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Il Papa: "Se pensiamo ai due millenni di storia della Chiesa, possiamo osservare che – come aveva preannunciato il Signore Gesù – non sono mai mancate per i cristiani le prove, che in alcuni periodi e luoghi hanno assunto il carattere di vere e proprie persecuzioni. Queste, però, malgrado le sofferenze che provocano, non costituiscono il pericolo più grave per la Chiesa. Il danno maggiore, infatti, essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del Corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto" (Monumentale omelia del Santo Padre)
Le celebrazioni per i patroni di Roma
La vita della Chiesa deve continuare a essere sviluppata nella sua prospettiva missionaria nell'intento di dare un nuovo impulso all'evangelizzazione se vuole rispondere concretamente alle sfide poste dal processo di secolarizzazione che pervade il mondo e ha causato una eclisse del senso di Dio anche nel mondo di prima evangelizzazione.
È il contenuto della riflessione sviluppata dal Papa nella solennità dei santi Pietro e Paolo nel corso delle consuete celebrazioni.
La prima si è svolta nel pomeriggio di lunedì 28 giugno. Il Pontefice ha presieduto i primi vespri della solennità nella basilica di San Paolo fuori le mura, un tempio non nuovo ad annunci importanti. E infatti Benedetto XVI, in questa occasione, ha reso nota la sua decisione di creare un Pontificio Consiglio "con il compito di promuovere una rinnovata evangelizzazione".
Al suo arrivo nella basilica Ostiense il Papa era stato accolto dall'arcivescovo arciprete Francesco Monterisi e dall'abate Edmund Power. Con lui in processione, insieme ai monaci benedettini, i cardinali diaconi Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e Jean-Louis Tauran.
Benedetto XVI era accompagnato dagli arcivescovi James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, e Félix del Blanco Prieto, elemosiniere, dal vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, e dai monsignori Georg Gänswein, segretario particolare, e Alfred Xuereb, della segreteria particolare.
Prima di presiedere i vespri il Pontefice aveva sostato in preghiera sulla tomba dell'apostolo. Al termine della celebrazione, nella cappella di San Lorenzo, ha salutato la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, accompagnata dal cardinale Walter Kasper e dal vescovo Brian Farrell, presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Infine, per lasciare San Paolo il Papa è passato nella nuova galleria espositiva, lungo la risistemata passeggiata archeologica, con l'edificio che migliora l'accoglienza ai pellegrini.
La mattina successiva, martedì 29 giugno, nella basilica Vaticana, Benedetto XVI ha presieduto la concelebrazione eucaristica, durante la quale ha imposto il pallio a 38 arcivescovi metropoliti. Il cardinale protodiacono Agostino Cacciavillan ha presentato al Papa i nuovi metropoliti. Quindi, il Pontefice ha benedetto e imposto l'insegna a ciascun metropolita. L'arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, segretario della Congregazione per i Vescovi, ha ricevuto i palli destinati ad altri metropoliti. Saranno conservati nell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Il pallio, antico segno di unità e comunione con la Sede Apostolica - composto da una piccola stola di lana di agnelli confezionata dalle benedettine del monastero di Santa Cecilia in Trastevere - è stato conferito ai presuli nominati metropoliti dopo la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo dello scorso anno: quattro dall'Italia, tre dagli Stati Uniti d'America, tre dalla Spagna, due dal Brasile, due dal Camerun, due dalla Gran Bretagna, due dalla Colombia, due dal Messico, uno dall'Ecuador, uno dallo Zimbabwe, uno dal Lesotho, uno dal Canada, uno dall'Angola, uno dalle Filippine, uno dalla Slovenia, uno dal Sud Africa, uno dal Belgio, uno dalla Repubblica Ceca, uno da Panama, uno dall'India, uno dal Madagascar, uno dalla Corea, uno dalla Polonia, uno dal Viêt Nam, uno dal Ghana, uno dalla Slovacchia.
Erano presenti 38 cardinali. Tra i partecipanti erano i cardinali Angelo Sodano, decano del collegio, Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Agostino Vallini, vicario di Roma; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; i monsignori Peter Bryan Wells, assessore, Ettore Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo. Avevano partecipato anche alla celebrazione dei primi vespri, lunedì 28 pomeriggio, nella basilica di San Paolo fuori le mura. Cardinali diaconi erano Angelo Comastri e Giovanni Lajolo. Presenti anche i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, guidati dal decano Valladares Lanza.
Come da tradizione, era presente anche una delegazione ecumenica composta dal metropolita di Sassima, Gennadios (Limouris), dal vescovo di Arianzós, assistente del metropolita di Germania, Bartholomaios (Ioannis Kessidis), e dal diacono Theodoros Meimaris. Erano accompagnati dal vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e da monsignor Eleuterio Fortino, sotto-segretario del medesimo dicastero.
Dopo la preghiera del Pater Noster, il rappresentante del Patriarcato ecumenico ha scambiato con il Pontefice il segno della pace. Al termine il Papa ha impartito la benedizione apostolica, poi, con il metropolita ortodosso, è sceso alla Confessione di San Pietro per pregare davanti al sepolcro dell'apostolo.
(©L'Osservatore Romano - 30 giugno-1 luglio 2010)
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