domenica 10 gennaio 2010
L’appello del 1971 per salvaguardare la messa antica. A pubblicarlo fu il Times (Rodari)
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Paolo Rodari
L’appello del 1971
Era il 6 luglio 1971 quando il Times pubblicava un appello inviato alla Santa Sede da parte di un gruppo di intellettuali, personalità del mondo della cultura e dell’arte per salvaguardare la messa antica.
Furono gli intellettuali, infatti, prima di altri, a percepire l’eliminazione della messa antica come un attentato alle tradizioni di un’intera civiltà. Lo firmò anche Agatha Christie. Con lei Jorge Luis Borges, Giorgio De Chirico, Elena Croce, W. H. Auden, i registi Bresson e Dreyer, Augusto Del Noce, Julien Green, Jacques Maritain, Eugenio Montale, Cristina Campo, Francois Mauriac, Salvatore Quasimodo, Evelyn Waugh, Maria Zambrano, Elémire Zolla, Gabriel Marcel, Salvador De Madariaga, Gianfranco Contini, Mario Luzi, Andrés Segovia, Harold Acton, Graham Greene, fino al famoso direttore del Times, William Rees-Mogg.
Ecco parte del testo dell’appello:
“Uno degli assiomi dell’informazione contemporanea è che l’uomo moderno sarebbe divenuto intollerante di tutte le forme della tradizione e ansioso di sopprimerle. Come molte altre questa apodittica affermazione è falsa.
Anche oggi è proprio la cultura a riconoscere più ampiamente il valore delle tradizioni. E’ evidente che se un ordine insensato decretasse la demolizione totale o parziale di basiliche e cattedrali, sarebbe ancora una volta la cultura a levarsi per prima e con orrore.
Si dà il caso però che basiliche e cattedrali siano state edificate dai popoli cristiani per celebrarvi un rito antico duemila anni, che fino a pochi mesi fa era una tradizione universalmente vivente. Alludiamo alla messa cattolica tradizionale. Essa dovrebbe cessare di esistere alla fine del 1971. Questo rito ha dato vita a una folla di opere infinitamente preziose: non soltanto di mistici e dottori, ma di poeti, filosofi, musicisti, architetti, pittori e scultori tra i più grandi, in ogni paese e in ogni epoca. I firmatari di questo appello rappresentano ogni ramo della cultura moderna internazionale. Essi chiedono con la massima gravità alla Santa Sede di voler considerare a quale tremenda responsabilità andrebbe incontro di fronte alla storia se non consentisse di lasciar vivere in perpetuità la messa tradizionale, sia pure a fianco di altre forme liturgiche”.
© Copyright Il Foglio, 9 gennaio 2010
Tragicamente non si e' ascoltato (non si e' voluto ascoltare...) questo appello! Se si fosse permessa, DA SUBITO, la coesistenza delle due forme dell'unico rito romano, forse, tanti guai ed abusi si sarebbero potuti evitare.
Ora pero' e' tardi per rivangare il passato. Guardiamo al futuro nella luce indicata da Benedetto XVI.
R.
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2 commenti:
Teniamo conto che alcuni dei firmatari erano non cattolici, perfino atei! Loro hanno saputo prevedere lo sbando liturgico che ci tocca vivere oggi! :-(
E' singolare, ma non del tutto inspiegabile nè contraddittorio, il fatto che talvolta laici, anche pubblici peccatori, abbiano una percezione "più profonda e lungimirante" del probabile impatto sociale di decisioni ecclesiastiche che non attengono a grpoblematiche morali, ma a questioni estetico-culturali. Questo ritardo cattolico non fa onore alla sapienza dei vescovi, i quali, convinti di avere sempre, comunque, a loro totale disposizione anche quando assumono decisioni improvvide, lo Spirito Santo pronto a rimediare ai loro errori. Quindi, talvolta, decidono senza troppo preoccuparsi delle conseguenze nel tempo. I risultati delle decisioni "fideistiche" sono talvolta deludenti, probabilmente perché lo Spirito Santo, che è Spirito di Sapienza, non ama compromettersi con scelte poco accorte.
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