martedì 25 maggio 2010

Quando Benedetto XVI indica la luna i clericali guardano il dito del celibato (Tempi)


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di Tempi

Lorenzo Albacete è un sacerdote cattolico americano, editorialista del New York Times Magazine e consigliere teologico degli arcivescovi di Boston e Washington. Collabora con Tempi ed è editorialista de ilsussidiario.net.
In un commento apparso sul quotidiano telematico, dopo aver collegato gli scandali sessuali alla relazione chiesa-mondo, menzionando la “Dichiarazione Hartford” (documento del 1975 elaborato negli Usa dai rappresentanti di diverse confessioni cristiane), Albacete spiega: «Il testo è nella forma di tredici “proposizioni” respinte in quanto incompatibili con la fede cristiana e relative al rapporto Chiesa-mondo. Vorrei sottolinearne alcune: 1. Il pensiero moderno è superiore a tutte le forme passate di comprensione della realtà ed è perciò cogente per la fede e la vita cristiana. 2. Le affermazioni religiose non hanno nulla a che fare con un discorso ragionevole. 3. Gesù può essere compreso solo in rapporto ai modelli contemporanei di umanità. 4. Dato che ciò che è umano è buono, il male può essere correttamente considerato una mancata realizzazione del potenziale umano. 5. Il mondo deve dettare l’agenda alla Chiesa. 6. La questione della speranza dopo la morte è irrilevante o al massimo marginale nella concezione cristiana del compimento dell’uomo».
Riflettiamo: quante di queste proposizioni anticristiane sono oggi predicate da ecclesiastici per i quali il vero peccato della Chiesa sarebbe quello di non consentire ai preti di sposarsi o di non benedire gli anticoncezionali e le unioni gay? Non è forse questo il maggior pericolo di perversione che attraversa la Chiesa e – come accennato da Benedetto XVI nel suo viaggio a Fatima e domenica scorsa in piazza san Pietro – urge il richiamo di Pietro al “guardarci dalle seduzioni del mondo”?

© Copyright Tempi, 18 maggio 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il problema-chiave e' quello della proposizione numero 6. In fin dei conti, come ricorda San Paolo stesso, "se abbiamo la speranza in Cristo solo in questa vita siamo da compatire piu' di tutti gli altri uomini" (vado a memoria, ma il "compatire" e' giusto).
Tutto il resto viene dopo ed e' conseguenza. Il Cristo buon pensatore, misericordioso, gentile, sempre accogliente ecc ecc ecc non fa male a una mosca. Il Cristo morto e risorto da' scandalo perche' costringe a pensare in termini diversi: in termini di eternita', aperta a tutti ma che e' una eternita che passa attraverso la strada dell'amore, non quella della sopraffazione.
Questo da' tremendamente fastidio ed e' contro a ogni politically correct di ogni tempo e luogo.