domenica 7 febbraio 2010

Boffo incastrato nei giochi di potere per il cda dell'Istituto Toniolo? Gagliarducci fa un'analisi molto, molto, interessante...con tanto di nomi!


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L'ex direttore di Avvenire sarebbe stato incastrato nei giochi di potere per il cda dell'Istituto Toniolo

Andrea Gagliarducci

Non vittima di una lotta di potere tra Segreteria di Stato e vescovi italiani, ma al centro di una più intricata questione che comincia dal modo in cui viene utilizzato il denaro destinato al comparto media per la Cei e che sale su fino al vertice, e cioè all'Istituto Toniolo, che gestisce e pianifica ricerche, fondi e linee di indirizzo dell'Università Cattolica.

Si tratta di circa 32 milioni e mezzo di euro (dati 2008) che provengono da un fondo speciale dell'8 per mille.

Dino Boffo, per quindici anni direttore del quotidiano dei vescovi Avvenire, cui aveva aggiunto con il tempo gli incarichi di direttore di Radio InBlu e Tv2000 (rispettivamente circuito Radio e tv satellitare della Cei), ha perso la direzione del quotidiano della Cei per motivi più alti di quella che si è andata configurando sempre più come una lotta di potere: da una parte il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che approfittava della defaillance di Boffo per mettere in chiaro chi, tra Santa Sede e vescovi, gestiva i rapporti con lo Stato italiano; dall'altra, Dino Boffo, un uomo di Ruini, messo sulla graticola per una denuncia per molestie di qualche anno prima, conclusa con il pagamento di una «modesta ammenda», come aveva riferito Panorama già al tempo della denuncia.
Ma si tratta davvero solo di questo?
Per rispondere a questa domanda, ci si deve fare un altro interrogativo. E cioè: da chi è partita la «velina» («una persona insospettabile», l'ha definito lo stesso Feltri) che ha dato inizio all'affaire Boffo? E qui gli scenari si complicano. Fino a diramarsi in due possibilità entrambe plausibili, e che tra l'altro non si escludono l'una con l'altra: che la velina sia arrivata a Feltri direttamente dall'Istituto Toniolo; e che, se proprio è stata una persona della Segreteria di Stato a parlarne, non è stato qualcuno dei piani alti, molto vicino a Bertone, ma una scheggia impazzita, che voleva togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
In entrambi i casi, né la Segreteria di Stato, né la Santa Sede sarebbero direttamente coinvolti.
Anche perché non avrebbero motivo di fare un'operazione così scoperta. A vedere i fatti, la linea della Segreteria di Stato di Bertone è stata piuttosto «morbida»: prima di sostituire la segreteria di Stato con persone a lui fedeli, ha aspettato che quanti erano rimasti dalla precedente gestione andassero a scadenza, non ha creato scontri con il segretario di Stato Emerito Sodano, che pure aveva mantenuto radici all'interno del suo vecchio ufficio, e ha preferito tenere tutti i rapporti in una sorta di understatement che qualcuno ha voluto interpretare come indolenza, o incapacità di affrontare i problemi.
Fare un'operazione del genere, così scoperta, così rischiosa anche per la reputazione, dicono in ambienti vicini ai Sacri Palazzi, sarebbe stata per Bertone solo controproducente.
Perché, quando - come segretario di Stato - avrebbe avuto ben altri mezzi di persuasione? Lo stesso dicasi per Gian Maria Vian, direttore dell'Osservatore Romano: si è parlato di un suo ridimensionamento, ma chi lo conosce lo ha trovato rinfrancato negli ultimi giorni. Segno che il chiarimento, ad alti livelli, c'è stato.
E che il suo ruolo, nella vicenda, è tutto da definire, ma difficilmente può essere riconducibile a quello di un congiurato.
Più complessa è invece la questione del Toniolo: il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi termina il mandato a marzo, e dalla nomina del successore potrebbero cambiare gli equilibri interni dell'Istituto.
Presidente ne è il cardinal Dionigi Tettamanzi, che aveva preso il posto del senatore Colombo, uscito dall'Istituto dopo essere stato inquisito per droga. Ci sono vecchie ruggini interne all'istituto, che nascono anche dal modo nel quale è avvenuto l'avvicendamento tra vecchia e nuova gestione. Appena a capo dell'Istituto, Tettamanzi fece entrare nel Cda Dino Boffo. Il quale si è dimesso, dopo lo scandalo, dagli incarichi dei media della Cei, ma non dal Toniolo, né dal Progetto Culturale, che sono le «cassaforti» della gestione della Cultura cattolica. Un colpo, Boffo lo ha comunque preso: mantiene gli incarichi nella gestione della cassaforte della cultura «alta», ma non quella della diffusione del cattolicesimo «dal basso», di cui un circuito formidabile è quello di RadioInBlu, un progetto che raccoglie circa 200 radio locali sparse in tutta Italia. Si tratta di un segnale? È certo che gli scenari sono molto confusi. Se si voleva far partire una lotta per il controllo del Toniolo, si sarebbe di certo fatto uscire qualcosa di interno all'Istituto. Cosa che non è successa.
Per questo è persino plausibile che una scheggia impazzita della Segreteria di Stato abbia fatto partire la velina (che appare ai più come un documento di uso interno, non ufficiale e non proveniente dalla Gendarmeria vaticana) alla volta di Feltri, magari passando dal Toniolo. Un'operazione scoperta e rischiosa, ad alto rischio di tracciabilità. Ma forse il nome del colpevole è da vedere un po' più in alto.
C'era l'idea, durante il caso Boffo, che il cardinal Sodano, ex segretario di Stato, stesse facendo bollire qualcosa in pentola. Da Segretario di Stato, ha assistito all'ascesa dei ruiniani all'interno del Toniolo.
E la sua perdita di influenza sarebbe accreditata da un fatto: monsignor Piero Pioppo, da lui nominato prelato dello Ior (cioè il raccordo tra i banchieri e i cardinali che reggono l'istituto) è stato nominato di recente Nunzio Apostolico in Camerun. Un allontanamento che suona come un allontanamento definitivo del cardinale. Il quale, in un colpo solo, si sarebbe voluto togliere tutti i suoi sassolini dalle scarpe.

