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CITTA’ DEL VATICANO
Per un buon cristiano non c’è crisi economica che tenga e che, in ultima analisi, possa giustificare la perdita della speranza, preziosa virtù teologale da coltivare con cura se si vuole un posto nel Regno dei Cieli.
Papa Ratzinger ha iniziato la predicazione del 2010 mettendo al bando le arti divinatorie, le previsioni astrologiche come pure le proiezioni degli economisti. «I problemi non mancano, nella Chiesa e nel mondo, come pure nella vita quotidiana delle famiglie. Ma, grazie a Dio, la nostra speranza non fa conto su improbabili pronostici e nemmeno sulle previsioni economiche, pur importanti. La nostra speranza è in Dio». A stretto giro non si è fatto attendere il commento favorevole del Ministro dell’Economia, Tremonti secondo il quale il futuro umano non è un «destino fisso», ma un percorso che «dipende da noi, dalla nostra libertà. Io, per esempio, per questo tempo che stiamo vivendo, nutro fiducia nella saggezza degli italiani, dei lavoratori, degli imprenditori».
Il primo Angelus domenicale del nuovo anno di Benedetto XVI si è proiettato sulla «grande speranza» - Gesù Cristo - che «corregge le nostre speranze umane». Non è la prima volta che un pontefice scende in campo per mettere in riga i fedeli, invitandoli a non credere troppo nelle previsioni e negli astri. E pensare invece che il fenomeno è davvero esteso. Dai sondaggi emerge che vi sono persone che non escono di casa senza avere prima consultato il proprio oroscopo. Eppure nella Bibbia e nel Catechismo ogni pratica di divinazione viene ascritta tra le attività contrarie alla fede, in poche parole si pecca contro il primo comandamento. Andando a scartabellare nei testi sacri, si evince che il giusto atteggiamento cristiano consiste in un abbandono fiducioso nelle mani della Provvidenza, sfuggendo così a curiosità «malsane» sul futuro. La consultazione degli oroscopi, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, il ricorso ai medium, molto spesso veri e propri ciarlatani spillasoldi, «manifestano solo la volontà di dominio sul tempo e sulla storia». Figurarsi se Dio si lascia condizionare o addirittura corrompere. «Certamente Egli sa tutto di noi, però ha preferito che l’uomo cammini nell’oscurità confidando in Lui. Ritenere che gli astri possano governare la vita dell’uomo, equivale a negare l’amore libero e disinteressato, oltre che generoso di Dio» argomenta padre Caro, vicepresidente degli esorcisti. Insomma un bravo cristiano non cede alla superstizione: il suo comportamento lo ricerca esclusivamente nella Parola di Dio facendo di tutto per metterla in pratica. Altro che astrologia. Papa Wojtyla che più di tutti si è pronunciato diverse volte ha voluto collegare il fenomeno del ritorno della superstizione alla perdita della fede. Si fa ricorso all’astrologia per vincere il sentimento di solitudine e la paura del futuro. Ma in tutto ciò l’economia che c’entra? Papa Ratzinger nell’Angelus di ieri collegando i pronostici delle stelle alle proiezioni degli economisti, probabilmente ha voluto segnalare il bisogno di andare in fondo a quella che, proprio il giorno di Natale, nel messaggio Urbi et Orbi, ha definito una crisi morale prima ancora che economica. Recentemente l’economista coreano Thomas Hong Soon Han, revisore internazionale della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, commentava il deficit etico ormai «evidente a livello planetario», sottolineando che i giganti crollano quando le fondamenta non sono costruite su principi morali. «Sul biglietto del dollaro c’è scritto in God we trust, noi confidiamo in Dio. Per l’appunto: se il mercato si basa unicamente sull’interesse egoistico e non confida in Dio, fallisce». Come dargli torto?
© Copyright Il Messaggero, 4 gennaio 2010 consultabile online anche qui.
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