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Benedetto XVI rilancia l'appello alle aziende: siano attente ai bisogni dei dipendenti e delle comunità
Domitilla Conte
VATICANO
Alla vigilia di un triste Carnevale per migliaia di operai a rischio disoccupazione in tutta Italia, il Papa rilancia per la seconda volta in una settimana un appello alle imprese: siano attente ai bisogni dei lavoratori e delle comunità e non cedano ad una mera ricerca del profitto.
Un richiamo al «senso di responsabilità» che giunge a pochi giorni dall'appello lanciato all'Angelus domenica scorsa, diretto soprattutto alla Fiat, ma non solo.
«Occorre fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l'occupazione – aveva declamato dalla finestra su piazza San Pietro – assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie».
A brevissima distanza, papa Ratzinger chiede di nuovo alle imprese uno scatto etico, mentre la lista delle vertenze si allunga a vista d'occhio.
Lo fa ricevendo in Vaticano dirigenti e personale dell'Acea, l'azienda multiservizi di Roma.
Il presidente, Giancarlo Cremonesi, gli regala simbolicamente un libro sull'applicazione dei principi dell'enciclica "Caritas in veritate" nelle imprese. Il Papa ringrazia e auspica che aiuti a «trovare soluzioni per i complessi problemi del mondo del lavoro». Poi parla della crisi, «che ha portato il mondo a ripensare un modello di sviluppo basato soprattutto sulla finanza e sul profitto, per orientarsi a rimettere al centro dell'azione dell'uomo la sua capacità di produrre, di innovare, di pensare e costruire il futuro».
Perciò – ha ribadito – «è importante che cresca la consapevolezza circa la necessità di una più ampia "responsabilità sociale" dell'impresa, che spinga a tenere nella giusta considerazione le attese e i bisogni dei lavoratori, dei clienti, dei fornitori e dell'intera comunità», senza dimenticare l'ambiente.
Solo così – ha concluso – «la produzione di beni e servizi non sarà legata esclusivamente alla ricerca del profitto economico, ma anche alla promozione del bene di tutti».
Un obiettivo sviscerato nella Caritas in veritate e da tutti condiviso a parole – osservava intanto l'economista vaticano Ettore Gotti Tedeschi in una intervista alla Radio Vaticana – ma poco nei fatti.
Soprattutto da un'Italia che ha «alcune grandi risorse» per risollevarsi dalla crisi, ma poco disposta ad accettare sacrifici e una più equa redistribuzione delle risorse.
Quello che ci vorrebbe, secondo l'economista, è una nuova «austerity», una svolta negli stili di vita capace di ridare ossigeno ad una economia ancora in grande affanno e ad un Paese senza bambini e infastidito dagli immigrati.
© Copyright Gazzetta del sud, 7 febbraio 2010
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