatore di Pechino presso il Quirinale e i re­sponsabili dell’Ufficio per gli affari re­ligiosi del regime. Da parte della di­plomazia pontificia è già cominciato il lavoro per arrivare ad allacciare rap­porti con l’Oman. Impenetrabili a ogni discussione sembrano permanere Sta­ti islamici come l’Arabia Saudita, do­ve è tuttora ufficialmente proibito il culto cattolico, anche se è stato un se­gnale positivo l’udienza dal Papa del re Abdallah il 6 novembre 2007. O come le Maldive, dove non è neanche per­messo l’ingresso a sacerdoti che pos­sano assistere i numerosi turisti cat­tolici pure presenti nell’arcipelago.
Attualmente sono una ottantina i Pae­si che hanno un ambasciatore resi­dente a Roma. Gli altri sono rappre­sentati in genere da diplomatici resi­denti in altre capitali europee. È noto infatti che la Santa Sede non accetta ambasciatori accreditati anche presso il Quirinale. Un ulteriore segnale del crescente interesse diplomatico per la Santa Sede è testimoniato dal fatto che con papa Ratzinger sono diventati 're­sidenti' gli ambasciatori di Australia e Camerun, delle Seychelles e di Timor Est.
In questo momento poi, in giro per il mondo sono in attività 101 nunzi a­postolici, alcuni dei quali 'coprono' più Paesi.
Quasi la metà (50) sono ita­liani, una percentuale inferiore ri­spetto al passato (nel 1961 proveniva­no dallo Stivale 48 nunzi su 58, l’83%; nel 1978 erano 55 su 75, il 73%). E que­sto trend è destinato a crescere visto che, ad esempio, con Benedetto XVI sono stati elevati all’episcopato 26 nunzi di prima nomina di cui 'solo' dieci italiani (il 38%).
Ancora dal Bel­paese comunque vengono i rappre­sentanti pontifici in Paesi ecclesiasti­camente e/o politicamente importanti come Francia, Spagna, Stati Uniti, Ar­gentina, Brasile, Colombia, Israele­Gerusalemme e Palestina, Russia e la stessa Italia. Gli altri nunzi provengo­no perlopiù dal resto dell’Europa (27, di cui sette spagnoli, sei polacchi, cin­que francesi, tre svizzeri), ma anche dall’Asia (14, di cui sei dall’India e quattro dalle Filippine), dal Nord A­merica (sei, tutti statunitensi), dall’A­frica (tre) e dall’America latina (uno).
Con Benedetto XVI la rete delle nun­ziature è stata rafforzata in Africa, do­ve sono state aperte due nuove sedi: in Burkina Faso nel 2007 e in Liberia nel 2008. Mentre la Libia ha deciso di da­re il via libera alla costruzione di una nunziatura a Tripoli. Segni ulteriori dell’interesse – ricambiato – che la Santa Sede nutre nei confronti di un continente a volte dimenticato dai grandi.

© Copyright Avvenire, 10 gennaio 2010

Nessun commento: