lunedì 8 marzo 2010

L'obiettivo sia il bene dei bambini e non attaccare il Papa come se a dare fastidio fosse proprio la scelta di trasparenza cristallina (Vecchi)


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«Non solo la Chiesa deve fare chiarezza»

GIAN GUIDO VECCHI

CITTÀ DEL VATICANO

Un comunicato del vescovo di Ratisbona per chiarire che i due casi di pedofilia «già noti» e «chiusi in senso giuridico» sono avvenuti nel '58 e quindi «non coincidono con il periodo dell'incarico del Maestro Georg Ratzinger», iniziato nel '64, né riguardano il coro in sé.
E soprattutto una nota, attribuibile alla Segreteria di Stato vaticana, nella quale si spiega che la Chiesa vuole sia fatta «massima chiarezza» sugli abusi in Germania, ha come «obiettivo principale» il «rendere giustizia alle eventuali vittime» e conclude: «La Santa Sede auspica che altrettanta chiarezza venga fatta anche all'interno di altre istituzioni, pubbliche e private, se veramente sta a cuore di tutti il bene dell'infanzia».
Il tono è secco: l'obiettivo sia il bene dei bambini, «e non attaccare il Papa e la Chiesa, come se a dare fastidio fosse proprio la scelta di trasparenza cristallina e facesse più comodo una Chiesa che nasconde», chiosano ai pianti alti del Vaticano.
Mentre scoppia lo scandalo della laica Odenwandschule, comunicato e nota pubblicati dall'Osservatore Romano fanno il punto. La Santa Sede «appoggia la diocesi» nel voler affrontare la «dolorosa questione con decisione e in modo aperto».
È la linea del Papa e della Santa Sede, al centro della lettera ai cattolici irlandesi che Benedetto XVI ha finito e uscirà a giorni: vicinanza alle vittime, impegno a riparare, massima trasparenza perché «nulla sia nascosto», serietà e chiarezza, anche per «ricostruire la fiducia» fra i fedeli.
Una linea che si va consolidando negli episcopati, sposata dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn, avviata in Germania dai gesuiti e dai vescovi, la stessa che la Chiesa «propone a tutti» perché «il problema riguarda la società nel suo insieme». A Ratisbona, vescovo e Santa Sede hanno giocato d'anticipo rendendo pubblico il caso. A scanso di polveroni, nel comunicato, Gerhard Müller ricorda che l'istituzione dei Regensburger Domspatzen è divisa in tre sezioni: liceo, convitto e coro. Collegata ma «indipendente», scrive, c'è poi la scuola elementare a Pielenhofen: qui, nel '58, l'allora vicedirettore commise un abuso accertato.
L'altro caso riguarda un uomo condannato per un abuso e che «nel '58 lavorò sette mesi presso i Domspatzen »: nel collegio.

© Copyright Corriere della sera, 7 marzo 2010

1 commento:

gianniz ha detto...

Una volta tanto una presa di posizione che mi sento di condividere al mille per cento.
Finalmente!
Chiarezza e coraggio. Guardando ai fini.
Forza sala stampa o segreteria di stato o....!