© Copyright Il Tempo, 7 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

Molto interessante...e Gagliarducci molto coraggioso!
R.

7 commenti:

sonny ha detto...

Buongiorno Raffaella e buona domenica a tutti. In tutta questa vicenda, di una cosa sono sicura. Credo che in nessun discorso il Cardinale Bertone pronuncerà mai l'espressione "il mio amato predecessore"... ci siamo capiti, vero?

Anonimo ha detto...

coraggioso sì, forse, ma anche molto abile nello stornare i sospetti da Bertone o altri... non emeriti come Sodano...

euge ha detto...

La teroria su Sodano cara raffaella ci sta proprio tutta!
Non a caso qualche giorno fa anch'io avevo pensato ad una simile eventualità perlando di schegge impazzite ancora operanti nella segreteria di Stato!
Vi ricordate i tira e molla dell'avvicendamento tra bertone e Sodano?

Anonimo ha detto...

Come dicono gli inglesi..."make sense!"....

Anonimo ha detto...

Sebbene non si abbia la prova su nessuno, anch'io ho pensato all'emerito...porcaccia ma questi "emeriti" fanno più danni che altro? non sarebbemeglio sopprimere la carica? Una cosa mi destanacora interrogativi: comemai subitodopolamorte di GPII Sodano, dicevaadestrae amancaa, "é stato un papamagno", "sentivi lasantita standogli vicino", ecc..poi di colpo diventò quasi contrario alla sua beatificazione e se poteva pungere non si risparmiava. Non diemntichiamo neanche il caso di suo nipote e i beni della chiesa negli stati uniti al tempo della pedofilia e il Card Bonn "promosso" in vaticano.Cmq mettendola sul pragmatico, non si farebbe prima se qualcuno che chama spesso il capo di Feltri, una di queste volte, gli chiedesse direttamente il nome della "scheggia"? "Iamm sù, faciteme o' piacer"

Max

Anonimo ha detto...

scusate gli errori di battitura, ma ho un vecchio pc con tastiera francese, quindi a tasti invertiti rispetto a quella nostra.

max

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Certo, che la cattolica sta davvero in brutte acque:

"Presidente ne è il cardinal Dionigi Tettamanzi, che aveva preso il posto del senatore Colombo, uscito dall'Istituto dopo essere stato inquisito per droga."

Dalla droga allo scisma, scommetto che la chiesa ambrosiana vuol abrogare a se' l'università, dove il papa non potrà mettere piede!
Da università cattolica a università ambrosiana!
Lo so, sono affermazioni velenose, ma probabilmente vere!
Roma deve eliminare la chiesa diversa di Milano e prendere il possesso PIENO dell'istituto cattolico. Chi VUOL essere ambrosiano si staccherà: tanti saluti.
D'altra parte, chi è iscritto all'università, ha fatto la scelta di avere un'educazione cattolica!
Chiarezza e decisione!