giovedì 13 maggio 2010

Maria, la «stella di speranza» cara a Papa Ratzinger (Guerriero)


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Maria, la «stella di speranza» cara a Ratzinger

DI ELIO GUERRIERO

Benedetto XVI l’ha ri­petuto più volte: nel mondo vi sono tan­te religioni. L’alleanza, in­vece, offerta da Dio al po­polo di Israele e stipulata sul Monte Sinai è unica. Per­ché, come ripete san Paolo sulla scia di Isaia, la Parola di Dio non ritorna a lui sen­za aver operato ciò per cui è stata mandata. Quando, dunque, il popolo non mantiene la parola data, l’alleanza non viene annul­­lata, bensì rinnovata con un gruppo sempre più ristret­to di figli di Israele. Da ulti­mo l’alleanza viene rinno­vata a Nazaret in Galilea do­ve l’angelo Gabriele viene inviato a una Vergine cui ri­volge l’invito con il quale, in precedenza, il profeta Sofo­nia si era rivolto alla Figlia di Sion, a Gerusalemme: «Ral­legrati piena di grazia». Ma­ria è, dunque, la donna che prende l’eredità delle gran­di donne di Israele, di Eva, Rachele e Sara, fino a Ester e Giuditta. Ancora di più: el­la è la figlia di Sion, chia­mata a divenire madre del Messia il quale, sull’antica radice di Iesse, farà spunta­re un albero nuovo e strin­gerà una nuova alleanza con il suo popolo.
Figlia di Sion, madre dell’al­leanza, Maria è anche ma­dre della Chiesa come Be­nedetto XVI ricordò nel 2005 in occasione del suo primo omaggio alla stele dell’Im­macolata in piazza di Spa­gna a Roma. Generando Ge­sù, ella genera anche la Chiesa di cui è tipo e figura, così come è modello per o­gni cristiano. Anzitutto, co­me ci ricorda la liturgia nel tempo dell’Avvento, con il suo sì ella apre la strada a tutti coloro che sono nel­­l’attesa del Figlio di Dio. Poi a Natale Maria è modello dell’accoglienza cristiana. Seguendo il suo esempio, o­gni cristiano impara ad ac­cogliere Gesù nel suo cuore e a donarlo agli uomini di buona volontà.
Troviamo poi Maria sulla via della sequela di Gesù. Colei che ha fatto spazio alla pa­rola di Dio dentro di sé è an­che la prima a comprende­re che bisogna ascoltare Ge­sù e fare qualsiasi cosa vi di­ca ( Gv 2,5). Infine ella è vici­na alla croce ed è chiamata ad una generosità eucaristi­ca quando il Figlio la chiama all’ammirevole scambio, tanto simile allo scambio con il quale egli ha lasciato il Padre ed è venuto a salva­re gli uomini: «'Donna, ec­co tuo figlio!' Poi disse al di­scepolo: 'Ecco tua madre'» ( Gv 19,26). Privata del Figlio, Maria è la più generosa, ma anche la più povera tra i fi­gli degli uomini. A lei, dun­que, è promesso prima che ad ogni altro il regno dei cie­li. Dopo la morte di Maria, dunque, e dopo la sua as­sunzione al cielo si apre un orizzonte sconfinato di vi­cinanza e di speranza che si è manifestato negli ultimi secoli, in particolare a Lour­des e Fatima. In queste apparizioni la Ver­gine si rivolge a persone semplici, a Bernadette, con la quale comunica a gesti più ancora che a parole. Ha detto papa Benedetto in un mirabile discorso a Lourdes: «Qui a Lourdes, nel corso dell’apparizione del 3 mar­zo 1858, Bernadette con­templò in maniera del tutto speciale questo sorriso di Maria. Fu questa la prima ri­sposta che la Bella Signora diede alla giovane veggente che voleva conoscere la sua identità. Prima di presen­tarsi a Lei, qualche giorno dopo, come l’Immacolata Concezione, Maria le fece conoscere innanzitutto il suo sorriso, quasi fosse que­sta la porta d’accesso più appropriata alla rivelazione del suo mistero». Il sorriso di Maria, tuttavia, viene da chi è stata vicino alla croce e conosce a fondo il dolore del Figlio e di tutti i suoi fi­gli, in particolare dei malati e dei disabili chiamati a por­tare nel loro corpo la parte­cipazione alla croce di Cri­sto. Diceva ancora il Papa a Lourdes: «Vorrei dire, umil­mente, a coloro che soffro­no e a coloro che lottano e sono tentati di voltare le spalle alla vita: Volgetevi a Maria! Nel sorriso della Ver­gine si trova misteriosa­mente nascosta la forza per proseguire il combattimen­to contro la malattia e in fa­vore della vita». Per questo, Maria è, infine, stella di speranza, aiuto in questa vita ma anche soste­gno nella morte e nel cam­mino che ci porta all’eter­nità.
Scrive il Papa nella sua enciclica dedicata alla spe­ranza: «La gioia della resur­rezione ha toccato il tuo cuore e ti ha unito in modo nuovo ai discepoli, destina­ti a diventare famiglia di Ge­sù mediante la fede. Così tu fosti in mezzo alla comunità dei credenti, che nei giorni dopo l’Ascensione pregava­no unanimemente per il do­no dello Spirito Santo... Co­sì tu rimani in mezzo ai di­scepoli come la loro Madre, come Madre della speran­za. Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegna­ci a credere, sperare ed a­mare con te!». I discorsi del Papa su Maria spesso sfo­ciano in preghiere di gran­de densità teologica. Dan­no voce alla sua pietà e alla sua speranza per la Chiesa, per i cristiani e per tutti gli uomini.

© Copyright Avvenire, 12 maggio 2010

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