venerdì 19 marzo 2010

Attesa in Irlanda per la lettera del Papa ai fedeli


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VATICANO
«Pentimento, guarigione e rinnovamento» dopo le ferite degli abusi su minori: questo chiederà Benedetto XVI alla Chiesa d'Irlanda in una lettera ai fedeli annunciata da oltre tre mesi e che finalmente è giunta al varo.
Lo ha affermato lo stesso pontefice rivolgendosi ai pellegrini anglofoni durante l'udienza generale di avant'ieri, precisando che la firmerà oggi, festa di san Giuseppe. La sala stampa vaticana ha poi aggiunto ieri che il documento sarà pubblicato e illustrato alla stampa nella giornata di domani, in tempo per essere diffusa, a partire da questa domenica, penultima di Quaresima, in tutte le diocesi, nelle parrocchie e negli istituti religiosi dell'isola.
Un documento particolarmente atteso, e non solo per le tribolazioni in corso nei vertici della Chiesa irlandese. Vescovi dimissionari, altri intenti a chiarire il proprio ruolo nell'aver quanto meno omesso un dovuto controllo sul comportamento del clero, diocesi a rischio bancarotta per i risarcimenti, famiglie in fuga dalle scuole cattoliche. Ma soprattutto la credibilità di una chiesa tra le più radicate d'Europa messa a dura prova, mentre gli scandali dilagano anche sul continente, dall'Olanda alla Svizzera passando dalla natale Germania del Papa.
Non è detto che la lettera del Papa allarghi il suo orizzonte originario dalla situazione irlandese a quella continentale, mentre anche in Brasile e in Messico imperversano vecchi e nuovi casi di abuso. Di certo, però, sarà una imperdibile occasione per vedere confermata, o meno, la linea dura, anzi durissima, inaugurata da papa Ratzinger fin dall'inizio del suo pontificato. E anche prima, secondo alcuni, quando da prefetto della Congregazione della Fede volle inserire la pedofilia tra i «delicta gravioribus», nonostante i dubbi interpretativi che permangono su quel documento, anche dentro la chiesa.
Una strategia, dunque, quella del Papa e della Chiesa contro gli abusi, ancora tutta da inventare, e che richiederà, forse, anche qualche aggiustamento a livello canonico. La lettera agli irlandesi dovrebbe però già contenere alcune «indicazioni pratiche», secondo quanto annunciato l'11 dicembre scorso in occasione del secondo incontro con i vescovi irlandesi, nel quale il Papa usò parole durissime per condannare gli abusi: «vergogna», «sgomento», «tradimento», riecheggiate negli interventi più recenti.
E, in attesa di conoscere il contenuto della Lettera, si cerca un senso nella scelta della data, mai casuale in questi casi. Non il mercoledì delle Ceneri, come si era ipotizzato pensando all'invito al pentimento, nè il giorno di san Patrizio, patrono d'Irlanda. Ma il giorno di san Giuseppe, onomastico di papa Ratzinger, un nome che – scrive l'Osservatore Romano nei suoi auguri al pontefice – ricorda l' uomo «giusto e umile» che custodì la Sacra Famiglia, metafora di una Chiesa e della stessa umanità, alla quale Benedetto XVI appare predestinato ad offrire «testimonianza» e «servizio».
Choc e rabbia, paura per il futuro e voglia di difendersi: a Dublino, qualsiasi domanda sullo scandalo dei preti pedofili, che infuria ormai da mesi, suscita nei fedeli, e non solo, tutte queste reazioni. E intanto, in attesa della lettera pastorale di Papa Benedetto XVI, domina in tutta Irlanda – nel Nord come nella Repubblica – la polemica sul ruolo che il cardinale Sean Brady ebbe negli incontri in cui, nel 1975, venne chiesto ad alcune vittime degli abusi di un noto prete pedofilo, padre Brendan Smyth, di mantenere il silenzio su quanto accaduto.
Le scuse ufficiali fatte ieri dal cardinale durante la sua omelia nella cattedrale di San Patrizio ad Armagh (Irlanda del Nord), non hanno convinto e non sono bastate a più di una delle vittime degli abusi, che continuano a chiedere le sue dimissioni.
La pioggia di rivelazioni scioccanti sugli abusi e su come per decenni il clero sia riuscito ad insabbiarli, sembra infatti non avere fine. Proprio ieri il Belfast Telegraph rivela che il vescovo di Derry (Irlanda del Nord), Seamus Hegarty, sarebbe stato coinvolto in un accordo per un pagamento che fu fatto per coprire un presunto abuso pedofilo da parte di un sacerdote.

© Copyright Gazzetta del sud, 19 marzo 2010

Il cardinale Ratzinger non poteva in nessun modo inserire la pedofilia fra i "delitti piu' gravi" in modo del tutto autonomo per il semplice fatto che nel 2001 non era il Papa. Fu infatti un motu proprio di Giovanni Paolo II a prevedere l'avocazione di tali gravissimi fatti alla Santa Sede.
R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

delicta gravioribus??? ma dove ha studiato latino certa gente?

Anonimo ha detto...

quoto: "Il cardinale Ratzinger non poteva in nessun modo inserire la pedofilia fra i "delitti piu' gravi" in modo del tutto autonomo per il semplice fatto che nel 2001 non era il Papa. Fu infatti un motu proprio di Giovanni Paolo II a prevedere l'avocazione di tali gravissimi fatti alla Santa Sede".

E' una verità elementare, che purtroppo solo in questo blog ho visto evidenziata con chiarezza e semplicità. Peccato manchi la stessa buona volontà in tante altre sedi.