sabato 5 giugno 2010

Il Papa tende la mano ai musulmani e cerca di raffreddare la temperatura in Medio Oriente (Galeazzi)


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“Il dialogo con l’Islam continua ”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A CIPRO

L’omicido del vescovo Luigi Padovese non oscura il dialogo con l'Islam e dopo Gaza non bisogna perdere la pazienza». In viaggio verso Cipro, Benedetto XVI tende la mano ai musulmani («sono nostri fratelli nonostante le diversità, la convivenza è necessaria, la violenza non è la soluzione») e cerca di raffreddare la temperatura in un Medio Oriente in fiamme per l’uccisione del capo della Chiesa cattolica turca e per il sanguinoso blitz israeliano contro la nave dei pacifisti diretti nella Striscia di Gaza. Di fronte ai «casi di violenza», il Papa è pronto ad incontrare i leader islamici anche a Cipro e invoca «il coraggio di ricominciare».
Nel seguito papale precisano la sua volontà di mantenere questo delicatissimo viaggio e il Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente (del quale domani verrà reso noto il documento-base) lungo i binari della pacificazione interreligiosa, al riparo dello scontro tra civiltà. Il Pontefice è duramente provato dall’atroce eliminazione dell’uomo-ponte con l’Islam, dell’ascoltato consigliere che stava collaborando all’organizzazione della storica assise episcopale di ottobre sulla diaspora cristiana nella terra di Gesù.
Nei Sacri Palazzi si è scelto il «basso profilo» come segno di responsabilità e prudenza in uno scacchiere internazionale a tinte fosche, ma da Ankara «non si accetteranno verità di comodo», garantiscono nell’«inner circle» del Papa.
Del delitto Padovese si sta occupando personalmente il segretario di Stato, Bertone che, attraverso il nunzio Lucibello, ha chiesto alle autorità turche di far chiarezza sulla dinamica di un agguato che presenta ancora molti punti oscuri. «Azione di un pazzo», liquida tutto la polizia senza fugare le inquietudini della diplomazia pontificia che snocciola in Turchia una serie di tragedie inflitte alla comunità cristiana da «squilibrati» poi rimessi in libertà da processi-farsa. Il presidente turco Abdullah Gul ha espresso ieri al Pontefice il «profondo dolore di tutti noi» per la tragedia. aggiungendo che «monsignor Luigi Padovese sarà ricordato con stima per il suo impegno in nome dell’amore e della fratellanza in Turchia».
Ieri nell’area archeologica di Paphos, nella celebrazione ecumenica, l’arcivescovo ortodosso Chrysostomos ha denunciato con toni durissimi la «pulizia etnica» e la «barbara occupazione delle truppe turche», mentre nell’«isola divisa» il Pontefice ha risposto esortando i cristiani (la cui «presenza nell’area è fondamentale») a mantenere una «comune capacità di dialogo» con l’Islam.
Il suo «incoraggiamento» è quello di «continuare con una visione comune malgrado tutti i problemi nel dialogo con i musulmani». Quindi, «tutti i tentativi per una convivenza sempre più fruttuosa e fraterna sono molto importanti». L’ombra dell’omicidio del presidente della conferenza episcopale «non può essere attribuita alla Turchia e ai turchi» e «non deve oscurare in alcun modo il dialogo con l’Islam». «Non si tratta», ha sottolineato, «di assassinio politico o a sfondo religioso», ma piuttosto di «un tragico evento che non va confuso con il dialogo con l’islam e con i temi del viaggio a Cipro». I cristiani del Medio Oriente si trovano ad affrontare «circostanze difficili», però hanno «un insostituibile ruolo da sostenere nella pace e nella riconciliazione tra i suoi popoli». Certo, «sono molte le sfide che i cattolici devono fronteggiare, vivendo la comunione con la Chiesa e offrendo la loro testimonianza a servizio della società e del mondo».
Proprio per questo Cipro è il «luogo appropriato dal quale lanciare la riflessione della nostra Chiesa sul posto della secolare comunità cattolica del Medio Oriente». Il sangue di Padovese e dei pacifisti della flottiglia non deve provocare altro odio e divisioni. «In tutti questi episodi che viviamo c’è sempre il pericolo che si perda la pazienza, che si dica adesso basta e che non si voglia più cercare la pace», evidenzia Joseph Ratzinger.
Invece «ogni giorno dobbiamo imitare Dio nella sua pazienza: dopo tutti i casi di violenza, non bisogna perdere la pazienza e avere il coraggio di ricominciare». Il compito della Santa Sede è «creare la disposizione del cuore per ricominciare di nuovo, nella certezza che possiamo andare avanti», perché «la violenza non è la soluzione».

© Copyright La Stampa, 5 giugno 2010

2 commenti:

sonny ha detto...

Scusami Raffaella, per l'OT che più OT non si può, ma volevo condividere con voi la gioia per la straordinaria vittoria di Francesca Schiavone nella finale del Roland Garros. Ho giocato a tennis a livello dilettantistico per tanti anni e per gli appassionati di tennis italiani oggi è una giornata storica. Ora mi riconcentro su Benedetto!! Scusate lo sfogo gioioso.

Raffaella ha detto...

Hai fatto benissimo, Sonny :-)))
Complimenti alla nostra Francesca Schiavone che oggi entra nella storia del tennis!
:-)
R.