martedì 26 gennaio 2010
Lefebvriani, il rabbino Di Segni: Su Concilio Chiesa decida: o noi o loro (Apcom). Ultimatum?
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Lefebvriani/ Di Segni: Su Concilio Chiesa decida, o noi o loro
"Cammino ebrei-cattolici tormentati, speriamo irreversibile"
Roma, 26 gen. (Apcom)
"Se la pace con i lefebvriani significa rinunciare alle aperture del Concilio, la Chiesa dovrà decidere: o loro o noi!": così il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo di Segni, in un passaggio di un'intervista al mensile 'Il consulente Re' uscito il giorno prima della giornata della memoria.
Di Segni rievoca, al proposito, il discorso pronunciato in sinagoga in occasione della recente visita del Papa, quando, in riferimento alle "aperture" del Concilio vaticano II, ha affermato: "Se venissero messe in discussione, non ci sarebbe più possibilità di dialogo". Ora il rabbino spiega, in riferimento al discorso del giorno prima del Papa alla congregazione per la Dottrina della fede: "E' stata l'ultima aggiunta al discorso, dopo che venerdì mattina 15 gennaio c'è stata una strana apertura ai lefebvriani...".
Che il cammino tra ebrei e cattolici "sia tormentato - afferma più in generale Di Segni - è indubbio, che sia irreversibile è una speranza". Quanto alla definizione usata da Giovanni Paolo II per descrivere gli ebrei - "fratelli maggiori" - il rabbino spiega: "Questa definizione è molto ambigua dal punto di vista teologico, poiché i 'fratelli maggiori' nella Bibbia - ne ho parlato nel mio discorso - sono quelli cattivi, quelli che perdono la primogenitura... Parlare quindi di 'fratelli maggiori' dal punto di vista teologico significa dire: Voi c'eravate, adesso non contate più niente!". L'accenno fatto alle coppie di fratelli biblici nel discorso in sinagoga ha colpito il Papa, racconta poi Di Segni: "Dalla posizione ieratica in cui si era messo all'inizio della cerimonia, ha incominciato a mostrare grande interesse. Non solo: alla fine del mio discorso m'ha detto che l'argomento era molto importante, ciò che ha evidenziato ancora nel nostro colloquio privato".
Di Segni loda, infine, la Comunità di Sant'Egidio: "E' un bell'esempio di collaborazione, è stata fondamentale. Ha fatto di tutto per promuovere la visita, ha fatto molto per salvarla nel momento della crisi".
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Gli ultimatum non sono accettabili. Il dialogo con la Fraternita' San Pio X e' affare che riguarda solo la Chiesa Cattolica. O si deve chiedere un permesso speciale per parlare con chi crede in Cristo?
R.
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17 commenti:
Ricominciamo? E' già finito il clima disteso, la voglia di collaborare , la volontà di dialogare e tutti quei bei propositi all'indomani della visita del Papa in sinagoga?
Questi ultimatum sono inaccettabili su ciò che riguarda esclusivamente la chiesa e la sua unità. Come si nota, la minestra è sempre la stessa non solo riscalfdata ma, direi addirittura rancida IL CONCILIO. Il Concilio come abbiamo avuto spesso modo di costatare, viene usato a seconda dei propri tornaconti e con propositi totalmente diversi da quelli per cui era stato indetto.
Se si vuole accettare un dialogo, bisogna rispettarsi nelle proprie differenze sennò è inutile parlare. Lo si dica chiaro una volta per tutte, che il dialogo sarà possibile quando queste continue ingerenze, saranno legalizzate e quando la chiesa compreso il Papa, si stenderà a tappetino e si farà manovrare secondo le circostanze e le altrui volontà. Ma, per questo, passerà spero molto ma, molto ,molto tempo ancora!
non cambia mai nulla.
ma basta!
fabio
Bisogna riconoscere una cosa ai fratelli ebrei. Mai che facciano uno sforzo per rendersi simpatici.
Ma neanche uno piccolino.
Non mi sembra un ultimatum, ma sempre la rimasticatura di quello che aveva già detto in sinagoga.
Forse pensa che i repetita iuvant.
Ma anche un po' frangunt pilas.
ehm.
Papa Benedetto desidera che i Lefebriani accettino il Concilio, dichiarazione Nostra Aetate compresa. Ergo, il Concilio non è in discussione, come è stato ripetuto sino alla nausea. Il rabbino non ha forse ascoltato le parole del Papa in Sinagoga?
Che pesantezza, ragazze!
Alessia
La cosa più ridicola che ci possa essere sarebbe quella che un bambino insegnasse alla mamma come si fanno i figli..ebbene, questa stessa paradossalità la incontro tutte le volte che qualcuno ha la presunzione di insegnare al Santo Padre come si fa il Papa, ebrei compresi!!!La CHIESA, ficchiamocelo bene in testa,quale Madre solerte e premurosa,non esclude nessuno.In LEI non c'è l'aut aut, me l'et et e questo vale per Di Segni, lefevriani, per me e per tutti
don Alessandro
Forse pensa che i repetita iuvant.
Ma anche un po' frangunt pilas.
ehm.
Sottoscrivo mariateresa!
Ma Di Segni ha paura che il Papa voglia fare opera di conversione in SInagoga? Per quello non c'è bisogno del Papa, ci pensa direttamente QUalcuno dall'alto, che può operare anche senza il nostro aiuto (vedi San Paolo...vedi miracolo all'ebreo di Ratisbona).
