venerdì 7 maggio 2010

Il Papa potrebbe decidere di ridurre i cardinali italiani per garantire che il Sacro Collegio sia una fotografia più fedele del XXI secolo (Galeazzi)


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DECLASSATO IL SUCCESSORE DI POLETTO

Troppi cardinali italiani
Torino perde la porpora


La bocciatura potrebbe arrivare nel concistoro di fine anno

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

La cattedra di San Massimo non garantirà più automaticamente la berretta cardinalizia. E’ molto probabile che il successore di Severino Poletto alla guida dell’ambita arcidiocesi di Torino avrà una sorpresa poco gradita e cioè che non sarà «ipso facto» elevato al cardinalato nel primo concistoro utile celebrato dopo la sua nomina. Uno «strappo» rispetto ad un’antica consuetudine che Benedetto XVI ha già attuato nell’ultimo concistoro negando la porpora al capo della curia di Palermo. Una «anomalia» che stava già per verificarsi nel 1985 con l’arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi che però «in extremis» fu inserito personalmente da Karol Wojtyla nella lista dei nuovi cardinali.
Da Pio XII a Giovanni Paolo II mai nessun Pontefice ha imposto di «saltare un turno» al titolare di una sede cardinalizia italiana. All’estero, invece, è già successo e, in uno o addirittura due «infornate» di porporati, sono stati esclusi gli arcivescovi di Boston, Zagabria, Parigi, Varsavia.
In Italia, invece, fino al 2007 non era mai accaduto. A infrangere il «tabù» è stato papa Ratzinger che nell’ultimo concistoro ha negato la porpora «dovuta» all’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo.
Nel prossimo concistoro, previsto per fine anno, potrebbe accadere lo stesso al successore di Poletto («in pole position» Versaldi, Forte, Miglio). Il «senato del Papa» penalizza troppo Africa e Asia a favore di un Paese storicamente cattolico come l’Italia e in prospettiva a fare le spese di questo «riequilibrio» potrebbero essere Torino, Firenze, Bologna. «Per Benedetto XVI non è scontato che le sedi cardinalizie italiane siano subito e automaticamente premiate con la porpora come hanno sempre fatto i suoi predecessori- spiegano nei Sacri Palazzi-.Papa Ratzinger ha interrotto un’inveterata consuetudine e ora, in pratica, l’unico scranno che assicura “ipso facto” il cardinalato è quello occupato dai prefetti delle congregazioni». Ossia, dai «ministri di serie A» della Santa Sede. Insomma, le creazioni cardinalizie stanno diventando di «totale discrezione del Pontefice», contrariamente alla prassi invalsa nei secoli in virtù della quale hanno subito ricevuto la porpora al primo concistoro utile tutti i titolari delle sedi cardinalizie italiane.
«Per Torino, come per Firenze e, domani, per Bologna, questo riconoscimento non è più scontato al 100%-precisano Oltretevere-.La geopolitica della Chiesa è in continua evoluzione e un secolo fa erano ritenute “tradizionalmente cardinalizie” diocesi italiane che non lo sono più come Perugia, Ravenna, Benevento, Viterbo». Per il pontificato «global» di Benedetto XVI nel Sacro Collegio devono trovare maggiore rappresentanza le Chiese emergenti del Terzo Mondo. Il «club più esclusivo del mondo», invece, resta troppo sbilanciato sull’Italia e per adeguarlo ai tempi Joseph Ratzinger non esita a mettere in discussione consolidati automatismi. L’estensione culturale e geografica della Chiesa universale (che oggi conta 4500 vescovi) stride con raffiche di neo-cardinali italiani. «Per fare in modo che il Sacro Collegio sia una fotografia più fedele del XXI secolo ci sono due strade: internazionalizzare la Curia diminuendo gli italiani nei ruoli cardinalizi e ridurre in Italia le sedi i cui titolari ricevono subito la porpora». Torino può essere tra queste.

© Copyright La Stampa, 7 maggio 2010 consultabile online anche qui.

4 commenti:

A.R. ha detto...

Il Sacro Collegio dei Cardinali non deve essere per forza, come invecde vuol far intendere l'articolista, un senato rappresentativo della Chiesa universale, con equilibri di forza e di potere. Primariamente i cardinali sono i collaboratori, consiglieri e soprattutto elettori del Vescovo di Roma. Anticamente erano tutti parroci e diaconi della città di Roma insieme ai vescovi suburbicari, cioè i vescovi dei dintorni di Roma. Questi erano gli elettori del successore di Pietro. E sempre si entra nel collegio per volontà libera del Pontefice. Ma l'occupare certe sedi, cosiddette cardinalizie, non è da vedere come premio al vescovo tale o tal'altro, ma l'assicurazione che di certe nomine, a cui è tradizionalmente unita l'elevazione al cardinalato, si interesserà il Papa in persona, perchè colui che è scelto, sarà in futuro sia elettore che eleggibile come successore di Pietro.
Lo dico e lo ridico: La chiesa cattolica non è una multinazionale della religione o peggio ancora la democrazia rappresentativa dell'umanità, in cui ogni paese deve avere i suoi cardinali per poter influire sui giochi di potere e di successione. Questo modo di vedere distrugge la Chiesa e la rende mondana. E' la Chiesa della città di Roma che presiede alla carità e all'unità di tutte le chiese, e colui che vi è chiamato a fare il vescovo, come ben dimostra papa Ratzinger, prima di tutto è pastore della città di Roma e del suo gregge. Non è perciò strano che la maggior parte degli elettori sia e possa ben rimanere italiana, se ci sono persone valide per ricoprire questi ruoli. I cardinali all'estero sono il segno di un legame particolare del Papa con la sede in cui egli li invia: dal punto di vista ecclesiale sono preti del clero della città eterna. Non importa la loro nazionalità.
Quello che è importante capire è che non c'entra nulla la rappresentanza mondiale: per quella esiste un'altra struttura che è il Concilio ecumenico (o la nuova e ben diversa struttura del Sinodo dei vescovi).

Anonimo ha detto...

Se i cardinali fossero tutti come un tempo buoni parroci di Roma, probabilmente si andrebbe meglio di adesso!
LA CHIESA NON E' L'ONU!!!!!

gemma ha detto...

se penso a Biffi prima e a Caffarra ora, a Bologna, mi piange il cuore a pensare a questa ipotetica eventualità

Anonimo ha detto...

Penso che la situazione ideale si a aumentare il numero dei cardinali elettori a 150 e lasciare le sedi cardinalizie in Italia come sono per rispetto alla gente di queste citta' che hanno dato tanto alla Chiesa di Roma.