Ma che senso ha prospettare piani "concreti" di incontro, se poi si va a vedere nientemeno che il pelo nell'uovo del discorso di Giovanni Paolo II? Forse che dopo il pezzo di Levy, la strategia sia cambiata e si decida di attaccare tutti e due i Papi, nel nome della continuità ?
Interessante il breve accenno all'espressione "fratelli maggiori".
Ad esprimere dubbi su tale espressione mi risulta siano stati in passato solo ambienti "tradizionalisti"; ora anche da parte ebraica si avanzano dubbi.
L'espressione m'è piaciuta poco fin dall'inizio (l'ho trovata da subito molto "teatrale"); però il possibile aspetto teologico riscontrato da parte ebraica secondo cui i figli maggiori nella Bibbia han sempre perso i diritti di primogenitura mi sembrerebbe da approfondire.
Una cosa è certa: ai fratelli Ebrei non va piace propio la dottrina della sostituzione. umanamente li capisco; ma se noi crediamo, come crediamo, che Cristo è il Messia promesso nell'Antico Testamento, dobbiamo ance credere a tutto ciò che Lui ci ha detto; anche quando dice, rivolto ai Giudei del suo tempo ciò che si trova in Mt. 21, 43 e 45.
Il dialogo con gli Ebrei credo sia importante, perché assieme ad essi e a tutti dobbiamo evitare il ripetersi della Shoah;
ma qui si sta pretendendo di dirci ciò in cui dobbiamo o non dobbiamo credere!
Ma la colpa non è degli Ebrei, la colpa è la nostra che da 40 anni abbiamo inteso il dialogo come un continuo prosternarci di fronte alle ragioni altrui.
Antonello
Per l'approfondimento di Antonello:
Storia di Isacco, Giacobbe ed Esaù.
Genesi, dal Capitolo 25 al Capitolo 33
Risposta facile:
noi, cioè loro!
a mio avviso il discorso e i concetti di Segni espressi in questa intervista,ben inteso sia poi confermata e non smentita,è un enorme segno di debolezza di liderscip del Rabbino,dato l'enorme divisione intestina all'ebraismo sia bazionale che mondiale;e il fiato sul collo,a mò di ricatto,che gente come il rabbino Laras di milano esercitano........questi sono segnali i fumo e colpi di salva e basta.gli ebrei soffrono molto anche dell'esser minoranza e del non sapersi liberare,elaborare l'incubo della shoà.
mi spiace ma la shoà sta diventando un pretesto per non crescere,è un circolo vizioso.
inoltrre si sente lontano un miglio odore di antigermanismo,il papa tedesco è inviso perchè tedesco,roba da bambini dell'asilo.
chi si è dato da fare qui è il Papa,tutti gli altri perchè son cattolici che lo seguono,o no?
non si dovrebbe dare così importanza,a mio avviso a discorsi e concetti così mediocri.
no caro segni,mi deludi profondamente come Rabbino lieders dovresti mostrare più maturità.
sono profondamente deluso.
Sia sulla beatificazione di Papa Pio XII che sul dialogo con la fraternità San Pio X, non sono gli ebrei a dettare l'agenda del Papa! Se ne faccia una ragione anche il rabbino capo! E' capo della sinagoga e non della Chiesa!!!!!
...è proprio vero quanto dice san Paolo ai Romani 11:
28 Quanto al vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla elezione, sono amati, a causa dei padri, 29 perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
e adesso che dica pure Di Segni: il Papa scelga: SAN PAOLO O NOI!
^__^
Anonimo ha detto...
Interessante il breve accenno all'espressione "fratelli maggiori".
Ad esprimere dubbi su tale espressione mi risulta siano stati in passato solo ambienti "tradizionalisti"; ora anche da parte ebraica si avanzano dubbi.
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fu colpa di come diede notizia la stampa e gli ambienti cattolici contro il mondo tradizionalista....quanto alla critica sul termine fu invece avanzata proprio da alcuni ambienti ebraici qualche mese DOPO la visita del Papa Giovanni Paolo II alla Sinagoga...
Basta,rispettiamo gli ebrei, Punto.
Noi crediamo in Cristo,come Messia loro no.guiusto così. lo hanno canno cantato al Papa quando usciva dal tempio, "noi lo aspettiamo ancora..." Raffaella sarebbe possibile d'ora in poi ignorare tutte le polemiche che vengono dai nostri fratelli, se proprio ne sentiamo la mancanza mi impegno io a inviarti un post al giorno in cui cito il silenzio di PIO XII, il caso Williamson e lefebvriani, la marcia indietro rispetto al concilio. Promesso! Ma basta con le polemiche pretestuose,passa e non ticurar di loro
Max
Dal punto di vista strettamente teologico gli ebrei sono come Dio li definsice nel Vecchio Testamento: un popolo di dura cervice. Gente che avendo avuto il Messia in casa, dopo 2000 anni, non ha ancora avuto il dubbio (salvo alcune eccezioni) che Cristo sia il figlio di Dio, il Messia che loro aspettavano; il Messia che non hanno riconosciuto, ma per il quale neanche ora fanno uno sforzo di analisi e di comprensione del completamento delle Scritture in Cristo, della sua venuta, per la salvezza di tutti gli uomini, ebrei compresi, nella pace e nell'amore.
Condivido in tutto e per tutto il post di massimo e di anonimo delle 11.17
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